Un Natale povero povero - Live Sicilia

Un Natale povero povero

I consumi natalizi sono stati in linea con la tendenza delle famiglie a contrarre gli acquisti: nessuno butta via niente.

Quest’anno, in Sicilia come nel resto del Paese, i consumi natalizi sono stati in linea con la tendenza delle famiglie a contrarre gli acquisti. La riduzione della spesa per beni e servizi classici del Natale, come i regali, o gli addobbi per la casa, la ristorazione, per non parlare di “lussi” come i viaggi, tutte voci che nei decenni dorati che hanno preceduto questa recessione senza pari sembravano usuali e connotanti le feste, è del 5% in meno rispetto allo scorso anno. Un dato positivo: nessuno butta via niente. Anche le tavole più ricche vedono moderazione e riciclo, il bando degli sprechi, la rivalutazione del “nostrano”.

Secondo le proiezioni rese note lo scorso 16 dicembre dall’osservatorio Federconsumatori di Palermo, il 78% della tredicesima dei siciliani era già ipotecata, prima di essere percepita, per pagare tasse e debiti accumulati, per cui le famiglie avrebbero tagliato le spese per i regali del -6,2 %. Una volta pagate Tasi, Tari, Imu seconda casa, nonché le consuete scadenze fiscali come i bolli auto, le rate dei mutui e i vari canoni che durante il mese di dicembre i cittadini sono chiamati a versare, per tacere poi, come aveva rivelato il 24% degli intervistati, della restituzione dei prestiti contratti nel 2014 con banche, finanziarie, parenti e amici, l’albero di Natale è rimasto piuttosto spoglio. Non è un segreto che il potere di acquisto delle famiglie, dal 2008 a oggi, si sia ridotto del 13,4%.

Soltanto il 22% della tredicesima è realmente rimasto nelle tasche di lavoratori e pensionati, tanto da poter essere utilizzato per cenoni, regali, e qualcosa da mettere da parte per future esigenze. Questo budget, insufficiente a un rilancio dei consumi, non ha di certo risollevato, nemmeno per poco, l’economia delle famiglie, che risultano impoverite in misura crescente; piuttosto, la riduzione consistente della loro possibilità di acquistare, ha inciso significativamente – e in modo negativo, ovviamente – anche quest’anno sulle spese relative alle festività. Già nel 2012 e nel 2013 i consumi relativi al periodo avevano registrato una forte contrazione, rispettivamente del -14% e del -11,4%. E il trend negativo è proseguito nel 2014, con una ulteriore diminuzione delle spese, per cui ogni famiglia siciliana ha destinato ai regali di Natale mediamente 119 euro, per un totale di 196,7 milioni. Il settore che risente maggiormente della crisi è quello dell’arredamento e degli elettrodomestici, con una contrazione del -14,4%. Seguono il turismo (-12,4%), abbigliamento e calzature (-8,3%).

Persino il settore dell’editoria, e non è una bella novità, segna una rilevante diminuzione dei consumi insolita rispetto al passato, perché sia i libri che i cd sono sempre stati i regali preferiti nelle scelte degli italiani, per il costo contenuto rispetto al valore intrinseco legato alla qualità della scelta. Anche se in misura ridotta, persino i settori più tradizionali mostrano la flessione della spesa: -0,9% per l’alimentazione e -0,8% per i giocattoli, attesissimi dal mondo dell’infanzia.

Altro che White Christmas: a dispetto dei sogni, specie di quelli infantili, che è sempre ingiusto e doloroso infrangere, è stato un Natale pieno di ombre, negativo sul fronte dell’economia. Ma come ci si può meravigliare del fatto che tre nuclei familiari su quattro taglino le uscite, se dal 2008 a oggi anche i consumi alimentari si sono ridotti del -11,6%, e le famiglie sono costrette a ridurre le spese mediche, tanto che il settore sanitario rivela una contrazione degli acquisti pari al -23,1%?

Secondo le stime diffuse da Confcommercio le famiglie siciliane continueranno a diminuire le spese rispetto all’anno scorso. È ormai inderogabile la necessità di rivitalizzare la domanda interna, proprio in una fase in cui i prezzi sono pressoché fermi. In Sicilia, considerato questo quadro, si è operata la scelta di anticipare i saldi invernali al 3 gennaio. Tuttavia tale misura potrebbe rivelarsi inutile se non influenzerà il comportamento dei siciliani rispetto agli acquisti: le famiglie arriveranno all’avvio degli sconti di fine stagione con il portafogli già svuotato dalle spese per le feste natalizie e di fine anno. Secondo le stime del Codacons, infatti, la propensione al consumo da parte del pubblico è al momento ancora in calo, e l’andamento dei prossimi saldi sarà ancora una volta negativo, con vendite che subiranno una riduzione media compresa tra il -10% e il -12% rispetto allo scorso anno; si prevede altresì che la spesa non supererà i 140 euro a famiglia.

l catanese Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons, aveva dichiarato prima delle festività che l’unica strada da intraprendere nel tentativo di far aumentare le vendite era la liberalizzare dei saldi, che avrebbe consentito ai commercianti di praticare sconti e promozioni anche durante le feste di Natale. Perseguendo il duplice fine di risollevare le sorti del commercio siciliano e di sostenere le famiglie alle prese con gli acquisti natalizi, la proposta di Tanasi era di introdurre anche in Sicilia un “Black Friday”, già adottato con successo negli Stati Uniti, per dare ai commercianti la possibilità di operare sconti straordinari nei negozi, come forma di incentivo ai consumi e al commercio. Sin dagli anni Ottanta, il “venerdì nero”, giorno successivo al Thanksgiving Day, la festività del Giorno del Ringraziamento molto sentita dagli americani, annualmente celebrata il quarto giovedì di Novembre, apre la stagione dello shopping di fine anno negli Stati Uniti. La caratteristica commerciale di questa giornata è segnata dagli sconti altissimi e dalle speciali promozioni proposti dai negozi americani: la convenienza è tale che un elevato numero di persone attende fuori dei negozi la loro apertura per accaparrarsi le offerte migliori.

In un periodo di crisi economica senza soluzione di continuità, in assenza di incentivi all’acquisto, il forte calo dei consumi natalizi ha fatto dunque ipotizzare l’opportunità di istituire anche da noi una giornata di sconti eccezionali e vendite promozionali, sia per consentire qualche possibilità di consumo a buon prezzo per le famiglie che per dare una spinta all’economia siciliana. In tempi di magra, ogni proposta dovrebbe essere bene accetta. Deriviamo talmente tanti usi impropri e bisogni indotti dall’area anglo-americana che la domanda sorge spontanea: perché Halloween sì e Black Friday no?

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