Droga, armi e un fiume di soldi |Processo Idria: la sentenza - Live Sicilia

Droga, armi e un fiume di soldi |Processo Idria: la sentenza

Tutti i nomi e le condanne.

in piedi l'impianto accusatorio
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CATANIA. Pene ridotte ma impianto accusatorio pressoché inalterato. Si è concluso così davanti alla Corte d’Appello di Catania il processo di secondo grado a carico di Vincenzo Musumeci, Riccardo Calabretta e Oaulid Laabadi, gli imputati principali in aula, accusati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e, a vario titolo, di detenzione illegale di armi da sparo e di reati contro il patrimonio. I giudici hanno confermato l’esistenza di un sodalizio, con base nella piccola frazione mascalese di Nunziata, dedito al traffico di droga. Comminate però pene più lievi rispetto alle durissime condanne inflitte dal gup Giovanni Cariolo.

A Vincenzo Musumeci, ritenuto il promotore dell’associazione dal sostituto procuratore generale Rosa Miriam Cantone, che aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado, inflitta una condanna a 9 anni e 8 mesi. Era stato condannato dal gup a 12 anni e 4 mesi. Condanna a 6 anni e 10 mesi per Riccardo Calabretta, che ha ottenuto uno sconto di pena pari ad 1 anno e 2 mesi. Il terzo componente della presunta associazione, Oualid Laabadi, è stato invece condannato a 7 anni. In primo grado gli erano stati inflitti 9 anni e 4 mesi. Pene ridotte anche per Davide Catanzaro, accusato di spaccio e condannato ad 1 anno di reclusione, la metà della pena comminata dal gup, e per Francesco Bonaccorso, imputato per l’acquisto di un ingente carico di marijuana, che dovrà scontare una pena di 2 anni, 1 anno e 6 mesi in meno rispetto alla condanna del gup. Sentenza confermata, invece, per Francesco Costa. L’uomo, considerato dall’accusa tra i più assidui acquirenti di droga, era stato condannato a 2 anni e 6 mesi.

LE REAZIONI. “Sotto il profilo sanzionatorio possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti – commenta il legale Maria Elisa Ventura, difensore di fiducia di Oualid Laabadi – Se si considera che con queste stesse contestazioni sono stati inflitti anche 14 anni. Non è però caduta l’accusa di associazione, che trovo forzata. Per questo, non appena saranno depositate le motivazioni, presenteremo ricorso in Cassazione”.

Anche Ernesto Pino, legale di Vincenzo Musumeci, preannuncia il ricorso. “La Corte d’Appello ha riconosciuto la limitata portata della presunta associazione – dichiara il difensore – Fermo restando che ancora c’è da leggere la motivazione. E comunque faremo ricorso in Cassazione perché continuiamo a ritenere che l’associazione, dal punto di vista squisitamente giuridico, non ci sia”.

Di tutt’altro tenore la dichiarazione di Michele Pansera, difensore di fiducia di Davide Catanzaro. “Apprendo con soddisfazione che la Corte d’Appello di Catania ha accolto i motivi d’appello depositati per il mio assistito – commenta il legale – condividendo la tesi difensiva della configurabilità dell’ipotesi lieve. La pena inflitta di 1 anno di reclusione è stata evidentemente comminata partendo dal minimo edittale, se consideriamo l’aumento per la continuazione per i molteplici episodi di spaccio contestati al mio assistito. Attendo di leggere le motivazioni della sentenza per ogni ulteriore considerazione e per valutare l’eventuale proposizione di gravame, ma non posso che ritenermi soddisfatto del risultato ottenuto”.


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