Elezione presidente dell'Ars | Strada in salita per Micciché - Live Sicilia

Elezione presidente dell’Ars | Strada in salita per Micciché

Al primo turno servono i 2/3 dei voti, numeri che il centrodestra ancora non avrebbe.

L'INSEDIAMENTO
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PALERMO – Vigilia col brivido per Gianfranco Miccichè. Domani si insedia l’Ars e si elegge il suo nuovo presidente. E per il candidato della maggioranza, il leader forzista Miccichè, i numeri sono davvero risicati. I colloqui proseguono oggi ma di intese ancora non si vede traccia.

Al primo turno servono i due terzi dei voti, numeri che il centrodestra comunque non ha. E allora si guarda alla seconda votazione, che richiede la maggioranza assoluta. Ma neppure in questo caso ci sono certezze per Miccichè. Il centrodestra, infatti, conta su 36 voti, che è il minimo indispensabile, ma domani per gravissimi motivi personali potrebbe essere assente il deputato Pippo Gennuso. E si scenderebbe così a 35, un voto in meno del necessario. Senza contare il rischio sempre in agguato col voto segreto dei dei franchi tiratori.

Per regolamento la prima e la seconda votazione si terranno domani, anche se il presidente pro tempore, Alfio Papale il deputato anziano, potrebbe anche rinviare la seconda a sabato o lunedì, rinvio che però non avrebbe precedenti. Così come non avrebbe prevedenti un’elezione del presidente al ballottaggio.

Oggi è stata una giornata intensa di colloqui ma al momento non è maturata un’intesa istituzionale tra le forze politiche auspicata da Pd e M5S. Il Pd ha cercato di disinnescare il rischio di accordi con la maggioranza di singoli deputati. E negli ambienti dell’opposizione c’è chi ipotizza l’uscita dall’aula al momento della seconda votazione. A quel punto, se Gennuso fosse assente, la maggioranza non avrebbe i numeri per eleggere Miccichè, si andrebbe al ballottaggio e l’elezione del presidente diventerebbe una grossa incognita.

“La prova muscolare della maggioranza avrebbe senso se contasse solo sui propri muscoli. Se si pensa di farsi aiutare da muscoli altrui, sarebbe un inciucino. Diverso sarebbe un accordo istituzionale tra forze politiche”, osserva Claudio Fava.

Giuseppe Milazzo (FI)

“Sulla composizione dell’ufficio di presidenza del Parlamento siciliano siamo pronti al dialogo con tutte le forze politiche”, ha detto ieri il capogruppo forzista Giuseppe Milazzo. Posizione che Milazzo ribadisce: “Tra l’elezione del presidente e quella degli altri membri dell’ufficio di presidenza vogliamo confrontarci per garantire una giusta rappresentanza istituzionale a tutte le forze politiche. Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo Udc Margherita La Rocca Ruvolo: “Per le scelte nell’Ufficio di Presidenza è evidente, per l’Udc, che le opposizioni vadano coinvolte. Il ragionamento sulle nomine da effettuare con il voto del parlamento regionale deve essere ampio e senza steccati”. Restano le ultimissime ore per provare a trovarlo.


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