"Hanno ragione i Niceta" | Via libera al dissequestro dei beni - Live Sicilia

“Hanno ragione i Niceta” | Via libera al dissequestro dei beni

Respinto il ricorso della Procura. I giudici anticipano il merito del processo.

PALERMO – Niente sospensione del dissequestro. Può proseguire la restituzione dei beni degli imprenditori Niceta. La Corte d’appello per le Misure di prevenzione (Aldo Negri presidente, Patrizia Ferro e Sabina Raimondo consiglieri), respinge la richiesta della Procura e da ragione agli avvocati Roberto Tricoli, Sal Morimo, Salvino Pantuso e Alessandro Cucina. “La rinascita di Palermo parte da questi atti di vera giustizia – spiega Pantuso -. La città lo merita perché è una città di persone perbene”.

Il decreto della Corte d’appello va oltre il no alla sospensione del dissequestro. Sembra, infatti, anticipare il giudizio di merito sull’intera vicenda. I giudici hanno valutato gli elementi che, secondo l’accusa, connoterebbero la pericolosità sociale qualificata dei Niceta. L’unico elemento da cui si potrebbe desumere l’apporto dei Niceta agli interessi della mafia è l’apertura dei punti vendita nel centro commerciale Belicittà di Castelvetrano.

Vengono esclusi, infatti, dalla valutazione la richiesta di aiuto rivolta dai Niceta ai Guttadauro per fronteggiare una richiesta di pizzo e la presenza di Francesco Guttadauro al matrimonio di Massimo Niceta. I due episodi sono considerati come elementi da cui emerge una “contiguità ideologica” con gli esponenti mafiosi, ma non la pericolosità sociale. La vicenda Belicittà, invece, “allo stato degli atti” non fornisce elementi che “inducano a qualificare le condotte dei Niceta nei termini di un apporto individuabile alla vita della compagine mafiosa”.

È vero che i Niceta si sono rivolti a Filippo Guttadauro, cognato di Matteo Messina Denaro, “e stante la detenzione di questi a suoi figli (fra cui Francesco Guttadauro, oggi in carcere per mafia ndr), allo scopo di realizzare un utile collegamento con Giuseppe Grigoli, prestanome di Messina Denaro, e al fine di ottenere la concessione degli spazi”. In cambio dell’interessamento “Massimo Niceta aveva assunto presso uno dei due negozi Francesco Guttadauro con un contratto che prevedeva il pagamento di uno stipendio e di una provvigione sugli incassi”. Guttadauro era un dipendente in “posizione subordinata” ai Niceta. Tanto subordinata, ricordano i giudici, da non avere neppure il margine di discrezionalità per applicare uno sconto. Dovette chiedere il permesso a Massimo Niceta per ridurre del 20% il prezzo del giubbotto acquistato dal fratello di Grigoli.

Ecco le conclusioni del collegio su Belicittà: “Pur dimostrando, ancora una volta, la posizione di collateralità di Mario Niceta e dei suoi figli rispetto a noti esponenti di Cosa nostra, manifesta sostanzialmente l’intento dei Niceta di espandere le proprie imprese commerciali e al tempo stesso l’interesse di Filippo Gurttadauro e dei suoi figli a mediare per consentire l’apertura dei punti vendita onde ottenere vantaggi economici di tipo personale”. Non ci fu insomma alcun arricchimento per la mafia, ma “un vantaggio personale dei Guttadauro senza potersi evincere il soddisfacimento di ulteriori interessi della cosca mafiosa alla quale i Guttadauro appartengono”.

Altro punto sostenuto dalla Procura nel ricorso e contestato dai giudici di appello è “la pericolosità dei Niceta durante l’intero percorso esistenziale”. La Corte d’appello concorda con le conclusioni a cui è giunto il Tribunale che ha dissequestrato i beni. Gli affari di Mario Niceta sono sporcati dalla mafia fino ad un certo punto e solo attraverso le imprese Cater bond e Parabancaria. Poi, però, le prove raccolte “non consentono di ritenere che il finanziamento da parte di Mario Niceta dell’inizio delle attività dei tre figli (Massimo, Piero e Olimpia, ndr) sia avvenuto con risorse derivanti da attività illecite”.

Ed infine la frase che, di fatto, suona come un’anticipazione nel merito del giudizio che arriverà a conclusione del processo di appello: “Allo stato il quadro indiziario a carico dei proposti permane insufficiente a sostenere tanto i chiesti provvedimenti di misura di prevenzione personale, quanto quelli di confisca”. Intanto si può procedere con la restituzione dei beni ai Niceta.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI