Cinque uomini per un delitto | "Ucciso e sepolto in campagna" - Live Sicilia

Cinque uomini per un delitto | “Ucciso e sepolto in campagna”

Raimondo Liotta

Quattro persone sono già state arrestate per il delitto. Ora se ne aggiunge una quinta - Raimondo Liotta - accusata di avere scavato con un mezzo meccanico la buca dove è stato seppellito il cadavere nelle campagne di Camporeale.

OPERAZIONE PIZZO
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PALERMO – Ucciso e sepolto nelle campagne di Camporeale. Così sarebbe morto Giuseppe Billtteri, il cui corpo non è mai stato ritrovato. Quattro persone sono già state arrestate per il delitto. Ora se ne aggiunge una quinta – Raimondo Liotta – accusata di avere scavato con un mezzo meccanico la buca dove è stato seppellito il cadavere. Sul ciglio della strada che ”dall’ovile di Lo Cascio conduce al bivio di Camporeale”, ha raccontato il collaboratore di giustizia Giuseppe Micalizzi. Francesco Lo Cascio è stato condannato a vent’anni in primo grado. Sotto processo in Corte d’assise con l’accusa di omicidio ci sono Giuseppe Lucido Libranti, Giuseppe Lombardo e Giuseppe Vassallo.

A Liotta facevano riferimento le conversazioni di due indagati captate dalle microspie nelle fasi successive al delitto. “Già tutte cose fatte sono allora? Nel portabagagli?… io non è che ne so niente”, diceva Lo Cascio. Minchia perché non mi avvisano a me”. E Lombardo replicava: “Forse sta venendo Remo con quello. Forse sta venendo Remo con quello… Giuseppe è salito là sopra, forse arrivarono”. Ed ancora Lo Cascio: “Ma porco di un cane, quando è così, almeno mi avvisano a me… dove lo dobbiamo andare a buttare, può essere da Remo?”. Gli investigatori vi leggono un chiaro riferimento al coinvolgimento di Raimondo Liotta, detto Remo, nelle fasi di occultamento del cadavere.

Il 24 giugno 2013, dopo il pentimento di Micalizzi, i carabinieri si misero invano alla ricerca del cadavere. In contrada Serpe a Camporeale arrivarono le ruspe. Due giorni dopo la macchina di Liotta, piena di microspie, veniva localizzata in via Belvedere da dove è possibile vedere le campagne di contrada Serpe. Ed è qui che, rispondendo alla riflessione di Antonino Corpora (“… comunque c’è qualcuno che parla…”), Liotta spiegava: “Non lo so Ni, a tale punto… perché se ci fosse qualcuno… che fosse a conoscenza gli indicherebbe preciso”. Si riferivano, secondo gli investigatori, alle indicazioni fornite da Micalizzi. “Tutto stanno scavando, un altro anno ci mettono”, diceva Corpora. “Minchia proprio vicino la stradella sono passati?…”, aggiungeva Liotta.

Queste intercettazioni, assieme al racconto del collaboratore, confermerebbero la partecipazione di Liotta all’occultamento del cadavere di Billitteri. Il 14 maggio 2012 i carabinieri mostrarono la foto dello scomparso al collaboratore di giustizia Fabio Manno: “Non è un uomo d’onore anche se si atteggiava a tale, in più si considerava vicino a Gerlando Alberti (anziano boss di Porta nuova ormai deceduto, ndr). Lo aveva coinvolto nel commercio di una grossa partita di dollari falsi. Mi risulta che è riuscito a cedere 500 mila dollari falsi in Brasile in cambio di numerosi carati. Si occupava di mediare nelle messe a posto per numerosi lavori come è accaduto in zona Brancaccio quando si stavano installando cavi di fibre ottiche”.

Billitteri, dunque, non era un semplice ambulante. I carabinieri del gruppo di Monreale, guidati dal colonnello Pietro Solazzo, e del Nucleo investigativo, agli ordini del maggiore Mauro Carrozzo, avevano già intuito che la sua scomparsa potesse essere legata alla faida per il potere. Poi arrivarono le intercettazioni. Lombardo fu ascoltato mentre si trovava nella sua masseria in zona Suvarelli. Diceva al suo operaio rumeno: “Pigliami due, tre lacci… due tre lacci puliti prendimi… mi servono che minchia ti interessa”. Poi rivolgendosi al padre parlava di un incontro avvenuto poco prima. “Io stavo uscendo e lui arriva… cominciò la guerra”. E il padre: “Attento con questo a stringere, che struppia”.

Infine sono arrivale le dichiarazioni di Micalizzi che era il factotum di Lucido Libranti: “Il giorno dell’omicidio mi sono recato a casa di Giuseppe Vassallo per incontrare Francesco Vassallo a cui avevo chiesto un prestito di denaro. Poco dopo è giunto anche Giuseppe Lombardo. Mi sono allontanato e lungo il tragitto ho incrociato Lucido Libranti a bordo della Yaris guidata da Billitteri. Poi sono tornato a casa di Vassallo Giuseppe”. Aveva notato qualcosa di strano nella Jeep in cui sono seduti Lombardo, Libranti Lucido e Giuseppe Vassallo: “Indossavano dei guanti neri di tessuto. Libranti, Vassallo e Lombardo hanno caricato qualcosa nel bagagliaio della mia macchina. Piglia e sento ‘tutum!’. Mettono qualcosa nel cofano… rissi ‘Mischinu finiu du cristianu’… da questo ho capito che cosa avevo io in macchina…”.

Una volta caricato il corpo, bisognava sbarazzarsene. Il posto individuato è “Camporeale da Franco Lo Cascio che non conoscevo… tremavo come una foglia… Franco Lo Cascio mi dice ‘ apri stu cofano l’amu a spugghiari’ ci dissi ‘cu io, no completamente’”. Micalizzi non voleva toccare il cadavere. Restò in macchina: “Vicino casa di Lo Cascio c’era un escavatore e c’era Remo Liotta che scavava la buca che è proprio quasi sul ciglio della strada… e io vedo a questo cristiano mischino dallo specchietto praticamente e lo hanno buttato là… (dice piangendo, ndr)… ho visto solo la faccia perché poi mi hanno chiuso il cofano e me ne sono andato…”.

 


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