Droga, soldi e minacce |Carthago 2, le intercettazioni - Live Sicilia

Droga, soldi e minacce |Carthago 2, le intercettazioni

Retroscena del blitz che ha smantellato il potere dei Santapaola sul traffico di stupefacenti. GUARDA IL VIDEO

LE MISCROSPIE
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CATANIA – “Seicentocinquantamila euro abbiamo chiuso alle “calabrie”, ci siamo?…” A parlare è uno degli indagati dell’inchiesta Carthago 2. Le intercettazioni avviate dai carabinieri del Reparto Operativo di Catania hanno permesso di ricostruire un inequivocabile materiale probatorio che è la “radiografia” di quello che è il traffico di stupefacenti a Catania. Numeri da capogiro. Oltre 600 mila euro probabilmente per un carico di cocaina (proveniente dalla Calabria) che poi sarebbe servito a sostenere le piazze di spaccio del gruppo santapaoliano smantellato oggi nel blitz della Dda di Catania. Il comandante provinciale dell’Arma Gargaro ha parlato di “15 piazze di spaccio”.

Ma quando si parla di soldi ci sono anche i problemi. Qualcuno si sarebbe lamentato di qualche ammanco. “Mi manda a dire: “mancano duecento” – si lamenta uno degli indagati intercettati – “altri qualche centoventi te li sei presi tu!… – aggiunge – a me diecimila euro non me li hai dati a “buscari”!”, conclude mettendo in evidenza il fatto che “deve guadagnare anche lui”. “Vero è”, risponde il suo interlocutore supportando le perplessità del “compagno d’affari”.

Ma pare che ad un certo punto ci siano stati momenti di difficoltà. Poca liquidità nella cassa del clan. Uno degli indagati palesa i suoi problemi evidenziando anche i rischi dell’attività di spaccio. “Saro”! ma qua dobbiamo campare…. qua la galera stiamo andando a prendere!”, afferma forse rivolgendosi a Rosario Lombardo”. “… è normale….”, è la laconica risposta. Ma lo sfogo continua: “qua ora “paghiamo” tutta “l’associazione”!”. Una frase quella captata dalle cimici che potrebbe essere fondamentale per la sussistenza del reato di associazione mafiosa.

Si cercano delle soluzioni tampone alle lamentele di qualche “soldato”. “Ti mando duecentocinquanta euro!”… così i tuoi figli non muoiono dalla fame?”, chiede l’indagato al suo interlocutore cercando magari di tranquillizzarlo. “… ora “paghiamo” qua…”, continua. Ma la reazione è tutt’altro che di calma. “… gli ho promesso l’oro alle persone…” – chiarisce lasciandosi andare anche ad elencare le attività illecite – “… “paghiamo” estorsioni, “paghiamo” tutti… qua stiamo andando a “pagare”… li abbiamo “buttati” sempre “ddocu””. Quet’ultima frase potrebbe far riferimento alla cassa del gruppo criminale retto (in diversi momenti storici) da Francesco Santapaola, Marcello Magrì e Rosario Lombardo.

Dalle intercettazioni emerge il chiaro atteggiamento mafioso del boss di turno. Del fatto che i “carusi” devono sottostare alle “regole”, perché il rischio è di essere puniti. “Vedi che questi “carusi”…. quando salgono nelle case “de ‘cristiani”… si devono comportare con “due piedi e una scarpa”! – afferma l’indagato – “Ora te lo dico qua “bello, papale, papale”! il primo che si comporta male… la sotto da “noialtri” o dove sono “amici” miei… vedi che te “iettu n’terra””. “Papale papale”, appunto.

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