La mafia e gli affari del gas| Commissariata la Italgas - Live Sicilia

La mafia e gli affari del gas| Commissariata la Italgas

Il Palazzo di giustizia di Palermo

Si allarga l'inchiesta sulle presunte infiltrazioni mafiose negli affari del gas. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo ha disposto l'amministrazione giudiziaria temporanea per la Società italiana per il gas S.p.a. - Italgas S.p.a, che fa parte del gruppo Snam.

MISURE DI PREVENZIONE
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PALERMO – Si allarga l’inchiesta sulle presunte infiltrazioni mafiose negli affari del gas. La guardia di finanza, su disposizione della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, ha disposto l’amministrazione giudiziaria temporanea per sei mesi alla Società italiana per il gas S.p.a. – Italgas S.p.a., con sede legale a Torino, azienda che distribuisce metano sul territorio nazionale. Si tratta dell’azienda di distribuzione del metano del gruppo Snam. E’ la prima volta che viene applicata una misura di prevenzione patrimoniale antimafia ad una grande azienda pubblica.

Nei mesi scorsi un’inchiesta del pubblico ministero Dario Scaletta fece emergere che gli intrecci e gli affari di Vito Ciancimino nel settore del gas si sarebbero protratti fino ai giorni nostri. E passarono in amministrazione giudiziaria per sei mesi la Gas Natural Distribuzione Italia Spa (già Nettis Impianti Spa.), con sede legale ad Acquaviva delle Fonti (Bari), la Gas Natural Vendita Italia Spa, con sede legale a San Donato (Milano), e la CRM di Curatola Alfredo & C. Snc, con sede a Crotone.

I finanzieri palermitani indagavano su Massimo Ciancimino (indagine penale e patrimoniale) e sui fratelli Vincenzo, Gaetano e Salvatore Vito Cavallotti (la misura di prevenzione nei loro confronti proseguì nonostante gli imprenditori di Belmonte Mezzagno fossero stati assolti dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa). E finirono per mettere gli occhi su alcuni importanti gruppi industriali “il cui management, almeno in parte – si leggeva nella misura del Tribunale, presieduto da Silvana Saguto – ha intrattenuto rapporti con i soggetti sottoposti a procedimento penale e alla misura di prevenzione personale e patrimoniale”. In particolare, si tratta del Gruppo “Gas Natural Italia”.

Nel 2007 la sezione Misure di prevenzione sequestrò il patrimonio di Ciancimino jr che lo amministrava, dopo la morte del padre Vito, tramite gli avvocati Giorgio Ghiron, poi deceduto, e il tributarista Gianni Lapis. Due anni prima, nel 2005, era già finita sotto sequestro la parte del gruppo gas detenuta da Lapis. Vito Ciancimino, secondo la Procura, aveva ripulito fiumi di denaro nelle società del gas che si erano aggiudicate gli appalti per la metanizzazione in diversi comuni siciliani. Società la cui amministrazione formale era stata affidata a Lapis ed Ezio Brancato, deceduto nel novembre 2002. E’ l’anno in cui gli spagnoli della Gas Natural International Sdg S.A. avevano avviato le trattative per l’acquisto del “Gruppo gas”. Secondo gli investigatori, “componenti vicini ai vertici della compagine societaria Gas Natural (la casa madre spagnola) sarebbero stati al corrente di chi fosse il reale dominus del Gruppo gas palermitano, e cioè Massimo Ciancimino”.

Le trattative che portarono alla vendita furono seguite da Monia Brancato, figlia di Ezio, e si conclusero nel gennaio 2004, con la cessione del Gruppo gas palermitano agli spagnoli. Il provvedimento di maggio si basava si basava “sul presupposto che il ricavato della vendita del ‘Gruppo gas’ alla azienda spagnola Gas Natural International Sdg S.A., debba essere considerato il frutto del reimpiego dei proventi di natura illecita”.

Per quanto riguarda la Società italiana per il gas S.p.a. – Italgas S.p.a., i finanzieri scrivono che “dallo sviluppo di tali filoni investigativi è emerso che l’impresa avrebbe agevolato imprenditori già sottoposti ad indagini di polizia giudiziaria e misure di prevenzione ai sensi della normativa antimafia, in alcuni casi, consentendo agli stessi di neutralizzare i provvedimenti cautelari inflitti e di continuare a consolidare la propria espansione, in alcune regioni della penisola, nel settore del gas metano”.

“Il commissariamento di Italgas disposto dalla sezione di misure di prevenzione patrimoniale del Tribunale di Palermo, conferma quanto sia ancora forte e diffusa la capacità di condizionamento di Cosa Nostra e quanto sia urgente adeguare la normativa sugli appalti pubblici per evitare forme sempre più sofisticate di inquinamento dell’economia legale”. Lo afferma la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi. “Grazie alla Gdf – prosegue Bindi – il Tribunale di Palermo ha ricostruito una consolidata e spregiudicata presenza di società riconducibili a soggetti storicamente vicini a Cosa Nostra nelle opere di metanizzazione in Sicilia e in altre regioni italiane”. “Il provvedimento di amministrazione giudiziaria consentirà di verificare l’adeguatezza degli strumenti di controllo e le eventuali responsabilità dei diversi livelli dirigenziali. Ad oggi emerge un quadro allarmante di agevolazione degli interessi illeciti che andrà approfondito per bonificare l’azienda e metterla nelle condizioni di operare senza correre più rischi”. “Il Governo – prosegue Bindi – ha annunciato un pacchetto di norme tese a rafforzare le misure di contrasto delle infiltrazioni criminali nell’economia del Paese e in attesa di queste proposte il Senato ha sospeso l’esame del ddl anticorruzione. E’ ora di passare dalle parole ai fatti, le proposte ci sono a cominciare da quelle contenute nella prima relazione della Commissione parlamentare Antimafia. Ma la Commissione aprirà un’inchiesta anche sulla vicenda Italgas, prima grande azienda pubblica alla quale si applicano misure di prevenzione patrimoniale previste dal codice antimafia e che opera in un settore strategico per il Paese. Vogliamo contribuire anche noi – conclude Bindi – a fare chiarezza e individuare gli strumenti legislativi più idonei per agire in modo efficace nella zona opaca in cui si incrociano economia legale ed economia illegale”.


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