Ci ha messo la faccia - Live Sicilia

Ci ha messo la faccia

Dallo speciale "I love Francesco" realizzato per il primo anniversario della scomparsa di Francesco Foresta.

I love Francesco
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2 min di lettura

Si può campare cent’anni e non lasciare un segno. Ma la vita in qualche caso può essere scippata nel pieno delle energie senza scalfire la grandezza di un’esperienza destinata a restare come esempio. E’ il caso di un maestro mai salito in cattedra, capace di costruire un progetto editoriale tirando su una squadra di cronisti liberi di raccontare e denunciare con distacco dal potere, duri se necessario, capaci comunque di sfoderare un’ironia che non diventava mai livore. Ancorato al sacro scoglio della notizia, con le sue rigide regole legate all’esistenza e al riscontro della stessa, Francesco Foresta non è mai scivolato lungo la china di quelle campagne di stampa in cui si sono distinti anche grandi giornali decisi nel nostro Paese ad orientare le opinioni più che a raccontare i fatti, a cominciare dai settori più esposti, politica ed economia. Se non ci fossero stati e se non ci fossero quei giornali forse il Paese non sarebbe migliore. Ma la vita pubblica, ammettiamolo, è stata anche drogata in qualche caso da campagne di stampa talvolta deviate da pregiudizi e fissazioni, ridotte a battaglie personalistiche. Con l’effetto di alimentare quel retropensiero che porta a dubitare della stessa indipendenza di chi scrive da torrette di redazioni militarizzate. Come la moglie di Cesare che deve anche apparire, oltre che essere seria, ai giornali si imporrebbe quel distacco capace di evitare ogni dubbio sulla propria indipendenza. Ed è questo che mi piace ricordare ad un anno dalla scomparsa di questo cronista di razza trasformatosi da autodidatta in imprenditore editoriale. Capace di dare un input ai suoi cronisti, sempre lasciandoli liberi, limitandosi a suggerire la tecnica, ad alimentare un dialogo, senza la pretesa di modellarne a sua immagine stile e contenuti. Implacabile, spesso, ma sempre fuori dall’idea del giornale-partito dedito a pilotare e organizzare il consenso o la controinformazione, geloso piuttosto di una netta visibilità di quel distacco capace di confortare il lettore sulla indipendenza della fonte che offre la notizia. Perché il rischio è di non essere creduti quando, ripetuti a raffica gli attacchi, ne scatta uno che magari ha ragion d’essere ma che viene mal interpretato, ridotto a tassello di una tattica avversaria, quasi un giornale fosse, appunto, un pezzo di partito o il cemento di una coalizione, nuova o vecchia poco importa. C’è un termine moderno che Francesco non ha mai utilizzato, endorsement, come si dice utilizzando la radice dell’inglese “to endorse”, che sta per mettere la firma dietro, a supporto di qualcuno o di qualcosa. Ecco, Francesco la firma l’ha sempre messa davanti. Con la sua faccia. Come dovranno continuare a fare i giovani che vorranno ancora considerarlo il loro maestro.

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