Cocaina connection |Patto tra clan etnei e 'ndrine - Live Sicilia

Cocaina connection |Patto tra clan etnei e ‘ndrine

Il 'patto di ferro' del narcotraffico.

Traffico di droga
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CATANIA – Fiumi di cocaina dalla Calabria a Catania. La “soffiata” che ha permesso sabato scorso alla sezione Narcotici della Squadra Mobile di arrestare un “corriere” proveniente dal regno europeo della polvere bianca, la piana di Gioia Tauro, è la prova che i canali tra le ‘ndrine e i trafficanti catanesi è ancora viva. Anzi vivissima. Un accordo criminale indissolubile ormai da (almeno) dieci anni. Un patto di ferro sancito con diversi clan, da Cosa nostra ai Cappello-Bonaccorsi.

Salvatore Gullini, la scorsa settimana, stava guidando la sua fiammante Mercedes quando è stato intercettato dai poliziotti vicino ai caselli di San Gregorio e poi accompagnato negli uffici di via Ventimiglia a Catania. La perquisizione ha permesso di rinvenire un chilo di cocaina che è stato sottratto al mercato nero della droga. Secondo le stime della Squadra Mobile la polvere bianca avrebbe permesso ai trafficanti catanesi di guadagnare 120 mila euro. A fronte di un costo di fornitura di 40 mila euro. Ora le indagini si stanno muovendo per capire a quale gruppo di spaccio era destinato il carico di stupefacenti.

Santapaola, Cappello-Bonaccorsi, Cursoti-Milanesi. Sono queste tre le cosche che in questi ultimi anni si sono spartiti il fiorente mercato nero dello spaccio. In alcuni casi hanno addirittura creato una joint venture della droga. Insieme per contrastare le incursioni delle forze dell’ordine. Il processo ‘Fort Apache’ ha svelato l’accordo siglato dai tre clan per la gestione di una “piazza” a Librino. Le altre roccaforti della droga sono San Giovanni Galermo, regno dei Santapaola, San Cristoforo, dove si contendono il “potere criminale” Cappello-Bonaccorsi e Cosa nostra, e San Berillo Nuovo, fortino mafioso dei Cursoti-Milanesi.

Ma torniamo all’asse della droga che lega la criminalità organizzata calabrese alle cosche catanesi. Le ultime inchieste della Dda, condotte da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, cristallizzano i forti legami tra le ‘ndrine e Cosa nostra. Quando si parla di Cosa nostra nel traffico di cocaina non si può non fare riferimento ai fratelli Nizza che per  quasi un decennio, fino all’arresto di Andrea lo scorso gennaio, hanno monopolizzato in città il mercato dello spaccio. I magistrati (in ogni conferenza stampa) sono stati chiari: “I fornitori sono quelli storici: calabresi e napoletani”. Dalla piana di Gioia Tauro alle pericolose ‘ndrine di San Luca per anni e anni sono partiti alla volta dell’Etna chili e chili di polvere bianca che hanno permesso di gonfiare le tasche dei boss e dei mafiosi catanesi. E di conseguenza dei narcos calabresi.

I clan Cappello poi ha un legame consolidato con i calabresi. Le indagini della Procura permettono di fotografare con particolare chiarezza questa holding del malaffare. Dal blitz Bisonte del 2009 che portò a fermare un carico di 10 chili di cocaina fino all’ultima retata della Squadra Mobile Double Track che ha smantellato una rete del narcotraffico che vedeva ai vertici Sebastiano Sardo, uomo dei Cappello Bonaccorsi, che da giugno ha deciso di diventare un collaboratore di giustizia. E le sue rivelazioni stanno facendo tremare anche i boss della ‘Ndrengheta, i rais del narcotraffico in Europa.

 

 

 

 

 

 


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