La giudice Marina Rizza |alle Misure di Prevenzione - Live Sicilia

La giudice Marina Rizza |alle Misure di Prevenzione

Lascia l'ufficio Gip del Tribunale di Catania. (Nella foto Marina Rizza legge la sentenza Lombardo)

CATANIA – Marina Rizza lascia l’ufficio Gip del Tribunale di Catania per una nuova avventura professionale nel Tribunale di Catania sezione Misure di Prevenzione. Un ruolo delicato: la giudice dovrà valutare e analizzare le proposte avanzate da Procura, Questura e Dia su alcuni personaggi sospettati di particolare pericolosità sociale, sui patrimoni che sarebbero il frutto di un arricchimento illecito o proveniente da capitali illeciti e su quelle aziende in odor di mafia. In questo nuovo incarico (già operativo da alcuni giorni) Marina Rizza porterà la sua enorme esperienza maturata nelle funzioni di Giudice per le Indagini Preliminari e di Gup.

Profonda conoscitrice delle dinamiche della criminalità organizzata, Marina Rizza ha firmato molte tra le più importanti ordinanze di custodia cautelare di Catania riguardanti inchieste sui massimi esponenti della mafia catanese. E’ lei  la giudice che ha portato in carcere i presunti assassini e mandanti di Luigi Ilardo: l’omicidio dell’infiltrato Oriente era rimasto irrisolto per quasi due decenni. L’ordinanza firmata da Marina Rizza non è un semplice provvedimento cautelare, in quelle pagine la giudice riapre squarci su una delle pagine più oscure della storia della criminalità organizzata. Parla di “un’accelerazione” alla condanna a morte del cugino di Piddu Madonia (ora sotto processo per questo delitto) e accenna a quello “spiffero” che avrebbe portato alla cupola la notizia Ilardo stava per entrare nel programma dei collaboratori di giustizia. Ombre sui fattori devianti di uno “stato” parallelo che sarebbe venuto a patti con la mafia. L’ordinanza cautelare è stata emessa il 3 giugno del 2013: la lista degli indagati è composta dal gotha di Cosa nostra, non solo catanese. Il capo della famiglia di Caltanissetta, Giuseppe Madonia, Benedetto Cocimano, che negli ultimi anni ha scalato la gerarchia della famiglia dei Santapaola e di Maurizio Zuccaro, anche lui ritenuto uomo di vertice della famiglia di Nitto.

Il processo abbreviato che vedeva al banco degli imputati l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo ha portato nell’aula giudiziaria del Gup Marina Rizza i riflettori di tutta la stampa nazionale. Il 19 febbraio 2014 Marina Rizza condanna Raffaele Lombardo per concorso esterno in associazione mafiosa. “Condanna storica”. Così la definì Giovanni Salvi, ex procuratore di Catania e attuale Pg di Roma.

Infinito il curriculum di Marina Rizza. La giudice si è occupata anche di processi abbreviati con al centro delitti efferati e inspiegabili, come quello dell’omicidio dell’informatore scientifico Roberto Cavalieri. Chi conosce la giudice però afferma come sia il processo sul delitto di Maria Rita Russo ad aver lasciato un segno indelebile nell’anima di Marina Rizza. La donna fu bruciata viva dal sottoufficiale dell’aeronautica giarrese Salvatore Capone. 

Marina Rizza ha emesso l’ordinanza anche per il professore Elio Rossitto. Il professore nell’ottobre del 2009 era stato denunciato da due studentesse che lo accusarono di aver chiesto loro prestazioni sessuali in cambio del superamento dell’esame.

Porta la firma di Marina Rizza anche la misura cautelare nei confronti di Rosario Grasso, il proprietare del ristorante “Akis” di Aci Sant’Antonio. Il caso, infatti, fu battezzato il giallo dell’Akis. Il titolare è stato accusato dell’omicidio di Grasso Francesco e di Spampinato Giuseppe, vicini ai Laudani. Grasso è stato condannato in primo e secondo grado a 29 anni di reclusione.

Marina Rizza, nel ruolo di Gup, ha emesso anche il decreto di rinvio a giudizio per Antonio Scavone, Giuseppe Calaciura, Giovanni Puglisi, Elisabetta Caponnetto e Fidelbo Melchiorre, marito della senatrice Anna Finocchiaro, per il caso del Pta di Giarre.

Lo scandalo alla commissione tributaria di Catania, per delle presunte “sentenze di favore”. Il Gip Rizza dispone l’arresto per il giudice Filippo Impallomeni, Giovanni Antonino La Rocca,  Antonino Toscano e Giuseppe Virlinzi. L’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza ha scatenato un vero e proprio terremoto.

E’ di pochi giorni fa il decreto di rinvio a giudizio di Nicola Mancuso, imputato per l’omicidio di Valentina Salomone. La giovane biancavillese che nel 2010 fu trovata impiccata in una villetta di Adrano.


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