Un colpo alla testa, guanti e laccio | Piani di morte a Camporeale - Live Sicilia

Un colpo alla testa, guanti e laccio | Piani di morte a Camporeale

Giuseppe Tarantino

C'è la storia di un omicidio solo progettato nelle pieghe dell'inchiesta che ieri ha portato in carcere quattro persone fra Camporeale e Montelepre. Qualcuno aveva pensato di uccidere Giuseppe Tarantino, considerato il reggente della famiglia mafiosa.

IL RETROSCENA
di
2 min di lettura

PALERMO – “Peppe il lustramacchine”, come lo chiamano in paese, aveva fatto carriera. Ad un certo punto, però, Giuseppe Tarantino, 53 anni, avrebbe rischiato di essere ammazzato. C’è la storia di un omicidio solo progettato nelle pieghe dell’inchiesta che ieri ha portato in carcere quattro persone fra Camporeale e Montelepre.

Tarantino si era fatto dei nemici che lo volevano morto. Dal 1999 al 2011, secondo i carabinieri del Gruppo di Monreale, sarebbe stato il reggente della famiglia mafiosa assieme a Rosario Mulè, oggi deceduto. Poi, però, una volta scarcerato Antonino Sciortino, Tarantino si sarebbe fatto da parte. Sciortino, secondo l’accusa, sarebbe stato l’uomo forte del super mandamento di Camporeale che aggregava San Giuseppe Jato e Partinico. Un’accusa che, però, nei mesi scorsi, non ha retto al vaglio del giudice visto che Sciortino è stato assolto. La Procura è pronta al ricorso in appello.

Tarantino deve parte della sua scalata al vertice all’aiuto garantito a Mimmo Raccuglia. Avrebbe coperto il boss di Altofonte durante la latitanza a Camporeale. I suoi metodi, però, avrebbero provocato malumori. “Una volta con Peppe eravamo arrivati alle grosse – diceva Francesco Lo Cascio già condannato a vent’anni in primo grado per la lupara bianca di Giuseppe Billitteri -. Tu sei cristiano che batte il pugno, comandi. E poi ti presenti come un miserabile… perciò una persona che comanda un paese… si comporta davanti a cinquanta persone di questa maniera… tu di devi sapere comportare con le persone”.

Lo Cascio, almeno nella sua mente, aveva pensato a tutto: “Vedi che la forza ce l’ha lui… a lui ci vuole, prima un colpo quanto si butta a terra, gli si attacca questo laccio… e te lo strascichi in campagna al Serpe… e sali col furgone con lui… che io ti vengo a prendere… lo buttiamo dietro. Lo copriamo… e i guanti dobbiamo avere messi… lui deve scomparire completamente.. la macchina fuoco gli devi dare con lo spirito… la macchina non è che può rimanere là nella pista agricola dello scorrimento veloce”.

Il progetto è rimasto tale. Lo Cascio non fece passi concreti per metterlo in pratica tanto che non gli è mai stato contestato, né prima ne ora, neppure il tentato omicidio. Le sue dichiarazioni, però, oggi vengono utilizzate dai pubblici ministeri per sostenere l’accusa che Tarantino abbia ricoperto un ruolo di primo piano nella mafia di Camporeale. Un ruolo che gli viene riconosciuto anche da coloro che lo odiavano a morte.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI