Spaccio nel fortino della droga |Chiesti 380 anni di carcere - Live Sicilia

Spaccio nel fortino della droga |Chiesti 380 anni di carcere

Alla sbarra affiliati dei Cappello, Santapaola e Cursoti Milanesi. Le richieste di pena del processo abbreviato Fort Apache.

CATANIA – 380 anni di carcere. Non fa sconti il pm Rocco Liguori nelle richieste di pena per i componenti dei tre gruppi che avrebbero gestito (in pieno accordo mafioso) la piazza di spaccio di Viale Moncada 16. Cappello, Santapaola-Ercolano e Cursoti Milanesi avrebbero siglato una vera e propria partnership per poter monopolizzare il “Fort Apache” della droga di Librino . Davanti al Gup il sostituto procuratore della Dda, nella sua requisitoria, ha tracciato i passi salienti dell’inchiesta che lo scorso luglio fece scattare le manette a oltre 40 persone. Un blitz che mise in rilievo il ritorno dell’eroina a Catania. La roccaforte di cemento di Librino è – a detta degli inquirenti – la piazza di spaccio di eroina più importante della Sicilia Orientale. L’indagine è scattata anche a seguito di 5 morti sospette per overdose avvenute tra il 2009 e il 2012.

Invece del "paniere" della frutta, il secchio per consegnare la dose di droga

Un’operazione imponente quella della Squadra Mobile che attraverso video e intercettazioni ha decapitato in un solo colpo i componenti di tre organizzazioni criminali. Le teste di serie, cioè i manager dei tre gruppi, sarebbero Salvatore Tudisco detto Bla Bla e il sorvegliato speciale Angelo Guzzetta (processo ordinario) per la cosca Cappello, i Santapaola Ercolano avrebbero delegato Giovanni Battaglia, mentre il referente per i Cursoti Milanesi sarebbe Mario Russo (rinviato a giudizio con il rito ordinario). Dal 2012 al 2013 avrebbero diretto tre supermarket (non in concorrenza) per marijuana, cocaina ed eroina. In comune i tre “gruppi” avevano solo il servizio di sorveglianza: le vedette che erano assoldate per bonificare il territorio dalle possibili incursioni della polizia o dei carabinieri. Per Salvatore Tudisco, il fratello Bernardo Alessandro, e Giovanni Battaglia il sostituto procuratore della Dda Liguori ha chiesto pene pesantissime: 20 anni di carcere. E per i sodali non è da meno: in totale, come già detto, le richieste di condanne toccano la soglia dei quattro secoli di reclusione.

Il giro d’affari è stato stimato in 300 mila euro al mese per ogni gruppo. Si sarebbe arrivato anche a toccare punte di 30 mila euro al giorno nel weekend.  Gli inquirenti sono riusciti anche a stilare una sorta di tariffario della droga: per la cocaina il costo varia dai 45 ai 50 euro per dose, l’eroina invece dai 30 ai 40, per una stecca di erba i tradizionali 10 euro. Ogni “azienda dello spaccio” aveva un proprio ragioniere: aveva il ruolo di tenere i conti della piazza, in gergo della “resa” dello spaccio e inoltre gestiva la cassa comune. I guadagni – secondo la ricostruzione degli inquirenti – sarebbero serviti a pagare i salari ai picciotti e per sostenere le famiglie dei detenuti.

Il trono in casa di Salvatore Tudisco

Un capitolo a parte merita la “gestione” Tudisco. Il gruppo per la cessione delle dosi aveva adottato il metodo del secchio. I video della Mobile sono inequivocabili: il fusto legato a una corda veniva “calato” dai piani alti dell’immobile di Viale Moncada. Ma i Tudisco meritano i riflettori accesi non solo per la “creatività” nel sistema della vendita di droga ma anche per l’arredamento delle proprie residenze. In particolare Salvatore Bla Bla Tudisco aveva il “pallino” del trono. Una fissazione comune a molti boss catanesi in verità, come dimostrano processi e inchieste giudiziarie. Nella sua villa, così come si vede nella parte finale del video fornito dalla polizia, è presente un trono dorato. Una riproduzione molto simile a quella di Tony Montana, protagonista del film “Scarface”.

Il bacio sulle labbra tra due spacciatori

Altri particolari, più “curiosi” che investigativi, sono emersi da alcune foto scattate dai poliziotti durante le indagini. Il bacio in bocca tra “sodali” di uno stesso clan.  Un rito mafioso che sembrava scomparso e, invece, pare sia tornato alla ribalda tra le cosche mafiose. Due immagini del fascicolo Fort Apache mostrano il saluto con bacio “a stampo” tra alcuni pusher di viale Moncada 16.  “Vogliono con questo gesto dimostrare che fanno parte di una cerchia criminale – spiegava a LiveSiciliaCatania il dirigente della Mobile Antonio Salvago – che appartengono ad una famiglia”.

LE RICHIESTE DI PENA. Giovanni Battaglia, 20 anni, Salvatore Tudisco, 20 anni, Bernardo Tudisco, 20 anni, Luigi Battaglia, 16 anni, Mario Donato, 16 anni, Antonino Pitterà, 16 anni, Salvatore Rapisarda, 16 anni, Vincenzo Crisafulli, 16 anni, Francesco Farina, 16 anni, Piero Tudisco, 16 anni, Roberto Arcangelo La Spina, 16 anni, Santo Castagna, 16 anni, Gaetano Petralia, 16 anni, Girolamo Massimo Lanzafame, 16 anni, Salvatore Leonardi, 16 anni, Alfio Gambero, 12 anni, Giuseppe Graziano, 11 anni e 8 mesi, Andrea Gambero, 11 anni e 8 mesi, Sebastiano Orazio Aperi, 11 anni e 8 mesi, Salvatore Vecchio, 11 anni e 8 mesi, Orazio Castagna, 11 anni e 8 mesi, Salvatore Cantone, 16 anni, Mario Cantone, 16 anni, Anthony La Farina, 2 anni e 15 mila euro di multa, Salvatore Sangiorgio, 5 anni e 20 mila euro di multa, Tiziana Anfuso, 6 anni e 16 mila euro di multa, Giovanni Mirabella, 6 anni e 16 mila euro di multa, Giovanni Maugeri, 4 anni e 4 mesi e 20 mila euro di multa, Santa Corsaro, 1 anno e 4 mesi, Alessia Vadalà, 1 anno e 8 mesi.

Chiesta la confisca dei beni sequestrati: due fabbricati, un terreno, un chiosco bar, numerosi conti bancari e postali, 6 autovetture, 3 moto. Inoltre durante la retata a casa di Bernardo Tudisco erano stati ritrovati e sequestrati 32 mila euro in contanti. Anche per il denaro Rocco Liguori ha chiesto al Gup la confisca.

 


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