La città nuova e la città murata | Perché non possono convivere? - Live Sicilia

La città nuova e la città murata | Perché non possono convivere?

Via Amari, il tram, i lavori. E la paura di trovarsi dalla parte sbagliata del progresso.

In via Amari abbiamo incontrato gli indiani palermitani e loro difficili esistenze accampate intorno al grande cantiere dell’anello ferroviario. Si tratta di persone laboriose, titolari di attività storiche, spesso tramandate di padre in figlio, che sono rimaste intrappolate nella costruzione di un’opera importante, quanto contrassegnata da effetti collaterali negativi. Uno su tutti: il crollo dell’economia nella zona, soffocata da un muro impenetrabile che impedisce vista e accesso.

Così, abbiamo raccolto lo sfogo dei tagliati fuori, degli esclusi, con un titolo secco e provocatorio: ‘i martiri di via Amari’. Né appaia dissonante il paragone con le tribù dei pellerossa, spazzati via dall’avvento di un mondo diverso: c’è una città nuova che sta faticosamente nascendo, sia pure con gli intoppi e i ritardi che in questi mesi abbiamo annotato. Proprio di fianco, c’è una città che boccheggia, che abbassa le saracinesche, che scopre barriere dove prima c’erano passaggi. Una città murata, invivibile e inaccessibile.

Una schizofrenia tanto evidente da provocare allarme in chi – a torto o a ragione – avverte di essere minacciato dallo stesso destino. Per esempio, l’ipotesi suggestiva, ma ancora teorica, del tram in via Libertà ha provocato reazioni forti – pochi i favorevoli, di più i contrari – tra gli esercenti. Le perplessità sono state condensate in sintesi da Antonio Aluia, patron dell’omonimo bar: “Dopo i commercianti di via Amari, adesso tocca a noi? Non è il tram il problema, sono i cantieri che aprono e che non si sa quando chiudono, sono i tempi quelli che spaventano. La crisi c’è e queste iniziative, gestite in questo modo, aggravano la situazione”.

Dove si dimostra che non esiste – come viene spesso strumentalmente affermato – una presunta divisione tra palermitani illuminati e progressisti e palermitani retrogradi, refrattari al cambiamento. La città nuova può essere una scommessa vinta, purché il suo complesso divenire sia accompagnato dalla sostenibilità. Nessuno è contrario all’anello ferroviario o al tram, in quanto tali. Tanti, semplicemente e pragmaticamente, non vorrebbero trovarsi, come accade in via Amari, reclusi nella città murata, vittime di una rovina marchiata con la griffe beffarda del progresso.


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