L'omicidio del misterbianchese | Gelosia o sgarro: le indagini - Live Sicilia

L’omicidio del misterbianchese | Gelosia o sgarro: le indagini

Gli ultimi sviluppi dell'omicidio del guardiacaccia avvenuto ieri tra le campagne di Cesarò. Alla base, forse, un movente passionale ma gli inquirenti lasciano al momento aperta ogni pista.

GLI SVILUPPI DEL DELITTO ZAPPALA'
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CATANIA. Più che un giallo, un imperscrutabile mistero col quale magistrati e carabinieri si stanno ritrovando in queste ore a fare i conti. L’omicidio del quarantacinquenne misterbianchese Epifanio Zappalà è uno di quei delitti nei quali manca un movente immediato: un testimone che possa mettere gli inquirenti sulla pista giusta. Il guardiacaccia Epifanio Zappalà è stato freddato, in un casolare delle campagne di Cesarò, in maniera truce con due precisi colpi di pistola calibro 7.65. Un proiettile allo stomaco. L’altro dritto dritto alla nuca. Una esecuzione in piena regola. Sono i particolari ricostruiti sulla scena del delitto a confermare che chi ha agito lo ha fatto con una spietatezza raccapricciante. Il telefonino della vittima è stato ritrovato immerso in un bicchiere d’acqua per evitare che potesse squillare anche dopo l’omicidio e persino la stanza nella quale alloggiava la guardia venatoria è stata lasciata intatta. Insomma, il sicario o i sicari conoscevano perbene le abitudini del 45enne tanto da tendergli una trappola dalla quale la vittima non ha trovato scampo.

Epifanio Zappalà era nato a Misterbianco. Da qualche anno viveva a Cesarò. Qui aveva conosciuto una donna che era separata dal marito: tra i due nasce una relazione e si arriva sino alla giornata di ieri. Vi è legame tra le due cose? Difficile, impossibile sostenerlo. Ma fatto sta che gli inquirenti non escludono alcuna pista. Si indaga sulla vita privata della vittima: anche, ovviamente, sulla professione di Zappalà. Qualche screzio con chi batteva quelle campagne che si affacciano su contrada Casazza. Sull’omicidio indagano i carabinieri del Comando provinciale di Messina coordinati dalla Procura della Repubblica di Catania. (Foto repertorio)

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