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Un nuovo piano culturale | per la Sicilia

E' necessario acquisire la consapevolezza che la cultura non è uno dei tanti modi di impiego del tempo libero finalizzati all’evasione dai problemi

Proprio due giorni fa, con la vivacità e l’intelligenza che caratterizza il suo operato, il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ricevendo a Villa Madama il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama, ha presentato l’Italia come la “superpotenza culturale” del mondo.

Basta partire da questa condivisibile affermazione, per comprendere quale dovrebbe essere il punto centrale di partenza per una ripresa economica del nostro paese e con esso evidentemente della nostra regione. In tale direzione, vista la grande crisi economica che sta investendo la Sicilia, il ruolo della cultura, e di conseguenza della gestione dei beni culturali, diventa assolutamente centrale per attivare un processo di cambiamento e di sviluppo. Sarebbe importante dunque se il futuro governo della nostra regione volesse riflettere sulla centralità ed importanza delle considerazioni espresse.

Vista la fase di profonda crisi economica che sta investendo la nostra isola, investire sulla cultura in Sicilia, che possiede il 21% del patrimonio culturale italiano, vuol dire un sicuro ritorno in termini di nuova economia, visibilità, di turismo e, quindi, di posti di lavoro. Questo il punto dal quale ripartire.

E’ necessario acquisire la consapevolezza che la cultura non è uno dei tanti modi di impiego del tempo libero finalizzati all’evasione dai problemi e dalle angustie della quotidianità. La cultura è altro: è capacità di generare percorsi di senso, di creare significato, valori, modelli di comportamento.

Occorre allora un nuovo piano strategico culturale per la Sicilia che sia espressione del nuovo concetto di sostenibilità culturale. Città, monumenti, patrimoni storici, artistici, architettonici e naturalistici tra i più importanti d’Italia; intellettuali, scrittori, registi, pittori e artisti che vantano una produzione artistica famosa nel mondo sono lo sfondo all’interno del quale occorre agire.

Diviene fondamentale e prioritaria la modifica della L.R. 19/2008 e del DPR n.12/2009 con il quale sono state riviste le funzioni dei Dipartimenti della Regione Siciliana: in particolare si ritiene strategico che il Dpt dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana venga aggregato al Dpt del Turismo. Non può peraltro esistere una seria politica del turismo se non coniugata direttamente all’aspetto prettamente culturale; non credo peraltro occorra puntualizzare l’importanza che il nuovo Piano Comunitario di Sostegno 2014/2020 dovrebbe avere per la reperibilità di nuove energie economiche, così come sarebbe ancora auspicabile una rimodulazione del precedente Piano Comunitario 2013/2019 ancora oggi in fase di revisione da parte della Commissione Affari Comunitari europea.

Per una nuova “politica della cultura”
La conseguenza di questa premessa è che oltre a sottolineare l’esigenza di una “politica per il beni culturali” occorre cominciare a parlare di una “politica per la cultura” nel quadro più generale della programmazione economica e sociale della regione, coinvolgendo problematiche che vanno oltre la salvaguardia e la gestione del patrimonio culturale e che possono concernere le politiche per l’occupazione, le politiche di sostegno per le imprese e le associazioni di volontariato, le politiche per l’integrazione e per lo sviluppo economico e turistico.

In particolare, uno dei temi centrali sui quali puntare riguarda il coinvolgimento dei privati; sia le imprese sia i singoli cittadini, devono divenire essi stessi motori di finanziamento per la cultura, tramite, ad esempio, la possibilità di ricevere uno sconto sull’addizionale IRPEF (20%) per coloro che investono sui beni culturali, ambientali e sulla promozione della cultura in genere.

Diviene fondamentale allora puntare l’attenzione sia sui progetti “magneti” cioè quelli che hanno come obiettivo principale l’aumentare una fruizione del territorio e del suo patrimonio ambientale e culturale, sia sui progetti “generativi”, dove la cultura non è solo una semplice occasione di intrattenimento quanto, piuttosto, un momento fondamentale di costruzione della comunità locali della Sicilia.

Occorre dunque un “Piano Strategico Culturale” in grado di individuare gli strumenti non solo per tutelare e gestire il complesso patrimonio dei beni culturali, materiale ed immateriale ma, soprattutto, per costruire una visione strategica e integrata dei processi culturali con i piano di sviluppo del nostro territorio, con l’ambiente, con l’eno-gastronomia, con la letteratura, con il turismo all’interno di un processo collettivo da individuare come “Sicily Shire”.

Una nuova strategia dovrà essere pensata per la Sicilia a partire da una moderna impostazione del bene culturale, basata sul valore economico e dunque sulla capacità del bene stesso di creare nuove economie. Il Piano Strategico dovrà peraltro trovare fondamento dalla costituzione di forme di partenariato pubblico-privato, nonché dal coinvolgimento di associazioni private, cooperative sociali, associazioni di volontariato, fondazioni, aventi tra i propri fini statutari la valorizzazione del patrimonio culturale.

Fare politica culturale in Sicilia significa avere ben chiaro la differenza tra governance e government culturale. Compito della governance, ossia di coloro che sono portatori di interesse di un territorio, è quello di definire gli obiettivi, assicurare il potere e verificare le performance. Occorre ripartire celermente dai bacini culturali territoriali fortemente tipicizzati, vedi la Val di Noto, che posseggono dei fortissimi attrattori culturali ma che oggi non sono affatto coordinati tra loro.

Compito del government è quello di riuscire a implementare gli obiettivi, di realizzare le strategie culturali. Occorre dunque celermente ripartire da nuovi interventi sulla politica culturale siciliana: dalla tutela alla conservazione, dalla gestione alla valorizzare, dalla promozione alla fruizione dei beni stessi.

E’ fondamentale che una nuova strategia dei beni culturali siciliani agisca in un’ottica sistemica nell’ambito delle specifiche azioni offerte dalla progettazione culturale del territorio, e dunque dalla imprescindibilità dell’una rispetto all’altra.

Le azioni dovrebbero dunque essere:
1- tutela
2- conservazione
3- gestione
4- valorizzazione
5-promozione
6-fruizione.

In tal senso diviene fondamentale la creazione di un Ufficio Speciale di coordinamento tra i vari Dipartimenti regionali a supporto della suddetta strategia culturale: una avveduta strategia per i beni culturali non può non coniugarsi direttamente con una nuova visione del sistema dei trasporti, piuttosto che con una moderna gestione dell’ambiente, dell’agricoltura etc.

Non esiste, dunque, governo dei beni culturali dell’isola se non si riparte preliminarmente dai fattori di sostenibilità che stanno alla base di una nuova visione dei beni culturali stessi:

a- sostenibilità ambientale ossia la capacità per una società di conservare le condizioni di base per fare ri-generare processi di vita ( es: lotta all’inquinamento)
b- sostenibilità economica ossia la capacità per una società di conservare le condizioni di base per fare ri-generare processi economici (es: lotta alla corruzione, regole di trasparenza e di legalità nelle trattative economiche)
c- sostenibilità sociale ossia la capacità per una società di conservare le condizioni di base per fare ri-generare processi sociali (es: equità sociale, principi di meritocrazia).

Ci auguriamo dunque che chi, sul livello istituzionale, sarà chiamato a fare scelte fondamentali soprattutto di natura economica per la nostra regione, sappia comprendere appieno l’importanza e le potenzialità insite in quel 21% del patrimonio culturale che la nostra isola possiede.

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