Dirigenti e imprenditori indagati | La marca da bollo svela la truffa - Live Sicilia

Dirigenti e imprenditori indagati | La marca da bollo svela la truffa

Cinque indagati e un sequestro da 160mila euro per un agricampeggio. Inchiesta fra Palermo e Trapani

PALERMO – Cinque indagati e un sequestro da 160 mila euro. A tanto ammonta il finanziamento riconosciuto dall’Agea (Agenzia per le erogazioni in Agricoltura) e di cui ora il giudice per l’indagine preliminare Antonella Consiglio impone la forzata restituzione su richiesta della Procura della Repubblica.

Sotto inchiesta per truffa aggravata, falso e abuso d’ufficio ci sono Antonino D’Amico, dirigente dell’Ispettorato provinciale dell’Agricoltura di Palermo, la funzionaria Angela Fazzari, l’imprenditrice Agata Ferlito, il figlio Antonio Cappuzzo e Maria Piazza, dirigente e responsabile del servizio “VI settore urbanistica” del comune di Campobello di Mazara.

La truffa contestata dalla Procura, sulla base delle indagini della guardia di finanza di Mazara del Vallo, inizia nel Trapanese e si consuma nel Palermitano. Riguarda il finanziamento per la costruzione di un agricampeggio in contrada Granitola a Tre Fontane, frazione di Campobello di Mazara. A Campobello di Mazara sarebbe stata preparata la documentazione sulla “cantierabilità” delle opere per cui Ferlito ha chiesto l’ammissione al finanziamento previsto da un bando regionale. Dei 190 mila previsti ne sono stati sborsati 160 mila per costruire sei bungalow sul terreno che Cappuzzo ha dato in comodato d’uso alla madre. Il bando dell’Ispettorato provinciale agricoltura di Palermo scadeva il 22 aprile 2014. È il giorno in cui viene presentata la domanda e su cui si sono concentrate le indagini. Incrociando orari e timbri delle marche da bollo comprate in tabaccheria sarebbero venute a galla le irregolarità. Cappuzzo avrebbe ritirato la pratica negli uffici comunali di Campobello dopo le 17. Per coprire i 120 chilometri in direzione Palermo erano necessarie un paio d’ore di macchina. Impossibile arrivare in tempo prima che l’ufficio chiudesse. La consegna degli atti era prevista fino alle 13. Sulla pratica c’erano le sigle di D’Amico e Fazzari, impiegata che quel giorno risulta avere lavorato solo di mattina. Da qui l’ipotesi che sia state fatte carte false per fare credere che i tempi fossero stati rispettati.

C’è di più: la pratica non era in regola. Non c’era il nulla osta della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Trapani alla realizzazione di un impianto fotovoltaico e della piscina. O meglio, dopo il rilascio dell’autorizzazione non è stato presentato il progetto esecutivo. Ecco perché la concessione firmata dall’architetto Piazza sarebbe irregolare.

 

 


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