E liberaci dalla mafia - Live Sicilia

E liberaci dalla mafia

Eminenza, attendiamo in proposito un Suo pubblico intervento, facendo seguire alle parole atti concreti, certificazione antimafia o similari iniziative, perché non accada più che riti della tradizione cristiana e processioni siano sotto il controllo di boss e gregari della criminalità organizzata.

Eminenza Reverendissima
Cardinale Paolo Romeo
Arcivescovo di Palermo,

chi Le scrive è un cattolico. Mi rivolgo, quindi, a Lei con il rispetto e l’affetto sincero che si nutre nei confronti del proprio Pastore nella consapevolezza del ruolo non secondario che i laici rivestono, non per concessione della Gerarchia ma in forza del battesimo, nella Chiesa. Faccio tale premessa per meglio spiegare lo spirito con il quale desidero sottoporre a Lei due questioni che a mio parere, e credo non solo a mio parere, sono della massima importanza. La prima: mi riferisco alla presenza della mafia all’interno delle Confraternite. Sappiamo bene come la mafia abbia da sempre pervertito il senso della religiosità profonda che anima la gente del sud, della Sicilia in particolare. Sappiamo, ce lo dice la storia, ce lo dicono le cronache, come la stessa iniziazione al criminale consesso avviene usando immagini e riti sacri. E sappiamo anche, lo abbiamo visto nei filmati delle forze dell’ordine che documentano gli arresti di noti latitanti mafiosi, come tale perversione sia giunta a limiti raccapriccianti con la creazione nei covi di vere e proprie cappelle, con tanto di altari, statue della Madonna, crocifissi e tabernacoli.

Purtroppo, fino a un certo periodo la Chiesa ha fatto poco, se non nulla, per denunciare la perversione della fede ad opera dei padrini di Cosa Nostra e, anzi, più di un suo rappresentante s’è prestato a perpetuare nel sentire comune un equivoco infernale, cioè che si potesse conciliare la croce santa di Cristo con la lupara dannata del demonio. Com’è possibile che ancora adesso, dopo il martirio del Beato Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia in odium fidei, in odio della fede, possiamo ritrovare nelle Confraternite mafiosi e amici dei mafiosi? Credo che Lei debba alzare alta la Sua voce contro quella triste e scellerata blasfemia, tuttora alimentata da chi ne ha il losco interesse, che vorrebbe mettere insieme la cultura della vita e dell’amore con la sottocultura della morte e dell’odio.

Lo faccia Eminenza, attendiamo in proposito un Suo pubblico intervento, facendo seguire alle parole atti concreti, certificazione antimafia o similari iniziative, perché non accada più che riti della tradizione cristiana e processioni siano sotto il controllo di boss e gregari della criminalità organizzata. La seconda questione: il dramma dei senza casa a Palermo. Tantissime famiglie e singole persone soffrono la mancanza di un tetto, uno dei bisogni primari, insieme al cibo, al vestiario, all’istruzione e all’assistenza sanitaria, sulla carta garantito dalla nostra Costituzione. E alcune, non poche, di queste famiglie sono state costrette a occupare immobili vuoti di proprietà della Curia o di Ordini religiosi. Ebbene, Eminenza, è evidente che il problema dell’emergenza abitativa deve essere risolto dalle istituzioni civili ma è altrettanto vero che la Chiesa, intanto che le istituzioni competenti assicurino senza indugio le soluzioni, ha il dovere della carità e dell’accoglienza. A chi cerca disperatamente un rifugio dentro cui ripararsi e riposarsi, per sé, per i figli, per gli anziani e gli ammalati, non si risponde con una richiesta al Prefetto o al Questore di sgombero forzato, ma aprendo chiese e conventi.

Lo può fare, forse, un privato qualsiasi non un Vescovo, non un prete, non una suora, loro no, non possono. Non c’è proprietà o bene materiale che tenga. Eminenza, revochi e faccia revocare, per favore, qualunque richiesta formale di sgombero forzato dei luoghi “religiosi” dove in atto sono sistemate le famiglie dei senza casa e, contemporaneamente, chieda energicamente alla politica, agli organi competenti, assillandoli se necessario, di adoperarsi, come è loro dovere, perché alla carità si sostituisca presto il riconoscimento di un diritto fondamentale, il diritto alla casa. Con filiale fiducia.

Pippo Russo

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI