Chat, sesso ed estorsioni | E scatta la trappola on line - Live Sicilia

Chat, sesso ed estorsioni | E scatta la trappola on line

La richiesta arrivata in chat ad un palermitano di 35 anni

A un palermitano di 35 anni sono stati chiesti cento euro. "Per fortuna mi sono reso conto che era una trappola", racconta. Decine di denunce da Palermo e provincia: i malviventi adescano sui social network, poi dirottano la conversazione sulla videochat. I consigli della polizia postale per evitare la truffa.

PALERMO – In città le denunce fioccano, al punto da rendere necessario un appello da parte della polizia postale, che negli ultimi giorni ha diffuso una sorta di vademecum su come evitare di finire in trappola. I suggerimenti puntano a tutelare gli utenti che una volta adescati on line, difficilmente riescono ad interrompere una conversazione o una videochiamata a sfondo sessuale le cui conseguenze si rivelano imprevedibili.

E’ già successo, ad esempio, che le foto o i video di alcune vittime siano stati pubblicati su Internet dopo il rifiuto dell’utente di sborsare centinaia di euro: veri e propri tentativi di estorsione che nascono con un semplice “Ciao” e poi, proseguono con un collegamento tramite web cam che punta ad immortalare la vittima senza veli. Basta abboccare alle richieste di contatto che solitamente avvengono su Facebook per spianare la strada a chi vuole far scattare la trappola. Ad un palermitano di 35 anni è successo ieri: ha accettato la richiesta di amicizia sul social network da parte di una ragazza, quest’ultima ha avviato una videochiamata, ma i suoi intenti sono stati subito chiari: “Vorrei mi mandassi cento euro, amore mio”, ha scritto utilizzando termini inglesi e francesi all’utente, dopo una brevissima chiacchierata.

Un approccio che ha lasciato ben poco al mistero. E che per fortuna si è fermato. “A quel punto – racconta l’utente – ho interrotto la comunicazione. Non so perché mi abbia chiesto dei soldi, non avrebbe avuto alcun modo per ricattarmi, perché non ho scritto nulla di compromettente. Ha comunque tentato di farmi collegare ad una video chat, dove probabilmente avrebbe proseguito con la sua strategia”.

Se l’uomo non avesse bloccato la chat, la stessa sarebbe infatti stata “dirottata” su Skype, come la polizia postale spiega: “Dopo la richiesta di amicizia da parte di giovani ed avvenenti ragazze, vengono scambiate alcune battute e spesso scambiate foto senza veli. A quel punto  la ragazza fornisce un nome utente di videochat ed attende di essere contattata su quella piattaforma. Se l’utente cede alla provocazione ed inizia a spogliarsi davanti alla webcam il gioco è fatto: la conversazione – precisano dalla polizia postale – piuttosto che rimanere un “gioco”, diventa purtroppo molto seria. Le immagini del malcapitato, nudo ed in atteggiamenti inequivocabili, vengono infatti registrate e la vittima, in tempi brevissimi, riceve una richiesta di denaro con la minaccia, in caso di mancato pagamento, di diffusione del video; la diffusione è sempre ben mirata – aggiungono – perché quando l’amicizia sul social network è stata concessa, chi ha adescato la vittima ha già salvato copia di tutti suoi contatti e conosce gli ipotetici destinatari delle immagini per costringere l’utente a pagare”.

Insomma, il trabocchetto è ben studiato, segue sempre lo stesso schema e si trasforma in un puro tentativo di estorsione con tanto di minacce e pressioni psicologiche. “Al video – spiega ancora la polizia postale – vengono assegnati titoli inequivocabili: “Eccolo mentre fa sesso on line con una minore”, ad esempio. Le immagini vengono così pubblicate su Youtube in modalità “protetta”, cioè non pubblica e alla vittima viene fornita una password di accesso affinché possa verificare che il video esiste ed è pronto per la pubblicazione e che, di conseguenza, la minaccia è concreta”.

Ma come evitare di essere raggirati? Ecco i consigli della polizia postale, che sta tuttora indagando sul fenomeno che si sta ormai diffondendo a macchia d’olio a Palermo e in provincia: “La vittima non deve mai pagare, perché alla prima richiesta ne seguono puntualmente altre. Deve subito bloccare quel contatto sia sul social network che in videochat e inoltrare, subito, richiesta di rimozione del video ai gestori della piattaforma sulla quale il video stesso è stato postato. Poi deve fare denuncia alla polizia. Ancor prima, se è possibile, è consigliabile non concedere “amicizia” sui social network a persone che non sono conosciute anche nella vita reale. Concedere la propria amicizia sulla piattaforma significa, infatti, ammettere una persona estranea in uno spazio “riservato” e “privilegiato”, che è la nostra pagina personale, concedendole un enorme ed immotivato vantaggio qualora si tratti di un malintenzionato, per questo – sottolinea la polizia – è fondamentale configurare le nostre pagine social in modo tale da renderle “invisibili” agli sconosciuti, in questo caso cyber criminali che operano spesso da paesi esteri e non offrono collaborazione alle indagini, adottando tutte le cautele possibili per oscurare le loro connessioni e rendendo molto difficile la loro individuazione”.


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