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La squadra edile del Comune | Quanto costa e cos’è il Coime

LA SCHEDA. Ecco come nasce il Coime, cosa fa e quanto costa alle casse pubbliche.

Palermo - la scheda
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PALERMO – La storia del Coime, il Coordinamento interventi di manutenzione edile del comune di Palermo, risale addirittura al 1986, quando con il Decreto legge 24 lo Stato (presidente del Consiglio è Bettino Craxi, ministro del Lavoro Gianni De Michelis) concede al capoluogo siciliano 25 miliardi delle vecchie lire per la realizzazione di “interventi indifferibili e urgenti di manutenzione e salvaguardia del territorio, nonché del patrimonio artistico e monumentale della città”.

Un obiettivo che il Comune avrebbe dovuto perseguire con proprio personale o, in alternativa, facendo ricorso a contratti di diritto privato a termine per l’utilizzazione, sino ad uni massimo di mille unità, di lavoratori avviati dall’ufficio di collocamento con qualifiche del settore edilizio. Un progetto che sarebbe dovuto durare al massimo un anno ma che, nei fatti, è stato di anno in anno prorogato aumentandone anche lo stanziamento.

Basti pensare che l’anno dopo, nel 1987, agli operai edili vengono aggiunti anche geometri, architetti, ingegneri e geologi creando una sorta di bacino di precari, con contratti rinnovati di anno in anno grazie anche ai fondi statali, che si occupa di interventi edili per un totale di circa 1.800 unità. Un bacino che si è andato consolidando nel tempo, fino a quando nel 2000 il Comune firma col governo nazionale un accordo per la stabilizzazione e l’internalizzazione dei lavoratori. A siglarlo l’allora sindaco Leoluca Orlando e l’assessore al Personale Giovanni Ferro. Un accordo che prevedeva lo stanziamento di soldi statali (pari al 50% del fabbisogno) per mettere fine al precariato di centinaia di tecnici e operai, ma tutti sempre con contratti di diritto privato del comparto edile. Un caso quasi unico in Italia, insieme a quello di Napoli.

Ma cosa fa oggi il Coime? Secondo i dati ufficiali pubblicati sul sito del comune di Palermo, e aggiornati al 2012, sono 1.095 i dipendenti (chiamati ex dl 24): un dirigente, 30 quadri, 190 impiegati (dal secondo al sesto livello) e 874 operai (dal primo al quarto livello). Il loro costo totale nel 2013, comprensivo di oneri, tfr e contributi, è stato di 38 milioni di euro. A questi vanno poi aggiunte le somme necessarie per l’acquisto dei materiali e la realizzazione degli interventi, anche se lo Stato contribuisce ogni anno con 30,7 milioni di euro. Ma lo Stato paga solo dopo una dettagliata rendicontazione: il Comune pertanto ogni anno deve inviare a Roma le schede dei singoli progetti, con il particolare di ogni spesa, e sulla base di quello apre i cordoni della borsa. Il resto lo mette Palazzo delle Aquile.

I dipendenti del Coime svolgono i servizi più disparati: oltre a occuparsi della manutenzione di scuole, uffici, piccole opere pubbliche, rifacimento marciapiedi e ristrutturazioni con muratori, falegnami o fabbri, comprende anche giardinieri, autisti, guardie giurate, portieri e amministrativi. Perché il Coime, per esempio, è deputato alla gestione dell’intero parco Cassarà, dove ha la sua sede (e che è stato posto sotto sequestro per il pericolo amianto), ma anche del verde del Teatro di Verdura e della Zisa, oppure con le sue 13 guardie giurate assicura la vigilanza al Cassarà, nelle biblioteche, all’Ecomuseo del Mare o ai Cantieri culturali della Zisa. Altri sono invece distaccati alla Ragioneria, al Centro storico o alla Mobilità, un gruppo invece gestisce manutenzione e servizio di portineria all’Ecomuseo del Mare..

Nel 2013 il Coime ha chiesto allo Stato l’erogazione del contributo per 560 lavoratori, impegnati nella realizzazione delle opere per le quali è stata presentata la rendicontazione. 670 interventi, al costo di 5 milioni, sono stati realizzati tra scuole, strade, monumenti, ambiente e immobili confiscati; 94 per lavori di falegnameria e metallurgia (93mila euro); 10 per ponteggi (216mila euro).

 


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