Torna in carcere Giulio Caporrimo | E' il 'padrone' di San Lorenzo - Live Sicilia

Torna in carcere Giulio Caporrimo | E’ il ‘padrone’ di San Lorenzo

Foto d'archivio

Scarcerato a febbraio, ma la Procura Generale ha rivisto il cumulo di pena. Fermato dai carabinieri

PALERMO – Di nuovo in carcere dopo sette mesi di libertà. I carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Palermo hanno arrestato il boss di San Lorenzo Giulio Caporrimo. Deve scontare un residuo di pena di quattro anni e sette mesi. La Procura generale ha rivisto il calcolo del cumulo di pena che gli aveva consentito di essere scarcerato lo scorso febbraio. Allora si era trattato di provvedimento amministrativo e dunque ‘rivisitabile’ dal punto di vista penale. Così è stato.

Caporrimo aveva lasciato la cella del carcere di Parma dove era rinchiuso dal novembre 2011. L’ultima condanna a dieci anni era stata ricongiunta con una precedente già scontata, sulla base del cosiddetto “cumulo”. Un istante dopo la precedente scarcerazione dell’aprile 2010 era già il nuovo capo della cosca di San Lorenzo. I militari del nucleo investigativo gli si incollarono addosso.

Fedelissimo dei Lo Piccolo, Caporrimo aveva aveva fatto il salto di qualità intessendo la tela delle alleanze. A Palermo e non solo. Aveva condiviso la cella con Epifanio Agate, figlio di Mariano, capomafia di Mazara del Vallo. Caporrimo sapeva che gli equilibri erano cambianti. “Per ora ormai iddi comandano a noi altri… e sto cercando se loro si fanno sentire”, diceva riferendosi ai mafiosi trapanesi con cui aveva aperto un dialogo. Ha stretto amicizia con la criminalità organizzata calabrese e pugliese. E con i “napoletani appartenenti agli amici nostri” che differenziava dagli “scissionisti”, che definiva “quattro scappati di casa… di Scampia”.

In carcere era diventato grande amico di Cosimo Lo Nigro e Paolo Alfano, entrambi ergastolani, a cui aveva fatto il favore, tramite il padre, di trovare un posto di lavoro ad alcuni loro parenti. Il 18 aprile 2010 una grande cena a Villa Pensabene celebrò il ritorno del capo. C’erano Caporrimo e tutti gli uomini che lo avrebbero aiutato, da quel momento in poi, a esercitare il potere.

Sistemate le faccende interne, Caporrimo si sarebbe intestato anche la ristrutturazione dell’intera Cosa nostra palermitana. A cominciare dai rapporti con gli altri mandamenti. E così organizzò nel febbraio 2011 il grande vertice a Villa Pensabene, ristorante-maneggio allo Zen. Poco dopo sarebbero scattate le manette per trentasei persone al vertice dei mandamenti di Tommaso Natale-Resuttana, Brancaccio e Boccadifalco Passo di Rigano. A Villa Pensabene il 7 febbraio 2011 c’erano, tra gli altri, oltre a Caporrimo, Giovanni Bosco, Giuseppe Calascibetta (che sarebbe stato poi ammazzato), Salvatore Seidita, Alfonso Gambino, Gaetano Maranzano, Amedeo Romeo, Stefano Scalici, Cesare Lupo, Nino Sacco e Giuseppe ArduinoDi recente Caporrimo era stato assolto in appello da un’estorsione. Adesso torna in cercare per restarci poco più di quattro anni e mezzo.


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