Avvocati e corsi obbligatori | La protesta degli studenti - Live Sicilia

Avvocati e corsi obbligatori | La protesta degli studenti

La riforma della professione forense preoccupa le future toghe.

LE NUOVE REGOLE
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Gli studenti di giurisprudenza schierati contro il ministero della Giustizia a causa della nuova disciplina che regola i corsi di formazione per l’accesso alla professione di avvocato pubblicato in gazzetta ufficiale il 16 Marzo.

In particolare due le nuove regole contestate. Anzitutto quella che prevede la possibilità che i corsi siano organizzati oltre che dall’ordine degli avvocati e dalle scuole di specializzazione legale anche da enti di formazione privati. Principalmente, però, gli studenti rifiutano la possibilità che i soggetti formatori possano “programmare il numero delle iscrizioni a ciascun corso, tenuto conto del numero degli iscritti al registro dei praticanti”.

La frequenza obbligatoria con profitto dei corsi è stata prevista con la riforma dell’ordinamento della professione forense del 2012. Con il decreto attuativo l’obbligo di frequentare i corsi diventerà operativo e riguarderà gli iscritti al registro dei praticanti dal prossimo ottobre. Da quel momento, il tirocinio per diventare avvocati sarà composto dal praticantato e dal percorso formativo.

Gli enti di formazione che vorranno accreditarsi dovranno indicare all’Ordine degli avvocati oltre alla denominazione dell’ente, dovranno fornire informazioni logistiche e indicare il comitato tecnico scientifico con indicazione dei nominativi e del curriculum vitae dei componenti, il curriculum vitae dei docenti, il programma del corso e l’indicazione della quota di iscrizione richiesta. Le istanze saranno poi verificate dal consiglio dell’ordine circondariale mentre i corsi dovranno essere indetti seguendo le linee guida del Consiglio nazionale forense. Nelle linee guida, il Consiglio indicherà la modalità per il contenimento dei costi così da garantirne l’accessibilità.

La preoccupazione degli studenti è che questa misura sia dovuta alla volontà politica di regolare l’accesso alla carriera forense, restringendo e limitando l’accesso alla professione, visto che l’Italia con i suoi 237 mila difensori possiede il triplo degli patrocinanti rispetto alla media europea.

Associazioni universitarie in mobilitazione contro il provvedimento. I rappresentanti di Link – Onda Universitaria commentano: “Non si può far pagare ai giovani l’incapacità del sistema di migliorarsi attraverso soluzioni alternative alle barriere all’accesso. Non si riesce inoltre a comprendere le ragioni dell’obbligatorietà del corso di formazione dopo una carriera altamente professionalizzante come quella degli studi giuridici, sembra un’inutile appesantimento”. Della stessa opinione l’Udu che si schiera contro il regolamento così: “Si tratterebbe di un imbuto al termine del percorso di studi, che bloccherebbe inutilmente la carriera di molti”.

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