Polemiche, veleni e ispezioni | Il caso del Castello di Ortigia - Live Sicilia

Polemiche, veleni e ispezioni | Il caso del Castello di Ortigia

I lavori nella piazza d'Armi dividono la città. La Regione vuole vederci chiaro. La Soprintendente: "In tanti parlano, senza sapere".

PALERMO – Per alcuni è un pugno nello stomaco, o meglio un colpo basso ben assestato nei confronti del patrimonio archeologico e paesaggistico. Per altri invece, è un’operazione di riqualificazione urbanistica: la restituzione alla cittadinanza di un’area “abbandonata che giustamente valorizzata” diventa fruibile e decorosa.

Stiamo parlando della piazza d’Armi a ridosso del complesso monumentale di castello Maniace a Siracusa, opera difensiva risalente al XIII secolo, voluta da Federico II. La monumentale piazza di cinquemila metri quadrati sottoposta al vincolo storico-artistico, è di proprietà del Demanio dello Stato. Sino a poco tempo fa era uno spazio sporco e poco illuminato, utilizzato come parcheggio.

L’agenzia del Demanio con un bando pubblico ha affidato il sito per 12 anni alla comunità Euro Afro asiatica del turismo, con sede a Catania, alla modica cifra di 267.000 euro. Il progetto di riqualificazione prevede la costruzione di un risto-bar, di vialetti verdeggianti, un orto didattico e un’area-giochi per i bambini.

Il manufatto, considerato da più parti un vero e proprio intervento edilizio, che ostruirebbe la vista sul mare del Porto Grande e parte del castello federiciano, ha scatenato forti polemiche. Lo “scandalo siracusano” è diventato argomento discusso anche a livello nazionale dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera dell’articolo di Gian Antonio Stella. In campo contro il progetto è scesa anche Italia Nostra, oltre a varie associazioni ambientaliste. A queste si aggiunge la voce del critico d’arte Vittorio Sgarbi, che ha denunciato il “silenzio della Regione sui lavori abusivi che sfregiano la piazza del Castello di Ortigia”, senza contare ovviamente esponenti della politica come alcuni deputati ed ex deputati siracusani. “Volevate un’Ortigia bazar e un’Ortigia Luna Park, eccovi serviti dall’amministrazione uscente ed entrante. Noi a tutto questo diciamo no. Per anni siamo stati noi la parte politica accusata di cementificare, ecco signori siete serviti” la protesta di alcuni giorni fa dell’ex ministro Stefania Prestigiacomo, dell’ex deputato regionale Vincenzo Vinciullo e dell’ultimo candidato sindaco del centrodestra Paolo Ezechia Reale.

Un caos, culminato nella scelta dell’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa di inviare anche gli ispettori: “Stiamo appurando se c’è discrepanza tra quello che è stato autorizzato e quello che è stato sinora realizzato. Qualora fossimo di fronte a una struttura invasiva che inibisce il decoro e la visione della fronte del Castello Maniace, dovremmo intervenire per ripristinare i luoghi”.

A firmare il via libera alla costruzione della caffetteria “temporanea” incriminata è stata la Sovrintendente ai Beni culturali e ambientali di Siracusa, Rosalba Panvini. “Chi parla e scrive evidentemente non ha visto l’area di cui parla e scrive – spiega la Panvini – . Intanto il sito è impropriamente detto piazza d’Armi, perchè si tratta dello spazio pertinente alla caserma Abela, oggi sede del Dipartimento Universitario di Architettura. Un tempo lì si trovavano le baracche che custodivano i carri armati, La struttura sotto accusa occupa solo 70 metri quadrati e il punto massimo di altezza raggiunge i 4 metri e mezzo. Non ostruisce l’accesso al castello anche perchè questo è dalla parte opposta”. Non si tratterebbe, poi, spiega la Soprintendente, di una struttura in calcestruzzo. “No, è una struttura amovibile metallica, ancorata su una piastra adagiata sul terreno, un piano resistente asfaltato dove un tempo passavano i cingolati. Una superficie robusta per non sprofondare”

La normativa prevede che nelle aree sensibili come quella in questione a Ortigia, debbano effettuarsi indagini archeologiche preliminari al rilascio del nulla osta. Indagini che sembra non siano state eseguite. “Non era necessario. Non c’è alcun vincolo archeologico – prosegue Panvini – nell’area interessata dai lavori. A Ortigia esistono solo due vincoli: quello del Duomo e quello dell’Artemisio”. I critici però parlano di ruspe che hanno scavato sino a 60 centimetri. “Non è vero nemmeno questo – ribatte la Soprintendente – tubi e fili passano sotto la piastra a una profondità di 20 centimetri. Ed è assolutamente falso – aggiunge – che si rischia di non vedere più il mare e di nascondere l’ingresso principale di castello Maniace. La struttura non inibisce la vista al porto. Mi sono espressa per competenza solo in due occasioni: per restituire ai siracusani e ai turisti la Piazza d’Armi fino a oggi chiusa. E quando non ho concesso a privati il fossato con la caletta a mare”.

A sostenere la bellezza e l’opportunità della costruzione nella piazza d’Armi è anche il neo sindaco Francesco Italia, eletto da uno schieramento di centrosinistra con il sostegno di liste civiche e ambientaliste che oggi sembrano storcere il naso: “La struttura è realizzata con materiale leggero e specchiato che triplica il verde e la vista del mare – ha dichiarato Italia – progettata da uno studio di giovani architetti che s’ispirano all’archimedeo”.

Il discorso naturalmente non si basa su una questione estetica, il progetto può o non può piacere. Quello che si dovrebbe capire è se si può fare un’operazione di questo tipo. Che significa struttura amovibile? Intanto per 12 anni starà lì. E ancora: si può costruire su un monumento? Perchè la piazza d’Armi questo è, almeno secondo Beatrice Basile, già Sovrintendente di Siracusa: “La Piazza d’Armi è un segno storico forte, è essa stessa monumentum. In quanto tale che va tutelata. La sua natura di Piazza d’Armi è in quella vasta ininterrotta spazialità che dà tanto fastidio, e che si vuole incongruamente colmare con aiuole, vialetti, orticelli più o meno sociali, e altre banalità del genere . E quella spazialità – conclude la Basile – non solo rappresenta un valore testimoniale in sé ma, oggi, nella città attuale, costituisce: la prospettiva ideale e immediata per la percezione del Castello /Piazzaforte in rapporto all’imbocco e alla distesa del porto; un prezioso spazio di transizione, fisica ed emozionale, fra il tessuto fitto dell’abitato e la distesa monumentalità del castello”.


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