"Siamo pronti al confronto |Il voto? Paghiamo le divisioni" - Live Sicilia

“Siamo pronti al confronto |Il voto? Paghiamo le divisioni”

Giuseppe Castiglione

Intervista a Giuseppe Castiglione, coordinatore del Pdl. "Abbiamo vinto in diversi centri ma dobbiamo allargare l'alleanza di centrodestra"

Castiglione
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PALERMO – Non è andata poi così male. Si può sintetizzare così il commento di Giuseppe Castiglione, coordinatore regionale del Pdl, al risultato elettorale delle amministrative. Un risultato certo non esaltante, che induce, dice Castiglione, a riflettere sulla necessità di un allargamento dell’area dei moderati. Un messaggio anche a Crocetta e alla maggioranza: all’Ars il Pdl è pronto a discutere, dai commissari delle province ai manager della Sanità, per arrivare ai grandi temi dell’acqua, dei rifiuti e dei fondi europei. Un segnale in piena sintonia con quanto emerso dal faccia a faccia romano tra il governatore e il leader del partito Angelino Alfano.

Onorevole Castiglione, non sarà troppo contento dell’esito di questo voto, o no?
“Credo che ci voglia una valutazione molto serena. Il tema dell’astensionismo è stato trattato e noi non ci vogliamo appigliare a questo. Ma è di tutta evidenza che in queste amministrative ci sia stata una grande frammentazione con un fiorire di liste civiche in molti comuni. In alcuni casi ci sono state quasi delle primarie del centrodestra a primo turno, con una pluralità di liste in competizione tra loro. Al secondo turno ci ricompatteremo”.

Basta questo per spiegare il risultato del Pdl?
“Dico che da questo a dire che il Pdl ne esce sconfitto ne corre. Perché se dovessimo usare questo parallelismo allora neanche il Pd vince. I risultati delle sue liste non sono molto diversi dai nostri. La nostra lista a Catania più quella di Stancanelli, che era tutta di estrazione Pdl, fa il 25 % ben più del Pd”.

Insomma, lei guarda il bicchiere mezzo pieno…
“Guardi, vinciamo a primo turno a Gravina, a Licata, a Ravanusa, insomma andiamo bene in diversi centri importanti. E andiamo al ballottaggio a Giarre, Piazza Armerina, Aci Sant’Antonio, siamo il primo partito a Palma di Montechiaro… Quali sono gli altri partiti che come liste ottengono risultati significativi?”.

Sì, ma nelle quattro città capoluogo non siete nemmeno riusciti ad arrivare al ballottaggio.
“Ognuna ha una storia a sé. A Catania Bianco è la somma delle sette liste. Il tema più generale che si pone, partendo dal risultato di Catania, è che tipo di alleanze vogliamo costruire nel futuro. A Gravina per esempio abbiamo fatto un accordo a primo turno con l’Udc e abbiamo vinto. Io la farei di corsa un’alleanza con Udc e Articolo 4, l’ho già detto. Con questo non voglio minimizzare il fatto che abbiamo perso il sindaco del comune capoluogo, né voglio togliere meriti a Bianco che ha costruito passo passo la sua elezione. Lui ha fatto un buon lavoro di aggregazione”.

A Siracusa il patto con l’Udc l’avete fatto e avete perso.
“A Siracusa era evidente la nostra divisione interna. A Messina invece abbiamo pagato due fattori. La vera novità è stato che il voto di Grillo è stato assorbito da Accorinti. E poi c’è stata la prospettiva del dissesto finanziario che ci ha penalizzato perché avevamo governato per ultimi. Noi ritenevamo di potere andare al ballottaggio, ma a Messina ci confrontavamo con l’Udc più forte della Sicilia e col Pd più organizzato. A Ragusa, anche lì, abbiamo pagato le divisioni tra Barone e Antoci, che ci hanno penalizzato”.

Ma queste divisioni non erano evitabili?
“Io sono convinto che bisogna lavorare sempre per aggregare. A Siracusa, per esempio, bisognava produrre uno sforzo per farli stare insieme”.

Ma invece di trasformare il primo turno in primarie, non era meglio fare le primarie prima? Alfano le annunciò in pompa magna queste primarie, che mai abbiamo visto. Perché?
“Arriviamo sempre a ridosso del voto… Quando le annunciammo, per questa tornata elettorale, si disse che si votava a maggio e non c’era il tempo. Poi la data del voto fu spostata. Io penso che, con criteri da definire, il metodo della selezione dal basso convince, bisogna però affinarlo nella maniera. Non è un’operazione semplice: nel Pd ci sono esperienze felici e meno felici. Ma tutto quello che porta a dare una maggiore forza al cittadino va ricercato”.

