Dentro il Palasport abbandonato | Un giorno nella struttura devastata - Live Sicilia

Dentro il Palasport abbandonato | Un giorno nella struttura devastata

Il mensile "S" è entrato nella struttura di Fondo Patti. Ecco cosa abbiamo visto (FOTO). Clicca qui per acquistare la rivista S.

PALERMO - Anticipazione da "S"
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PALERMO – Guerra del Golfo, vent’anni fa. A Baghdad i bombardieri statunitensi si lasciavano alle spalle la devastazione. Negli stessi anni, negli stessi giorni, a Fondo Patti, nel quartiere palermitano di Partanna Mondello, si progettava un impianto che sarebbe dovuto diventare il fiore all’occhiello dello sport in città. Qui i bombardieri non sono mai passati. Eppure la devastazione non è molto differente. Nessuna bomba, nessun ordigno. L’aspetto fatiscente è, semplicemente, lo specchio dell’abbandono.

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Entrare all’interno del Palasport non è facile: bisogna fare la gimkana tra i detriti che rendono impraticabile quello che fu tra gli impianti sportivi comunali più gloriosi di Palermo. “S” ci è riuscita, e in queste pagine vi mostra l’aspetto della struttura, chiusa e inagibile da quando, nel 2008, il maltempo lo “scoperchiò”. Una struttura abbandonata a se stessa per la quale, neanche vent’anni fa, fu spesa una pioggia di miliardi.

Non c’è un guardiano, oggi, nel palasport abbandonato. Il gabbiotto che dovrebbe ospitarlo è ben riconoscibile, ma non c’è nulla cui fare la guardia: tutto intorno i protagonisti sono i calcinacci. Comprimari, al loro fianco, sedie fuori posto e polvere, tanta polvere. Devastazione: lungo le scale che conducono all’anello superiore della struttura sembra che una divinità vendicativa abbia lanciato enormi blocchi di calcestruzzo ad ingombrare il passaggio. Il ciclope, però, non c’entra: i blocchi, però, non sono stati gettati qui, ma sono l’ultima testimonianza del temporale che ha distrutto il tetto e, in definitiva, la struttura.

Giusto qualche scalino e si inizia a intravedere il parterre, o quello che ne resta, dove fino a sette anni fa si esibivano cantanti e showman di successo, fino a un ultimo concerto di Antonello Venditti. I colori predominanti, qui, sono il marrone e l’azzurro. Si scende, e la dominante diventa solo quest’ultima: quelli che, a centinaia, affollano l’area intorno alla platea sembrano materassini blu, ma sono pannelli fono-assorbenti che servivano per insonorizzare, appunto, tutto l’impianto sportivo durante gli eventi e le manifestazioni. Le tribune, ormai tra l’azzurro e il grigio, sono piene d’immondizia e vetri rotti. Lì, tra le macerie piovute dal tetto, segni di vita umana: una lavatrice, una sedia in legno senza la seduta, alcune mensole e persino un materasso, stavolta a molle. Probabilmente, in questi anni il Palasport si è trasformato in un rifugio per clochard.

Si passeggia a fatica, il parquet cigola e, in alcuni punti, non c’è neppure più. Tra spranghe di ferro ed elementi della struttura staccati e decaduti, è il resto di un incendio quello che si calpesta. Il legno ha lasciato spazio al cemento, la polvere è un impasto denso di fango e detriti. Dal tetto gocciola l’acqua. Così, quel palcoscenico di voci e canzoni è bruciato e al tempo stesso fradicio. Una nota di colore, in mezzo a questa distruzione, è suggerita dal rosso. Sono gli allarmi anti-incendio, riallocati tra un pannello blu e un grumo di fanghiglia. Ci sono crepe nel muro e scritte, persino escrementi.
Alzando gli occhi al cielo, altri pannelli insonorizzanti penzolano dal tetto. Sono precari, appesi a un filo come il destino del Palazzetto dello Sport che da anni versa in uno stato di totale desolazione. Manca l’elettricità, assente perché, in questo periodo, sono stati saccheggiati i tombini di un materiale pregiato come il rame. L’opera, progettata dall’architetto Manfredi Nicoletti che contava seimila posti a sedere, fu aperta nel 2000 e chiusa appena otto anni dopo. Il danno iniziale fu stimato intorno ai 100 mila euro. Adesso, invece, i soldi necessari sono molti di più.

Eduardo De Filippis, consigliere della settima circoscrizione che fa da cicerone alla cronista in questa scena di devastazione, una proposta ce l’avrebbe: “Per riqualificare l’impianto – spiega – ho proposto di realizzare delle convenzioni con i privati, rimanendo titolare dell’immobile. Ci sono già due gruppi interessati: da una parte un’importante azienda di Milano, dall’altra una cordata di imprenditori palermitani”. Il Comune, però, ha un piano alternativo: è infatti di metà dicembre l’annuncio di un finanziamento da 5 milioni della presidenza del Consiglio dei ministri per il palasport. I soldi stanziati da Roma si sommano ai sei milioni messi a disposizione dal Comune anche grazie a un prestito.

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