La cultura, asse portante| di una nuova economia - Live Sicilia

La cultura, asse portante| di una nuova economia

L’Italia ha un patrimonio record di siti tutelati dall’Unesco, 49 su 981 nel mondo; di questi 49 ben 9, tra patrimonio materiale ed immateriale, appartengono alla Sicilia.

Da una sommaria analisi della situazione economica italiana, e siciliana in particolare, si assiste  in questi anni ad una corsa delle Istituzioni per tentare di  tamponare un sistema economico malato, che per decenni ha imbarcato acqua da varie falle e che oggi rischia di fare naufragare l’intero sistema.
La parola spending review  è entrata nel lessico quotidiano e con essa tutti i vari governi,  nazionali e regionali, si affannano ad effettuare tagli a buona parte della spesa pubblica spesso superflua  e frutto di privilegi  ed  interessi  personali. L’attuale contingenza economica obbliga, dunque,  fortunatamente i nostri governanti a contenere complessivamente gli sperperi .
Credo sia evidente a tutti che una futura ripresa economica non  potrà fare leva solamente su  quanto potrà essere recuperato economicamente tramite i vari tagli effettuati; occorre piuttosto ripensare una nuova fase di sviluppo economico a partire dall’individuazione di  progetti “generativi” in grado di attivare nuovi processi.
Il rilancio dell’economia siciliana dovrebbe essere attivato a partire da un “Piano Strategico” complessivo che veda, quali elementi portanti,  una serie di specifici settori e primo tra questi un nuovo sistema dei beni culturali.

La conseguenza di tale premessa è che oltre a sottolineare l’esigenza di una “politica per i beni culturali” occorre iniziare a parlare di una  ”politica per la cultura” nel quadro di una più generale programmazione economica e sociale della Regione, coinvolgendo problematiche che vanno oltre la salvaguardia e la gestione del patrimonio culturale,  le politiche per l’occupazione, di sostegno alle imprese, di sviluppo economico e turistico, dell’ambiente così come dei trasporti.

La cultura dovrebbe rappresentare oggi in Italia uno degli  asset fondamentali e distintivi del nostro sviluppo economico. In Italia la rete dei beni culturali è costituita da 3.800 musei e 1.800 aree archeologiche; questo patrimonio insieme ad altri segmenti legati direttamente ai beni culturali, è oggi  in grado di creare un indotto in termini di turismo, gastronomia, produzioni artigiane etc., capace  di produrre un valore aggiunto di 170 miliardi di euro e che assorbe circa 3.9 milioni di occupati. A fronte di tali dati la Sicilia, che possiede il 19% dei beni culturali italiani, ha un ritorno economico di soli 2.4 miliardi di euro ovvero il 3,5 dell’economia prodotta nella regione.

E’ fondamentale dunque che il grande e magnifico patrimonio culturale che rappresenta una sorta di patrimonio dormiente venga risvegliato con coraggio e creatività.
Occorre sostanzialmente un complessivo “Programma Strategico Culturale” in grado di sviluppare e coordinare i vari segmenti che compongono il sistema dei beni culturali  con i piani di sviluppo del territorio, del sistema dei trasporti, del turismo e dell’ambiente. Una delle principale esigenze della Regione Siciliana è quella di definire i confini, i parametri e le dinamiche di un universo, quello appunto dei beni culturali, estremamente complesso. Il “sistema cultura” è costituito da un insieme di realtà, enti, fondazioni, imprese, che vanno dai musei, alle mostre, ai siti archeologici, alle gallerie, alla gastronomia, alla musica, all’editoria… un sistema ancora non assolutamente  codificato e delineato.

Parallelamente è necessario che i nostri governanti siciliani acquisiscano  la consapevolezza  che la cultura non è uno dei tanti modi di impiego del tempo libero, la cultura è altro: è capacità di generare percorsi, di creare valori, modelli di comportamento, nuove e forti economie diffuse. Un esempio su tutti:  la mostra su Caravaggio, realizzata a Roma alle Scuderie del Quirinale, ha registrato 485 mila visitatori ed un indotto finanziario di 30 milioni di euro.  L’Italia ha un patrimonio record di siti tutelati dall’Unesco, 49 su 981 nel mondo; di questi 49 ben 9, tra patrimonio materiale ed immateriale, appartengono alla Sicilia.

Diviene allora fortemente necessario l’attivazione di un Piano Strategico Regionale che sia in grado di esaltare le potenzialità presenti nel territorio siciliano ed attivare una forte scommessa sulla contemporaneità della cultura, così come hanno fatto altre realtà territoriali europee.
L’esempio del Museo Guggenheim di Bilbao credo sia perfettamente in linea con la sfida operata da un territorio in una regione, come quella basca, fortemente depressa; la realizzazione dell’opera ha celermente rimesso in moto una economia diffusa sull’intera regione. Un modello di marketing territoriale che ha coniugato gli effetti intangibili (culturali e sociali) con quelli fortemente tangibili (economici). Il  “Gugenheim Bilbao Museoa” ha contribuito in maniera decisiva al rilancio dell’intero territorio sia come meta turistica sia culturale.

L’operazione fatta su Bilbao, costruita attorno alle arti visive, vale esattamente anche  per altre realtà  europee e su altri tipi di arte: un caso per tutti il festival di arti sonore contemporanee realizzato annualmente ad Edimburgo che ha fatto si che l’intera regione divenisse forte elemento di attrazione gravitazionale turistico-culturale a livello internazionale.

Ma per avviare tale processo occorre che venga messo in moto l’intero sistema prima individuato, sapendo che oggi esistono in Sicilia tutte le condizioni per attivare tale meccanismo. Vorrei andare oltre: non è pensabile continuare a nascondere le ataviche incapacità dei precedenti governi, con la mancanza di risorse disponibili.

La autonomia siciliana, rivelatasi scarsamente propulsiva, concede al nostro Parlamento regionale  la potestà di legislativa in grado di attivare importanti processi, in molti casi prescindendo anche da  coperture economiche. Penso al mancato recepimento, da parte di Palazzo dei Normanni, delle norme volute dal Ministro dei Beni Culturali Franceschini relativamente alla partecipazione dei privati alla gestione dei beni culturali; quanto piuttosto al dare autonomia gestionale ai grossi  poli culturali siciliani; unico esempio presente sul territorio siciliano è rappresentato dalla Valle dei Templi di Agrigento che è, non a caso, il sito più visitato in Sicilia con una ingente ricaduta economica.

Ritengo sia ugualmente  fattibile e non rinviabile la revisione della LR 19/2008 relativa al riordino delle competenze assessoriali e dunque alla riaggregazioni di funzioni smembrate su vari Dipartimenti che dovrebbero piuttosto essere riportate nell’alveo dei Dipartimenti Beni Culturali e Turismo. Così come parecchie altre iniziative che fin da oggi potrebbero trovare immediata applicazione.

Entro la fine del 2015 la Regione Siciliana dovrà utilizzare i fondi europei provenienti dai finanziamenti comunitari del PO-FESR avendo l’obbligo di spendere almeno il 72% dei fondi già assegnati con il precedente quadro 2007/13; qualora ciò non avvenisse rischieremmo di perdere buona parte del finanziamento già assegnato ed in particolare buona parte di questi fondi che afferiscono all’asse relativo ai beni culturali.
Mi auguro dunque che chi governa possa definitivamente comprendere che un nuovo piano strategico culturale sia centrale per lo sviluppo di un nuovo sistema economico siciliano, all’interno del quale i bene culturali debbano essere il pilastro portante di una nuova economia.

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