Estorsioni, recupero crediti e droga| Gli affari del "gruppo" della stazione - Live Sicilia

Estorsioni, recupero crediti e droga| Gli affari del “gruppo” della stazione

Prosegue la requisitoria del Pg Angelo Busacca nel processo d'appello Reset. Il magistrato ha esaminato alcuni dei personaggi chiave dell'inchiesta, tra cui Benedetto Zucchero, figlio del boss dei Santapaola Pippo.

Il processo d'appello
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CATANIA – E’ arrivato al clou il processo d’appello che vede alla sbarra le nuove leve e i capi storici del gruppo santapaoliano della stazione, condannati in primo grado con il rito abbreviato. Il Pg Angelo Busacca oggi ha proseguito la requisitoria già iniziata nelle scorse udienze davanti alla prima sezione della Corte d’Appello presieduta dal Giudice Costa. Il magistrato, questa mattina, ha esaminato alcune delle posizioni di maggior rilievo dell’organizzazione criminale che secondo la tesi accusatoria sarebbe capeggiata da Pippo Zucchero, che nonostante la detenzione in carcere avrebbe “guidato” la famiglia ordinando una serie di estorsioni. Busacca si concentra sul ruolo di rilievo del figlio del boss detenuto, Benedetto Zucchero. Il Pg ha passato in rassegna il numero significativo di estorsioni del gruppo criminale che avrebbe vessato e intimidito imprenditori e commercianti della zona. E’ stato inoltre analizzato il sistema di recupero crediti messo in piedi dall’organizzazione criminale, ala operativa del gruppo santapaoliano che sarebbe direttamente collegata – secondo alcuni collaboratori di giustizia – con la frangia della famiglia collegata al boss Aldo Ercolano. Altra fonte di reddito della cosca di Zucchero sarebbe stato il traffico di marijuana: la zona di spaccio comprendeva la stazione e anche lo storico mercato rionale di Catania. Il Pg ha chiesto alla Corte la conferma della sentenza del Gup per le posizioni esaminate, Benedetto Zucchero è stato condannato a 12 anni di reclusione. Il processo d’appello è stato rinviato al 10 febbraio per la conclusione della requisitoria: Busacca discuterà sulle posizioni di alcuni pusher del gruppo. Si proseguirà con le parti civili e poi saranno calendarizzate le udienze per le arringhe difensive.

Era il novembre del 2013 quando la Guardia di Finanza eseguì 24 misure di custodia cautelare in carcere: azzerando di fatto il cosidetto Gruppo della Stazione. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, permise di seguire “quasi in diretta”, grazie soprattutto alle intercettazioni captate dall’ottobre 2011 a marzo 2013, le mosse del gruppo storicamente affiliato alla Cosca Santapaola Ercolano e di ricostruirne il suo organigramma. A impartire gli ordini, anche da dietro le sbarre, sarebbe stato “Pippo” Zucchero (imputato nel processo ordinario di primo grado). Direttamente dal carcere avrebbe scelto i suoi “eredi” chiamati a ricostruire l’organizzazione e la piazza di spaccio. Il genero Cristofaro Romano e il figlio Benedetto, in tempi record, avrebbero rimesso in piedi gli affari di “famiglia” creando una rete criminale ad altissimo livello con attività che andavano dalla droga, alle estorsioni, all’usura, alle rapine fino al nuovo business del “recupero crediti”.

In primo grado il Gup aveva inflitto pene pensantissime: 9 anni e 6 mesi per Albergo Alessandro, 10 anni per Arena Marco e Faro Francesco inteso Melo Meno, 11 anni e 7 mesi per Bonfiglio Orazio inteso Orazio Bassotto, 4 anni e 11 mesi per Caruso Sebastiano inteso Nuccio Tyson,  3 anni per Gallo Angelo inteso Angelo a ciolla, 12 anni per Liberato Francesco inteso Franco, 11 anni per Mirabella Salvatore inteso Turi Palocco, 2 anni e 8 mesi per Mirabile Angelo inteso Angelo u porcu, 6 anni per  Puglisi Antonio inteso Puddisino, Romano Cristofaro inteso Cristian (20 anni), per Scalia Alessandro il giudice ha emesso una condanna a 10 anni e 2 mesi di carcere, mentre per Alessandro Vella si è fermato a 9 anni e 6 mesi. Le pene più dure sono quelle di Silverio Davide Giuseppe e Zuccaro Domenico inteso Domenico u biondo a 20 anni. Il figlio di Pippo Zucchero, Benedetto – come detto – è stato condannato in primo grado a 12 anni.

 

 

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