Che cos’è la fotografia della catastrofe? La aspettavamo. Eccola. Tu vai alle Poste con le stampelle. Le poggi al muro un attimo mentre fai la coda. E te le rubano. Non è un furto normale. E’ la razzia contro il bisogno, contro l’estrema povertà. E’ una crudeltà talmente grande che fatichiamo a comprenderla, a misura di stampella.
E ci scappa, malamente, un po’ di sorridere per la quotidiana misura del fattaccio rispetto alla metafora. Per la piccolezza della circostanza che il destino ha scelto come segno dei tempi. Ma è un sorriso agro. Pietà l’è morta anche all’ufficio postale. Non ci sono più luoghi caritatevoli e accoglienti. E’ la crisi, è la crisi che aguzza i denti. Oggi le stampelle. Domani gli scippatori di dentiera. Dopodomani i topi di catetere. E’ la crisi che lambisce e depreda il corpo con la sua attrezzeria necessaria. Conservate in cassaforte le pillole per la pressione. A doppia mandata.
Racconta l’Ansa: “Un pensionato poggia le stampelle contro il muro, accanto allo sportello dell’ufficio postale, e quando termina l’operazione non le trova più. E’ accaduto a Canicattì, nell’Agrigentino. Le persone in coda non si sarebbero accorte di nulla. L’uomo ha denunciato l’accaduto alle forze dell’ordine, sperando che le telecamere dell’ufficio abbiano ripreso il ladro. Il pensionato si servirà di un bastone, in attesa che il Comune eroghi un sussidio per ricomprare le stampelle”.
Riso amaro su riso amarissimo. Il pensionato che dovrà attaccarsi a un bastone, nell’attesa che “l’ufficio competente eroghi”. Suggeriamo di accorciare i tempi: il primo politico disponibile scenda a comprare un paio di stampelle fiammanti, nuove di zecca. La ferita non sarà sanata del tutto, non diventerà subito cicatrice questo taglio nella carne di un vecchio. Ma almeno noi che guardiamo dagli spalti recupereremmo, nel caso, un minimo di fiducia. Un minimo di gentilezza nei confronti della politica e dei suoi derivati. (rp)
