Zen, la droga e la rapina sventata| "Ci dobbiamo venire con il ferro" - Live Sicilia

Zen, la droga e la rapina sventata| “Ci dobbiamo venire con il ferro”

Un frame del video dell'operazione "Under Square"

Gli affari a picco e la pianificazione del colpo ad un'agenzia di scommesse. Le intercettazioni.

PALERMO – Avevano monitorato a lungo il titolare di quel centro scommesse di Balestrate. Conoscevano i suoi movimenti e sapevano che chiudeva tardi ogni sera. In più, tornava a casa sempre da solo. Avrebbero quindi potuto agire nel buio e lontano da occhi indiscreti, ma bisognava stare attenti alle telecamere. “Qua non lo puoi fare, c’è il bar aperto”. “A parte il bar, ci sono le telecamere dei negozi”.

Dalle conversazioni intercettate dai carabinieri che oggi hanno arrestato un’intera famiglia dello Zen nel corso dell’operazione “Under Square”, emergono chiaramente le difficoltà a cui gli indagati andavano incontro. Un colpo che alla fine è andato in fumo per il pronto intervento dei militari: durante le indagini sullo spaccio di droga tra i padiglioni del quartiere, è infatti venuto a galla il piano della banda per rimpinguare le proprie casse, visto che i soldi arrivavano ormai col contagocce.

Gli ultimi sequestri di sostanza stupefacente avevano provocato un forte calo degli affari ed Antonj Arizzi, Ben Dhaou e Giovanni Palazzolo, avevano deciso di mettere a segno la rapina. I primi due sono finiti in carcere, per Palazzolo è invece stata applicata la misura provvisoria di sicurezza della libertà vigilata. I tre si sarebbero resi conto soltanto dopo l’ennesimo sopralluogo a Balestrate di dover essere previdenti: “Ci vuole il passamontagna – dicevano -. Se abbiamo il passamontagna ce lo possiamo tirare sotto le telecamere”.

Insomma, i tre avrebbero avuto intenzione di non fermarsi di fronte a nulla, di agire con violenza nei confronti del titolare dell’agenzia, ma soprattutto, sarebbero entrati in azione armati. “Ci dobbiamo venire con il ferro”. “Eh, ci veniamo con il ferro e rischiamo. Rischiamo una volta e per sempre, subito, al volo, glielo infilo in bocca. Ci dobbiamo venire col cappuccio, sennò non si può fare”. “A me al volo mi arrestano – prevedeva uno dei tre – nemmeno una settimana passa e ce li ho tutti a casa”. 


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