Inchiesta a Porto Empedocle| Sigilli al cantiere del rigassificatore - Live Sicilia

Inchiesta a Porto Empedocle| Sigilli al cantiere del rigassificatore

Alcuni subappalti sono in odore di mafia. Due avvisi di garanzia. Ma ci sono anche dei pizzini del boss Gerlandino Messina. Enel: noi parte lesa. Il sindaco, Lillo Firetto: "Pieno sostegno alla Dda. E' un segnale netto a mafiosi e intrallazzatori".

mafia e affari, indaga la Dda
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AGRIGENTO – I magistrati della Dda di Palermo, Rita Fulantelli, Emanuele Ravaglioli e Geri Ferrara hanno disposto il sequestro del cantiere del rigassificatore di Porto Empedocle (Agrigento), un’opera da 650 milioni di euro. I sigilli sono stati apposti a causa di una ditta che avrebbe avuto alcune opere in subappalto, il cui capocantiere sarebbe un esponente della locale famiglia mafiosa. Due le persone indagate. Si tratta di funzionari di Nuove Energie. L’ipotesi di reato è frode nelle pubbliche forniture con l’aggravante di aver favorito la mafia. L’area sequestrata è quella dove viene conferito il pietrisco, il cui utilizzo è previsto per il compattamento del suolo e per la realizzazione della scogliera posta a protezione del rigassificatore. L’inchiesta sarebbe però molto più ampia perchè i magistrati della Dda starebbero riscontrando alcune dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sulla costruzione del rigassificatore, quelle fatte dall’ex sindaco di Porto Empedocle, Paolo Ferrara, e il contenuto dei pizzini sequestrati a Gerlandino Messina, ex numero due di Cosa Nostra Agrigentina, al momento della cattura.

L’inchiesta dei poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento è legata al materiale di scarsa qualità utilizzato per il compattamento del suolo e per la realizzazione della scogliera posta a protezione del terminale del rigassificatore. Materiale, pietrisco per la precisione, che proverrebbe da una ditta “controindicata” perché vi lavorerebbe una persona vicina alla famiglia mafiosa. La Questura di Agrigento ha precisato che non si tratta dunque del capo cantiere per la costruzione dell’impianto. L’inchiesta, al momento, è, infatti, per frode nelle pubbliche forniture, con l’aggravante di aver favorito le organizzazioni criminali. Circa la scarsa qualità del pietrisco utilizzato, la polizia – su mandato della Dda di Palermo – ha acquisito oltre alla documentazione cartacea relativa alle forniture del materiale stesso, anche alcuni campioni di roccia. Campioni sui quali verranno effettuate delle analisi a cura di un consulente tecnico nominato dall’Autorità Giudiziaria.
Nuove Energie, intanto, ha diramato una nota per dichiararsi “completamente estranea alla vicenda che ha portato alle contestazioni mosse dalla Procura e al sequestro di un’area del cantiere dove sorgerà il terminale di rigassificazione di Porto Empedocle”. L’azienda, che fa parte del Gruppo Enel e che dalla società elettrica è controllata al 90%, specifica di essere parte lesa e “offre la propria piena collaborazione alla magistratura – si legge nella nota – ricordando di aver siglato volontariamente con la prefettura di Agrigento un Protocollo sulla legalità e la trasparenza proprie per le gare di appalto”.

Intanto, parla il sindaco di Porto Empedocle, e deputato regionale dell’Udc, Lillo Firetto: “L’iniziativa della Direzione Distrettuale Antimafia, nelle primissime fasi di avvio del cantiere per la costruzione del Rigassificatore, dimostra l’efficacia dell’attività di contrasto alle infiltrazioni mafiose e l’elevatissimo grado di attenzione riservato a questo imponente investimento produttivo. Un segnale netto a mafiosi e intrallazzatori. Pieno sostegno ai magistrati della DDA di Palermo”.

 


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