Tutti a parlare di mafia e forestali | E la politica nasconde le sue colpe - Live Sicilia

Tutti a parlare di mafia e forestali | E la politica nasconde le sue colpe

Così scompaiono errori, assenza e ritardi di chi ci governa.

La Sicilia in fiamme
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PALERMO – “Saremo duri con i piromani” ha promesso un accigliato Angelino Alfano, giunto in Sicilia con la puntualità dell’uomo della “sesta giornata”. La giornata nella quale ciò che andava fatto era già stato compiuto. Quando la Sicilia bruciava da ore, accerchiando le case dei siciliani, uccidendo animali, bruciando vegetazione, carbonizzando gli investimenti e i sogni dei nostri imprenditori superstiti, come racconta oggi Riccardo Lo Verso.

Spezzeremo le reni ai piromani, ha assicurato però il ministro dell’Interno. Mentre littorici Canadair venivano inviati a manifestare forza ed efficienza sorvolando il tetto della Prefettura dove si è recato, con nutrito e scontato codazzo il titolare del Viminale. Lo stesso è avvenuto nella giornata di oggi, a Palazzo d’Orleans, dove il presidente Crocetta nella sua consueta conferenza stampa ha usato i soliti toni sobri della guerra senza quartiere, contro la mafia dei roghi, ultima variante della mafia dei pascoli, che giunge solo dopo la mafia dei Pip, la mafia della Formazione, la mafia dei grandi eventi. Eccola, la nuova mafia servita ai siciliani. “Contro cui saremo durissimi”, sembrano ormai dire in coro Alfano e Crocetta.

E ci mancherebbe. Ci mancherebbe che lo Stato e le istituzioni regionali fossero morbidi contro i criminali. Ancora tutti da identificare, a dire il vero. Da quantificare. Ai quali dare una connotazione, insomma. Ma la banalità non è più consentita di fronte alle dimensioni di questa apocalisse. Un disastro annunciato, tra l’altro, pochi giorni prima a Pantelleria.

Ma intanto, questa massa di piromani senza volto torna buona a nascondere il resto. A nascondere, cioè, le inefficienze della macchina degli interventi. Nonostante l’accorato interesse del premier Renzi da Palazzo Chigi, nonostante le promesse di “reazione” di Alfano in Prefettura, nonostante le iperboli di Crocetta contro “la nostra Isis”. Già, il resto non esiste più. Soffocato dalla retorica del “nemico da sconfiggere”, della quale grondano già i prevedibilissimi comunicati stampa di chi su queste vicende – solo su queste vicende – ha fondato carriere e ha giustificato la propria presenza sulla scena pubblica. Il resto non esiste più, le responsabilità, cioè, di chi quelle cose dovrebbe evitarle, scongiurarle o quantomeno limitarle. Responsabilità rimaste avvolte nei fumi alzati da chi? Da piromani? Da mafiosi? Da forestali delusi? O forse, giusto per non farci mancare nulla, da tutto quanto insieme: i piro-mafio-forestali che assolvono tutti.

Eppure, in tanti, anche tra chi dovrebbe essere alleato di questo governo, hanno puntato il dito contro la macchina amministrativa. E quella governativa. Esponenti politici con esperienze nel settore, ad esempio, hanno sottolineato con la matita blu tutte le falle del sistema. Sindacati di categoria hanno alzato il velo contro la mancanza di prevenzione. Qualcuno oggi si accorge invece che nel Corpo forestale (non tra i 23 mila operati forestali) in troppi stanno dietro le scrivanie piuttosto che andare per boschi. Qualcun altro si è accorto che agli addetti all’antincendio non è stato fornito un mezzo che fosse utile almeno a spegnere un falò in spiaggia. Nessuno invece si chiede come mai si sia firmato un contratto per gli elicotteri anticendio con la postilla che questi non possano viaggiare durante le ore notturne. Qualcuno poi si è domandato come mai non si sia chiusa la convenzione con i vigili del fuoco richiesta da tanti. E ancora, scendendo dal piano della politica e dell’amministrazione, alle case, alle strade di Sicilia, ecco i racconti, giunti come fiumi di indignazione, di chi ha dovuto spegnere i fuochi con i tubi di gomma, di chi ha visto le fiamme lambire i muri di casa, di chi ha visto il proprio cane ucciso dal fumo e dal fuoco. E chi, sul litorale di Cefalù, ha visto andare in fumo soldi, sogni, persino la speranza: “Me ne vado”, si è arreso il titolare del club Le Vele.

Ma ieri, oggi, ci raccontano che “spezzeranno le reni ai piromani”. Che non lasceranno scampo ai responsabili. Ancora da individuare. E ci mancherebbe. Ma è troppo, per questa politica inconcludente, chiedere che si trovi del tempo, tra una caccia senza quartiere e un cerchio che si stringe, per amministrare questa Sicilia? È troppo chiedere, a questi soggetti, a Roma come a Palermo, se secondo loro ha funzionato tutto alla perfezione? Se si poteva fare qualcosa di più? Sì, è troppo. In effetti hanno già risposto tutti: “Il sistema ha funzionato perfettamente”. I siciliani quindi possono stare tranquilli. La prossima volta in cui il sistema funzionerà di nuovo alla perfezione, ci troveremo ancora una volta avvolti dalle fiamme. Ma almeno, avremo nuovi piro-mafio-forestali a cui dare la caccia sulle strade di una Sicilia devastata.


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