Il ministro Poletti a Belpasso |"A lavoro per ridurre gap Nord-sud" - Live Sicilia

Il ministro Poletti a Belpasso |”A lavoro per ridurre gap Nord-sud”

Il ministro del Lavoro e politiche sociali, Giuliano Poletti in visita questo pomeriggio nella storica industria dolciaria “Condorelli".

BELPASSO – Non poteva che essere accolto con vassoi di pasticcini e latte di mandorla il ministro del Lavoro e politiche sociali, Giuliano Poletti in visita questo pomeriggio nella storica industria dolciaria “Condorelli” a Belpasso. Azienda che bene rappresenta il modello di eccellenza del sud e per questo scelta come prima tappa dal ministro arrivato ieri a Catania. Una realtà imprenditoriale che con i suoi 82 dipendenti ha reagito con successo agli scossoni della crisi, tanto da crescere nell’ultimo anno e aver approntato una imminente linea di franchising. “Il lavoro è un pezzo essenziale della nostra vita” – ha affermato il ministro accolto all’ingresso della fabbrica dai lavoratori, dalla famiglia Condorelli e dal sottosegretario all’istruzione, il renziano Davide Faraone giunto poco dopo l’arrivo del ministro.

Ma il prima di introdursi all’interno dello stabilimento per il consueto “tour” Poletti si è intrattenuto con i giornalisti, soffermandosi su una breve analisi a proposito dell’enorme gap che da anni distanzia nord e sud. “È un dato storico, purtroppo – spiega – È necessario ridurlo. Su questo argomento sono state fatte alcune scelte per provare a sviluppare l’apparato produttivo di questa area del paese nella convinzione che il sud abbia le caratteristiche, le condizioni e i presupposti per fare molto bene. Bisogna investire, dunque. Lo abbiamo fatto ad esempio attraverso la sottoscrizione di alcuni patti con le Regioni, Sicilia, Calabria e Campania. Stiamo lavorando insieme alle comunità locali per dar vita a progetti concreti. C’è bisogno di infrastrutture, di lavoro e di far crescere la produttività”. E sul tema del lavoro è recente la notizia degli incentivi destinati al sud da defiscalizzare al fine di agevolare i giovani. Su questo il ministro fa una stima: “Sappiamo che ipotizzando un costo medio di 5 mila euro per ogni situazione lavorativa e avendo il governo impegnato circa 530 milioni, il calcolo da fare è molto semplice – dice – Ma stiamo lavorando anche su altri strumenti, fra cui garanzia giovani che se verrà rifinanziato dall’Europa vedremo quali e quante risorse potremo impiegare come i bonus assunzioni. È un dato quasi certo, di cui è giunta notizia nella notte”.

Il ministro parla anche di alternanza scuola lavoro, spiegando come , secondo il suo avviso, i giovani non siano affatto restii a conciliare scuola e occupazione. “Si tratta di esperienze che aiutano a capire cosa si vuole dalla vita, per migliorare competenze come le relazioni, cose che non s’imparano sempre a scuola. Uno strumento importantissimo che cambia la relazione tra il sistema formativo e l’impresa e aiuta a far passare l’idea che s’impara studiando e facendo”.

Un accenno alla governance dell’Inps. “E’ un argomento aperto, ci sono diverse ipotesi già presentate al governo, il quale si è già mostrato favorevole a rivedere alcuni aspetti”. Mentre sui rapporti tesi fra Italia ed Europa il ministro va dritto al punto: “L’Italia è un paese che ha mantenuto gli impegni con l’Europa e pertanto ha le carte in regola per chiedere che si applichino le regole europee che già ci sono per le situazioni eccezionali, in riferimento a temi come quello dei migranti e terremoto. Abbiamo combattuto contro la politica dell’austerity, promuovendo una politica espansiva di crescita. Finalmente e ben venga, c’è un dato positivo: l’Europa ha approvato un documento in cui si parla di politiche di crescita, vuol dire che in questi mesi abbiamo ottenuto un risultato. Noi vogliamo che l’Europa cresca, ma il problema della crescita non è solo italiano, questo è quanto cerchiamo di far capire. Nell’’ultimo trimestre il pil italiano è cresciuto più di quello della Francia e di quello tedesco. Si tratterà magari di un solo trimestre, ma è accaduto” – precisa.

Ma non manca da parte dei giornalisti la domanda sul referendum costituzionale o meglio su cosa potrebbe accadere all’indomani del voto se dovesse vincere il no. “Quel che succede credo che non lo sappia nessuno. – ha precisato – Ma se la riforma varata dal governo non dovesse venire approvato dai cittadini si verificherà molto probabilmente una situazione di grande incertezza e occorrerà stabilire cosa fare. Perché l’incertezza è un veleno per l’economia e quindi per gli imprenditori – paventa il ministro – Ritengo che sia un bene che vinca il sì”.

 

 


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