Appuntamento con la baby squillo| Quei clienti divenuti facilitatori - Live Sicilia

Appuntamento con la baby squillo| Quei clienti divenuti facilitatori

Indagini su centinaia di contatti telefonici. I professionisti hanno fatto da mediatori.

PALERMO – Un investigatore sussurra la parola “facilitatori”. Ad un certo punto i clienti della baby squillo avrebbero fatto circolare la voci fra gli amici. Naomi sarebbe diventata l’oggetto del desiderio di un giro sempre più ampio di clienti danarosi. Tra cui molti professionisti.

Ci sono molti spunti investigativi che lo confermerebbero. Innanzitutto la mole di contatti telefonici fra alcuni clienti e Dario Nicolicchia, l’uomo accusato di avere fatto prostituire la sedicenne. Fino a 400 contatti con una singola persona. Troppi per un normale cliente, anche se assiduo. Da qui l’ipotesi che qualcuno possa avere fatto da mediatore.

Secondo indizio: nel corso dell’interrogatorio di Nicolicchia davanti al giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa, il pubblico ministero Claudio Camilleri ha fatto riferimento ad un album fotografico dei clienti. Si è riservato, però, di mostrarlo all’indagato in una fase successiva, “con un album che auspica la Procura potere formare in maniera più completa ed esaustiva”.

Terzo indizio: uno dei clienti, un avvocato, ha raccontato “di avere avuto il numero da parte del titolare del sex shop”, dopo che “fatto degli acquisti per i fatti suoi… parla di questa ragazza e mostra le foto di questa ragazza sul computer e fornisce la sua utenza”. Poi, ha ammesso di avete organizzato degli incontri fra la sedicenne e alcuni suoi amici, di cui fa i nomi.

Quarto indizio: ad un certo punto, nel corso dell’interrogatorio, Nicolicchia si è difeso dall’accusa di avere intascato soldi per le prestazioni della ragazza, sostenendo che “io potrei tranquillamente dire che l’avvocato ha dato somme allucinanti come tante altre persone, così li faccio marcire in galera in quanto sfruttatori e cose varie, ma io non ho nessun motivo di proteggere queste persone, a me non frega nulla di queste persone, io posso dire soltanto quello che ho visto”.

E su questo punto che il racconto di Nicolicchia non convince. Secondo i poliziotti della Squadra mobile, non ha detto la veritià. Si è limitato a parlare di gioco erotico e a scaricare le colpe sulla ragazza, sulla cui attendibilità gli investigatori, invece, non hanno dubbi. L’uomo rischia grosso: chi sfrutta una minorenne per farla prostituire viene condannato a una pena da sei a dodici anni di carcere. Da uno a sei anni, invece, è la condanna per i clienti. Ma si deve provare che conoscessero la vera età della ragazza. Ed è su questo che stanno lavorando i poliziotti della Squadra mobile. La ragazzina diceva di avere diciotto anni, ma le sue sue fattezze tradiscono la minore età. E allora l’ipotesi è che i clienti, almeno alcuni di loro, la contattassero proprio per questo. Si era sparsa la voce su quella ragazzina che amava la cultura giapponese.


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