Premio Fava a Tizian: "Catania |strangolata da mafia e massoneria" - Live Sicilia

Premio Fava a Tizian: “Catania |strangolata da mafia e massoneria”

Lunga intervista al giornalista Giovanni Tizian, scelto per il premio Fava che sarà consegnato oggi pomeriggio.

CATANIA. Inutile incensare. Fuori luogo persino citarne il curriculum conquistato sul campo a suon di inchieste e tastiere da computer consumate. Del resto, il giornalismo è, per fortuna, ancora una cosa seria. Quest’anno il Premio intitolato a Pippo Fava è andato al cronista de L’Espresso, Giovanni Tizian. E l’occasione diventa di quelle propizie per parlare di giornalismo d’inchiesta con chi, come Tizian, da Catania non c’è solo passato: ma ci ha anche lavorato, combattuto col taccuino in mano sudando ogni singola goccia d’inchiostro. Una missione prima ancora che una professione.

Che valore ha, per te, il premio di questa sera?
“Ha un valore enorme perchè mi riconosco in tante cose. Anzitutto, la città: Catania. Dove ho passato un pezzo della mia vita. 
E poi, da calabrese quale sono, sapere di avere dei giornalisti di riferimento per il sud, come lo è stato Pippo Fava, è un enorme privilegio. In un territorio assediato dalle mafie e dal malaffare, c’è chi ha resistito. E chi ha pagato con la vita. Ma c’è anche un altro fattore”.

Quale?
“Condivido assieme a Pippo Fava anche il fatto che io stesso ho dovuto fare i conti con la mano assassina dei clan: ed il riferimento è a mio padre. Fava per me ha un valore importantissimo: sono onorato di ricevere un premio in suo onore. Per noi calabresi, figure come quelle di Fava, Falcone e Borsellino hanno sempre costituito un cono di grande speranza. Le stragi sono state una sconfitta: ma hanno rappresentato anche la voglia di riscattarsi”.

Ma com’è stato fare giornalismo d’inchiesta a Catania?
“Non è semplice farlo a Catania. E anche voi a Livesicilia lo sapete benissimo. C’è da fare i conti non solo col potere mafioso ma anche con quello massonico: un intreccio di Stato deviato. Ed i giornalisti sono i primi a pagarne il prezzo”.

Qualcosa, secondo te, è comunque cambiato?
“E’ cambiato nella misura in cui, forse, non si spara più. E’ diventato troppo rischioso per i clan che, altrimenti, accenderebbero i riflettori sul territorio. Ma ci sono altri mezzi per colpire il giornalismo. Penso alle querele sulle quali il Parlamento non intende fare nulla. Ma penso anche a queste cose assurde legate alle giurie popolari. Io vorrei che chi ha queste idee, spiegasse ai tanti colleghi di provincia che vivono in trincea il senso proprio di queste cose assurde”.

Del resto, la precarietà incide sul poter fare un buon giornalismo. Ma questa è storia vecchia.
“Certo. E’ così. Ci sono situazioni che viviamo tutti assieme: a Catania e non solo. La questione economica è una minaccia. Io la intendo così perchè lasciare ai margini economici, significa non poter fare del buon giornalismo”.

Oggi la consegna del Premio a Catania: ma da un punto d’osservazione esterno, che idea ci si fa di Catania?
“Io credo che Catania viva quella condizione di provincia secondo cui l’informazione del territorio è stata eliminata. Ovvero, se non accade un fatto eclatante della provincia non si parli. Catania inclusa.
 Ma con la differenza che una città come Catania andrebbe raccontata molto più in profondità a livello nazionale. Quando leggo le notizie che pubblicate mi domando come mai non “sfondino” ed arrivino sino a Milano. Io credo che i cittadini italiani debbano sapere cosa accade in città che sono anche laboratori delle nuove mafie”.

Qual è il futuro del giornalismo d’inchiesta?
“Credo che abbia ancora un futuro proprio perchè l’informazione di qualità ha, secondo me, un valore in più rispetto alle notizie quotidiane. Il giornalismo d’inchiesta punta alla radice delle cose e può salvare davvero il giornalismo stesso”.

Per ultimo, si è scatenato il dibattito e lanciato l’appello alla pensione per Riccardo Orioles. Cosa ne pensi?
“Personalmente, sono favorevole. Ed ho anche sottoscritto la petizione perchè credo che, chi si sia speso in questo mestiere, vada premiato. Fare il contrario significherebbe far passare il messaggio che impegnarsi non serve a nulla. E, invece, la pensione ad Orioles sarebbe un bel viatico anche per i giovani a proposito dell’impegno civile”.


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