Quindi primarie sì. E anche nuove alleanze, dice lei…
“Sul piano più generale dobbiamo capire come aggregare la nuova area dei moderati. Se non si guarda all’Udc, o a una nuova formazione come Articolo 4, a chi dovremmo guardare? Però, a proposito di queste elezioni, mi pare che non si affronti il tema vero”.

Cioè?
“Il tema vero è che politica facciamo per le autonomie locali. C’è una continua decurtazione delle risorse. È difficilissimo amministrare i comuni. O rimettiamo al centro il tema delle autonomie locali e dei servizi ai cittadini, oppure… E non mi pare che oggi sul piano regionale ci sia un’attenzione verso questo tema. Devono venire Stella e Rizzo a dire che invece di fare leggi inutili che danno risposte parziali o leggi annuncio, come quella delle Province, si poteva fare la legge di riduzione del 20 per cento dei consigli comunali? Mi sarei aspettato che i temi delle grandi città, dalle risorse idriche al trasporto pubblico, ottenessero ben altre platee. E invece siamo andati avanti a slogan”.

Il centrodestra regionale a volte appare un po’ afasico. C’è una necessità di rilanciare l’opposizione a livello regionale?
“Io sono convinto che occorre mettere al centro la Sicilia che vogliamo. E che l’opposizione deve avere un ruolo costruttivo. Stiamo andando a varare la nuova programmazione europea, perché non un grande dibattito in Assemblea regionale su come costruire la nuova programmazione? C’è da pianificare i fondi 2014-2020, siamo reduci dall’esperienza di non aver utilizzato le risorse e di avere fatto a consuntivo un’analisi da cui è emersa la frammentazione degli interventi. Perché non affrontare un grande dibattito sui rifiuti? O sull’acqua pubblica? Vogliamo parlare delle reti idriche colabrodo o della depurazione dell’acqua? Vogliamo parlare dell’energia, della banda larga? Qual è il luogo se non l’Assemblea regionale? Se il terreno di confronto sarà quello noi siamo assolutamente disponibili. Anche a parlare dei migliori commissari da nominare per le Province o dei manager della Sanità. Se invece si parla solo di “dateci degli assessori” non siamo interessati”.

Dopo queste amministrative aprirete un momento di riflessione interna al partito?
“Oggi non c’è lo strumento partito che dovrebbe essere la cinghia di trasmissione delle istanze dei cittadini. Come ci ricolleghiamo con i cittadini? Dobbiamo aprire un dibattito su questo, non c’è dubbio. Noi non dobbiamo inventare l’antiRenzi, c’è un leader che è Alfano, che ha una importante responsabilità di governo. Se qualcuno ritenesse che il tema è togli uno e metti l’altro, secondo me si sbaglierebbe”.

È il momento di dare più spazio ai giovani?
“Ci abbiamo provato in tutte le maniere. Ma bisogna trovare una chiave. I giovani si sono abbeverati alla cultura della protesta, sono rimasti affascinati da Grillo, invece dobbiamo coinvolgerli nella responsabilità, sulle cose positive”.

E il rapporto con gli ex An? Molti di loro sembrano destinati a ricerare un nuovo soggetto fuori dal Pdl.
“Penso che legittimamente hanno immaginato un’area della destra ed è giusto che la costruiscano. Noi abbiamo un’idea diversa, che vada fatta invece un’ampia aggregazione che recuperi l’area dei moderati. L’area che sta al governo nazionale è un’area interessante. E se c’è uno che rappresenta la novità ed è il leader naturale di questa aggregazione è Angelino Alfano”.

Se potesse, cosa cambierebbe di questa campagna elettorale?
“Può sembrare paradossale, ma abbiamo trovato tanto entusiasmo in questa campagna elettorale, tanta gente che ha espresso il meglio. Bisogna recuperare la voglia di mettersi al servizio della propria città. Una cosa che eviterei è di avere amici sparsi in quattro liste nello stesso comune. E di questo mi assumo anche la responsabilità. Lo sforzo della politica deve essere quello di aggregare e non la logica del togliti tu che mi metto io”.

 


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