Quella ragazza abbandonata | Lasciata sola, come tutti noi - Live Sicilia

Quella ragazza abbandonata | Lasciata sola, come tutti noi

Zhang Yao. Ecco chi era.

Somigliava a Ciò Ciò San, Madama Butterfly, con la sua attesa disperata. Somigliava a Liù che, nella Turandot, si sacrifica per amore. Era una ragazza cinese, Zhang Yao, vent’anni, travolta da un treno a Roma, mentre cercava di recuperare il bottino di una rapina subita: la borsetta col suo permesso di soggiorno.

Era l’immagine slabbrata della dolcezza a cui non abbiamo dato riparo, che abbiamo schiacciato sotto il peso della nostra indifferenza, negandole pure la pietà. Non ce ne siamo accorti. Semplicemente. Eravamo impegnati con i post su facebook per la crisi di governo. Eravate immersi nel gioco dell’oca della politica, lontani dai binari, dai tetti, dalle case, dal cielo, dalla paura e dalla speranza della gente comune.

Matteo Renzi scattava i selfie con moglie e innocenti figlioletti, in un contesto agreste, che neanche Mussolini quando mieteva il grano…. I grillini espettoravano un altro vaffanculo, l’ennesimo monumento alla loro rabbiosa inconsistenza. Matteo Salvini si raccoglieva nel perimetro della sua cinica e calcolata rabbia. La sinistra battibeccava. Angelino – responsabile della sicurezza di tutti noi – non c’era. E se c’era, al solito, dormiva. Coincidenze e intrecci casuali, certo, ma anche il senso di una distanza che simboli differenti possono illuminare, pure se incoerenti. Madama Butterfly, intanto, moriva, nel suo ultimo atto.

Non vogliamo fare il verso alla retorica peggiore che c’è. Nessuno avrebbe potuto salvare quella ragazza che ricorderemo nel video della nostra memoria: ritta, sul nulla, un minuto prima dell’incidente. Al potere non chiediamo miracoli, né resurrezioni. Basterebbe, di tanto in tanto, un segno di vicinanza, un cuore umano come il nostro, uno sguardo, un ‘non siete soli’.

Allora, sopporteremmo le tribune sul referendum, i governi di scopo, i governicchi tecnici, se qualcuno avesse il coraggio di dire: fermi tutti, pensiamo alle persone, intanto. Se qualcuno dicesse: queste forme irregolari che chiamiamo politica servono a proteggere la sostanza, l’uomo o la donna che si sentono abbandonati, di notte, sul ciglio di un binario.

Invece, non succede mai. Ecco perché la dolce piccola Butterfly, seppellita da sola, fra le lacrime di suo padre – dentro una storia diversa – è diventata una metafora troppo grande, quasi inesplicabile, di un malessere profondo. In lei splendeva la nostra malinconia, il dolore di un canto a bassa voce che nessuno ascolterà più. Un bel dì non vedremo.

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