"Quel verbale è falso"| Vigili urbani sotto inchiesta - Live Sicilia

“Quel verbale è falso”| Vigili urbani sotto inchiesta

foto d'archivio

Tutto iniziò con un incidente all'incrocio fra viale delle Alpi e viale Lazio.

PALERMO – Cinque vigili urbani sotto inchiesta perché avrebbero falsificato il verbale di un incidente stradale. A ricevere l’avviso di conclusione delle indagini sono stati i commissari Francesco D’Antoni e Alfredo Balsano, l’agente Manuela Rita Bannò e gli ispettori Elena Pace e Giuseppe Romano.

Tutto parte da un incidente del 2011, quando una pattuglia intervenne all’incrocio fra viale delle Alpi e viale Lazio. Il conducente di una delle due macchine, modello Ford Fiesta, fu inizialmente sanzionato perché trovato sprovvisto di assicurazione e carta di circolazione.

Solo che, fra verbali annullati e sostituiti, e altri successivamente inseriti nella pratica, alla fine risultò che la macchina era intestata a una concessionaria, circolava con una targa prova ed era regolarmente assicurata.

L’iter burocratico, però, secondo l’accusa, sarebbe stato viziato da falsi e abusi d’ufficio che avrebbero procurato “un ingiusto vantaggio patrimoniale” all’automobilista. Che, qualora fossero rimaste le iniziali contestazioni, avrebbe subito una multa molto più salata e gli sarebbe stato sequestrato il mezzo.

I presunti falsi si sarebbero cristallizzati anche in epoca successiva, e cioè nel 2012 quando un rapporto “modificato” fu inviato al giudice di Pace che doveva giudicare i fatti dell’incidente.

AGGIORNAMENTO DELL’OTTO MARZO ORE 12.51. Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota del commissario di polizia municipale Alfredo Balsano. Con la presente desidero fare chiarezza relativamente ad una notizia apparsa in questi giorni sul vostro Quotidiano in merito ad indagini della Procura della Repubblica di Palermo inerenti reati di abuso d’ufficio e di falso, ipotizzati a mio carico e nei confronti dell’ispettore di polizia municipale, Elena Pace. Al riguardo mi preme evidenziare che fin dall’inizio ho fornito alla polizia giudiziaria ogni chiarimento più che idoneo a sgombrare il quadro investigativo da possibili dubbi circa un mio personale coinvolgimento e, tanto più, del coinvolgimento dell’Ispettore Pace; ho infatti fornito loro ogni necessaria spiegazione e dati di interesse per lo sviluppo e la definizione delle indagini. Ciò nonostante, e con specifico riferimento a quanto emerge dalle notizie diffuse dagli organi di stampa, posso affermare con assoluta certezza che trattasi di informazioni dai contenuti distorti nella misura in cui non tengono conto di determinanti elementi di valutazione acquisiti dagli organi inquirenti anche nella fase successiva alla conclusione delle indagini e che evidentemente sono stati deliberatamente omessi dalla ignota fonte informativa che ha fornito la notizia oggetto di pubblicazione. Mantengo quindi piena fiducia negli organi inquirenti in condizione, oggi, di delineare l’esatto perimetro della mia posizione personale nonché di quella dell’Ispettore Pace, individuando altrove le responsabilità per fatti illeciti rispetto ai quali siamo del tutto estranei, avendo fornito numerosi spunti investigativi negligentemente sottovalutati dalla polizia giudiziaria fin dall’inizio delle indagini. I suggestivi esiti delle investigazioni, condotte da ,operatori della polizia municipale privi della qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria, hanno probabilmente indotto in errore l’Autorità Giudiziaria fino al punto da fare ipotizzare alla stessa un vero e proprio complotto di cui il sottoscritto sarebbe stato protagonista, in concorso con gli altri indagati, al fine di favorire illecitamente un soggetto terzo.

Per il momento non mi resta che smentire tutti gli aspetti di un teorema che appare più che fantasioso e paradossale e che risulta screditato dagli stessi elementi di prova raccolti dalla A.G.; augurandomi che i magistrati della Procura di Palermo facciano luce sugli accadimenti occorsi nel più breve tempo possibile. Nelle more che ciò avvenga vi segnalo che fra gli indagati risultano coinvolti, in prima persona, pubblici ufficiali noti all’Autorità Giudiziaria in quanto già condannati e sui quali pende ulteriore processo che si sta celebrando nelle aule del Palazzo di Giustizia per numerosi reati della medesima indole”.


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