Esondazione Torrente Lavinaio |A giudizio sindaco e due funzionari - Live Sicilia

Esondazione Torrente Lavinaio |A giudizio sindaco e due funzionari

I tre imputati dovranno rispondere della morte del 53enne acese Giuseppe Castro.

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CATANIA. Dovranno rispondere di omicidio colposo per il decesso di Giuseppe Castro, travolto dalle acque del torrente Lavinaio nel settembre del 2013, l’ex sindaco di Acireale Antonino Garozzo, difeso dai legali Vincenzo Mellia e Rosa Anna Scalia, ed altri due funzionari dello stesso ente, Giovanni Barbagallo, attuale dirigente dei Lavori Pubblici, assistito da Fabrizio Seminara e Nunzio Manciagli, ed Alfio Licciardello, oggi dipendente del settore Finanze ma all’epoca dei fatti comandante della polizia municipale, difeso dall’avvocato Vincenzo Di Mauro.

Il gup di Catania Daniela Monaco Crea, stamani, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio tutti e tre gli imputati. Secondo la Procura di Catania tutti avrebbero responsabilità nella morte del 53enne acese. Barbagallo e Garozzo, secondo l’accusa, avrebbero consentito, il primo in qualità di direttore dell’area Servizi tecnici Pianificazione e gestione del territorio ed il secondo in qualità di sindaco pro tempore, la realizzazione di lavori di urbanizzazione da parte di privati e dello stesso Comune, senza valutare i rischi idrogeologici dovuti alla presenza del torrente. Entrambi, inoltre, e con loro anche l’allora comandante dei vigili urbani Licciardello, non avrebbero segnalato all’utenza, come dovuto, i rischi per l’incolumità pubblica e, soprattutto, non avrebbero adottato le necessarie misure di sicurezza per evitare in caso di violente precipitazioni l’accesso lungo la via Tarcento, il luogo dove la vittima si trovava a bordo del proprio ciclomotore al momento dell’esondazione.

Sette le persone costituitesi parte civile nel processo, tutti familiari di Giuseppe Castro assistiti in aula dai legali dello studio Lipera. Il processo si aprirà il 3 maggio davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Catania in composizione monocratica.

LA VICENDA. E’ il 23 ottobre del 2013 quando i risultati dell’esame del Dna spengono l’ultima flebile speranza dei familiari di Giuseppe Castro. L’uomo, sorpreso un mese prima dalla bomba d’acqua abbattutasi su Acireale, viene travolto dalla violenza del torrente Lavinaio Platani nella frazione di Santa Maria delle Grazie. Il cadavere verrà ritrovato una settimana dopo da un peschereccio al largo di Siracusa. E’ polemica sulla cementificazione di quel tratto di strada, in corrispondenza con il letto del torrente. La Procura di Catania apre un’inchiesta sugli eventi e sulle presunet responsabilità nel decesso del 53enne.

 

 

 

 

 

 

 


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