“Vi racconto la mafia etnea” |I verbali del pentito Scollo - Live Sicilia

“Vi racconto la mafia etnea” |I verbali del pentito Scollo

Dai Malpassatu ai Santapaola-Ercolano, il boss di Lineri racconta gli assetti di Cosa nostra. E anche le tensioni.

le rivelazioni
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CATANIA – È un racconto che parte da lontano. Un anno prima delle bombe al tritolo, il cui eco da Palermo arrivava a far tremare anche Catania, le cui strade erano macchiate dal sangue di decine e decine di morti ammazzati. Giuseppe Scollo firma i suoi primi verbali diversi anni fa. Ma quelle confessioni arrivano oggi, finalmente, senza omissis. È un boss di Lineri, frazione Misterbianchese al confine con Catania. E precisamente con il quartiere Monte Po. “Io ho cominciato a far parte di un gruppo mafioso nel 1991 e facevo parte del gruppo facente capo a Girolamo Rannesi (oggi detenuto, ndr) all’interno del clan del “malpassotu”, ovvero Pulvirenti Giuseppe”. Il gruppo del “Malpassotu”, prima della sua scelta di collaborare con la giustizia, aveva ramificazioni fino alle frazioni misterbianchesi. Poi quando il boss decide di saltare il fosso. Tutto cambia. Alcuni decidono di resistere all’alleanza con Nitto Santapaola ed altri scelgono i Mazzei. Scollo continua a raccontare: “Successivamente anche dopo il pentimento del Malpassotu sul finire degli anni 90 ovvero verso il 98 io ho aderito al gruppo di Monte Po che faceva riferimento a Mario Strano, sempre nell’ambito del clan Santapaola-Ercolano”.

Ci sarebbe stata una riunione. Dove si decise di riassettare le file. Era un periodo difficile per i Santapaola-Ercolano. “Ricordo che nel 1998 ci fu una riunione dove andai invitato da Mario ed Alessandro Strano, e li Santo La Causa disse che il suo punto di riferimento per il gruppo di Monte Po sarebbe stato Alessandro Strano”. I fratelli Strano dunque sono un punto di riferimento per i Santapaola. Monte Po significa fratelli Strano, all’epoca. Ma gli equilibri cambiano dopo l’omicidio di Salvatore Pappalardo (Alessandro Strano è stato condannato all’ergastolo, ndr). I Santapaola non guardarono di buon occhio che un “non battezzato” decise di eliminare un uomo d’onore. “Poco dopo l’omicidio di Salvatore Pappalardo – racconta Scollo – nel 1999 io uscito dai domiciliari diventai il reggente del gruppo di Monte Po. Ma durò poco perché fui arrestato per tentato furto in banca”.

Passano gli anni e le tensioni aumentano. “Nel 2001 a seguito di discordie con Alfio Mirabile, uomo di rilievo del clan Santapaola, si creò una frattura nel gruppo di Monte Po”. Ma il pentito però fa una precisazione. “Devo chiarire che al tempo il reggente del gruppo ero io con mio cognato Piero Crisafulli, almeno nei periodi di detenzione di Mario Strano”, spiega. Ma torniamo alla frattura dovuta ai profondi screzi con Alfio Mirabile (parente di Nino Santapaola, fratello di Nitto). “A seguito di tale frattura io e mio cognato ci avvicinammo di più alla famiglia Ercolano mentre Mirabile era legato alla famiglia Santapaola. Dunque verso la fine del 2001 nasce il gruppo di Lineri-San giorgio che faceva riferimento alla famiglia Ercolano ed in particolare a Pippo e a Mario. Dal 2003 sino al 2011 circa ho sempre fatto parte con ruolo di responsabilità del gruppo di “Lineri-San Giorgio” e facevamo riferimento direttamente a Mario Ercolano o in sua assenza ad Aldo Ercolano, figli entrambi di Iano Ercolano. Devo precisare che dopo il 2006 il gruppo rimase solo di Lineri e non di San Giorgio”.

Giuseppe Scollo finisce nuovamente in carcere. E nella Pasqua, del 2008 o 2009 (il ricordo non è preciso) avrebbe saputo della notizia della formazione di una nuova famiglia di Cosa nostra a Catania. Famiglia che avrebbe avuto la benedizione – come già raccontato sulle colonne di LiveSiciliaCatania – di “Ciccio La Rocca, capomandamento di Caltagirone”. E inoltre: “Pippo Squillaci detto “martiddina”, il figlio Francesco Squillaci, il fratello Nicoletto Squillaci, Mario Strano, mio cognato Piero Crisafulli, e Francesco Crisafulli”.

Quando Giuseppe Scollo esce dal carcere qualche anno dopo capisce che le carte si erano mescolate. E che gli Squillaci e Mario Strano avevano stretto un alleanza con Iano Lo Giudice del clan Cappello-Carateddi.

Nel 2011 il boss di Lineri litiga con uomo fidato di Mario Ercolano. “Se ben ricordo tale Giuseppe Finocchiaro. Lo portammo in un garage e i miei uomini stavano quasi per ucciderlo ma io lo feci andare via”. Qualcosa cambia nella mappa della mafia catanese. “Io avevo saputo da Benedetto Cocimano ed Orazio Magrì che il Finocchiaro era andato dicendo che io in un processo avevo fatto dichiarazioni sbagliate e da qui nacque tutto. Dopo questo episodio con Ercolano si raffreddarono i rapporti”.

A questo punto Scollo stringe rapporti con i Nizza, rais all’epoca del narcotraffico a Catania. E da poco diventati uomini d’onore. “A seguito di questi problemi con gli Ercolano vennero a trovarmi e a darmi supporto Giovanni Nizza, elemento di spicco della famiglia Santapaola, Benedetto Cocimano ed Orazio Magrì, tutti personaggi di rilievo della medesima famiglia Santapaola. Io ho capito che l’episodio della lite con Finocchiaro era stato causato proprio per mettermi contro Ercolano. In questa occasione è nata una alleanza con i Nizza”. Scollo però avrebbe fatto finta di niente. “In ogni caso sino al mio arresto di aprile 2012 – racconta Scollo – io sono rimasto a capo del gruppo d Lineri all’interno della famiglia Santapaola –Ercolano”. Il referente di Scollo sarebbe stato uno di “sangue” dei Santapaola. Il marito di Irene Santapaola, figlia di Turi Santapaola, morto e fratello del padrino Nitto. “Mantenevo sempre come referente della famiglia Santapaola, Roberto Vacante”, chiosa il pentito.


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