Le telefonate, l'attesa, il giro in auto |La notte dell'omicidio di Giordana - Live Sicilia

Le telefonate, l’attesa, il giro in auto |La notte dell’omicidio di Giordana

Le indagini dei Carabinieri hanno cristalizzato gli eventi che si sono susseguiti in quelle tragiche ore di violenza: controlli dei tabulati telefonici, analisi delle telecamere, parenti e amici sono stati risentiti.

La premeditazione
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CATANIA – L’orrore si sarebbe svolto in pochi minuti. Meno di mezz’ora. Dall’una e trenta alle due di quella maledetta notte del 7 ottobre in cui è stata uccisa Giordana Di Stefano, la giovane mamma di Nicolosi. Le indagini del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Catania hanno cristalizzato gli eventi che si sono susseguiti in quelle tragiche ore di violenza: controlli dei tabulati telefonici, analisi delle telecamere dell’autostrada, parenti e amici sono stati risentiti. I tasselli del puzzle piano piano si stanno incastrando: dal quadro probatorio emerge che l’omicidio della ventenne sia l’epilogo di un piano violento di Luca Priolo, l’ex compagno. Nuovi elementi si sono aggiunti a quelli già raccolti nella prima fase dell’inchiesta e hanno supportato la richiesta formulata al Gip dal pm Alessandro Sorrentino del riconoscimento dell’aggravante della premeditazione. Il Giudice Loredana Pezzino ieri ha accolto la richiesta e congiuntamente ha emesso l’ordinanza con cui si confermava la misura di custodia cautelare in carcere disposta dalla magistratura milanese.

Il Gip domani mattina si recherà al carcere di Piazza Lanza per l’interrogatorio di garanzia. Luca Priolo sarà ascoltato, il giudice Pezzino vuole approfondire i nuovi elementi di prova emersi in questa fase dell’attività investigativa. Il pm Sorrentino lo ha già sentito dopo il trasferimento da Milano: il giovane papà continua a dire di “aver perso la testa”. Sarebbe andato dall’ex compagna  per chiederle di “rimettere” la querela, ma per gli inquirenti la denuncia per stalking è solo la punta dell’iceberg. Dalla lettura della sequenza degli avvenimenti si può comprendere che non può essere solo il bisogno di evitare un processo a spingere Luca ad andare sotto casa di Giordana quella notte.

Quel martedì sera Luca cerca di contattarla più volte al cellulare, ma la giovane non risponde. Due o tre telefonate perse. Intorno alle 23.30 il 24enne nasconde l’auto in una strada vicino casa della giovane e aspetta il suo rientro. Ha un coltello in tasca.Trascorre un’ora prima dell’arrivo della ventenne che nel frattempo, forse fiutando che avrebbe trovato il papà della sua piccola davanti alla porta, chiede al cugino di accompagnarla. E non si sbaglia. Luca le chiede di parlare, i rifiuti non servono perchè alla fine Giordana lo fa salire in auto. Lei alla guida, accanto il cugino e dietro il suo ex. Fanno un giro. Parlano. Ad un certo punto le chiede di accompagnare il parente perchè devono discutere di questioni private. La convince. E’ 1.30. Il cugino scende dalla macchina chiedendole di mandargli un messaggio appena sarebbe arrivata a casa. Un sms che non arriva mai.

Quello che accade dopo è il racconto dell’orrore. Luca si trasforma nel violento e spietato assassino che uccide Giordana con 45 colpi. Il 24enne scappa, si disfa del coltello e raggiunge la casa della vittima dove aveva nascosto la sua macchina: passa dalla sua abitazione per prendere un piccolo bagaglio e mettere i vestiti sporchi di sangue in una busta che abbandona vicino Belpasso. Prima di raggiungere l’autostrada avrebbe avuto il tempo anche di passare da un amico. Pochi minuti prima delle 4 la telecamera del casello di San Gregorio lo immortala in fuga dalla Sicilia. Una fuga che dura poche ore: a Milano i carabinieri lo arrestano e lui non può fare altro che ammettere di essere l’assassino di Giordana.

 

 

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