Uccisa e custodita in un deposito | La vita dimenticata di Cettina - Live Sicilia

Uccisa e custodita in un deposito | La vita dimenticata di Cettina

La bara di Maria Concetta Conigliaro nel deposito del cimitero, la ragazza nel riquadro a fianco

Maria Concetta Conigliaro uccisa e bruciata a San Giuseppe Jato. I suoi funerali dopo quattro anni. Immagini di Luca Licata. LE FOTO.

SAN GIUSEPPE JATO – “Mia figlia era tutto per me. Mi mancano i suoi abbracci. Mi mancano le sue carezze”.

Il vento sopra i tetti di San Giuseppe Jato sfiora i capelli e le parole di Giovanna Lo Biondo, fino a increspare la sua voce in lacrime. Giovanna, mamma di Maria Concetta Conigliaro, uccisa e bruciata a ventisette anni, secondo i resoconti disponibili di una tragedia. Accusato di quel delitto, dopo la conferma in secondo grado, il marito di Concetta, Salvatore Maniscalco, è stato condannato a vent’anni. In appello, il pg Giuseppe Fici aveva chiesto una riduzione a sedici anni per l’attenuante della provocazione. A breve si pronunceranno i giudici della Cassazione per scrivere l’ultimo capitolo.

San Giuseppe Jato, paese di vento e “non più di mafia”, amministrato dal neo-eletto sindaco, Rosario Agostaro. Che gonfia il petto: “C’è stata una svolta”.

E’ lui – Rosario – ad accompagnare cronista e fotografo verso il cimitero. A quasi quattro anni dai fatti – ci sono state le indagini e qualche incomprensione – a Cettina sarà finalmente concessa una degna sepoltura, tra qualche giorno. Maria Concetta Conigliaro sparì il nove aprile del 2014, dopo avere scritto una marea di post su facebook. A maggio la madre denunciò la scomparsa. A giugno, il ritrovamento di ciò che restava della ragazza, abbandonato e carbonizzato in un fusto, nell’erba alta della campagna, dalle parti di San Cipirello. Il marito ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie, tra mezze ammissioni e mezze retromarce. Lei voleva lasciarlo – riferiscono le cronache nere e giudiziarie cristallizzate fin qui – lui non ci stava. Maria Concetta fu uccisa e devastata dal fuoco.

Il sindaco Agostaro si passa una mano sulla faccia tesa: non è mai semplice mettere le didascalie all’orrore: “Il corpo di Cettina bruciò per giorni e giorni, prima di essere ritrovato”. L’attenzione mediatica per la vicenda fu intermittente. Non tutte le vittime muovono a sdegno e pietà nell’identica maniera. Una tappa di ‘Chi l’ha visto’, rintracciabile in rete, inanella personaggi e interpreti. Sullo sfumare della puntata irrompe una vicina: “Cettina era una bimba e aveva la faccia come una rosa”.

Ma non ci sono fiori per lei che alloggia nel deposito del camposanto. I fiori sono tutti per gli altri. Una signora anziana, in un cappotto marrone, porta dei girasoli e li depone ai margini di una lapide, su una foto giovane che ha tutta l’aria di un figlio. Cettina riposa dentro una bara sormontata da un drappeggio nero. Giovanni, il custode dei loculi, scuote la testa: “No, non è venuto nessuno”.

“Il Comune si sta dando da fare per la sepoltura, come è giusto che sia – dice Rosario Agostaro -. Essere sindaco qui significa pensare a tutto e a tutti. Ascoltare tutti e tutto. Abbiamo ottomilaseicentocinquanta anime”. Il vento di San Giuseppe Jato ha convocato, intanto, nuvole scure e qualche filo di nebbia sul cimitero.

Maria Grazia Messeri è l’avvocato che ha assistito Concetta nelle battaglie di una vita coniugale impossibile. Il suo studio, vicino al corso principale, è la scena in cui si narrano i quadri di un inferno familiare: “Era una donna che voleva amare ed essere amata. Aveva passato la sua infanzia in una casa famiglia, per i problemi dei genitori. Ed è normale che in quel contesto si cerchi una via d’uscita”.

Il matrimonio con Salvo, i figli e una vicenda di coppia che si era trasformata in sofferenza, in accuse di abusi e di violenze. Fino alla decisione di separarsi dall’uomo che non amava più. E l’orrore con le sue incancellabili didascalie.

“L’otto marzo scorso – spiega l’avvocato – abbiamo pensato che fosse, finalmente, giusto organizzare qualcosa in memoria di Maria Concetta. E abbiamo saputo che le spoglie erano già a San Giuseppe Jato, dissequestrate, nella caserma dei carabinieri”. Da lì si è mosso il meccanismo di una condivisa solidarietà. L’avvocato Katia La Barbera, legale di parte civile della famiglia, aggiunge, raggiunta al cellulare: “La restituzione era stata accordata qualche tempo fa. Probabilmente, c’è stato anche un equivoco di comunicazione”.

Grazia Messeri continua: “Ora Cettina potrà riposare in pace. Sì, lei voleva soltanto amare ed essere amata. Non ha avuto questa fortuna, purtroppo”. Le frasi sono inframezzate da un luccichio che imperla gli occhi verde acqua di colei che narra.

Il nove aprile del 2014, quando ancora poteva farlo, Maria Concetta Conigliaro si recò nello studio del suo avvocato,  per presentare un’altra denuncia. Infine, disseminò le briciole del suo cuore su facebook, come un’ombra sperduta che lasci un segno per rintracciare la sua strada al buio. Immagini e parole di dolcezza. L’ultimo post: “Sai quando c’è una persona che ci tiene a te? Quando non aspetta che sia tu a cercarla. Quando, anche se si sente dire ‘vattene’, resta con te”. La sua foto nel profilo: una ragazza dallo sguardo indefinito e sfuggente, con un soprassalto di paura.

Giovanna Lo Biondo, la mamma di Cettina, sta lavorando: “Volete avvicinare per parlare con me? – sussurra al telefono con un timbro soffocato – Sì, sì. Venite pure”. E accetta di lasciarsi riprendere: “Mia figlia era tutto per me. E’ come se fosse sempre con me. Mi manca tutto di lei. Mi manca tanto. Lei mi dava la forza di andare avanti”.

Giovanna si stringe le braccia al petto, piangendo sommessamente. E pare di rivederla la ragazza che voleva amare ed essere amata, tra le le nuvole e i tetti di San Giuseppe Jato. Cettina, dalla faccia bella come una rosa, cullata dal vento, come se il vento fosse una madre.

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