Il caos, il traffico e la munnizza | Babbo Natale, daccene di più - Live Sicilia

Il caos, il traffico e la munnizza | Babbo Natale, daccene di più

La nostra letterina di Natale. Con la richiesta di doni che tutti i palermitani sognano.

Caro Babbo Natale, in effetti l’imbarazzo sorge spontaneo nello scrivere la presente letterina. Che cosa potremmo chiederti, noi palermitani, di più di quello che abbiamo già? Noi che siamo tanto beati, baciati in fronte dalla fortuna e dalla sorte benigna, cosa potremmo ancora desiderare? Ma poi, siccome non inviare la presente missiva sarebbe comunque uno sgarro alla tua degna persona, Caro Babbo Natale, ecco che uno si sforza, ci pensa e qualcosa riesce comunque a tirarla fuori.

Per esempio, non vorremmo sembrare ingordi: potresti darci un po’ più di munnizza, cioè di immondizia per te che frequenti latitudini continentali? Ne abbiamo già tanta, ma ne basterebbe un po’ di più per realizzare opere davvero importanti. Quali? Come quali? Tanto per dire, si potrebbe togliere di mezzo la vetusta statua all’inizio via Libertà e mettere al suo posto proprio un monumento alla munnizza. Ne parlerebbe Giletti alla tivvù. Oppure, si potrebbe costruire una sopraelevata di rifiuti in viale Regione almeno per garantire il passaggio pedonale tramite sacchetto usato. Sarebbe un chiaro segno del cambiamento culturale di Palermo.

Per esempio, ecco, non vorremmo apparire ingrati: potresti darci un po’ più di traffico? Forse l’avrai già sentito dire, in un film, dallo zio di Johnny Stecchino. Lui lo chiamava ‘ciaffico’. Il ‘ciaffico’, per noi palermitani, soprattutto sotto Natale, è un immenso esperimento di socializzazione che Facebook si pò ghiri ad ammucciari, con rispetto parlando.

All’inizio, verso la seconda ora di incolonnamento, ti viene voglia di dare in escandescenze come Robert De Niro in una celebre scena di ‘Taxi Driver’, quando non era sereno. Infine, ti rassegni e dalla rassegnazione nasce una propensione all’affratellamento. Il vecchietto con la coppola, quello che frena ogni tre metri senza motivo, ti rammenta il nonno; lo osservi, con tenerezza, deponendo la consueta insofferenza. All’adolescente con la Smart che si bea dell’ultimo neomelodico napoletano con un discreto livello di volume, come se dovessero ascoltarlo fino alle periferie di Marte, riservi un sorriso di empatica comprensione. Perfino la signora di 965 anni, agghindata come Britney Spears all’asilo, che non parte mai al verde, perché deve adoperarsi con la manicure, diventa improvvisamente spiegabile nel progetto dell’universo. Perché negarci nuove forme di incontro, magari creando gli ingorghi pure alle tre di notte?

E poi, Caro Babbo, potresti fare in modo che il Palermo venga acquistato da una cordata di arabi, inglesi, un po’ esquimesi, un pelino cinesi e con l’accento svedese, per non scontentare nessuno? E potresti emanare un editto affinché l’arancina sia pronunciata, in tutto il mondo, Lapponia compresa, al femminile, così come si conviene, condannando al carbone perpetuo coloro che si ostinano con ‘l’arancino’? E potresti rendere noi palermitani un po’ più incivili di quello che già siamo per aspirare al record dei record? E potresti moltiplicare le cicche sulla spiaggia, le auto parcheggiate sul passaggio dei disabili, la cartaccia lanciata dal finestrino per renderci davvero fieri della nostra bestialità? E potresti trasformare il tombino quasi perennemente sgorgante alla rotonda di Mondello in patrimonio della puzza e dell’umanità?

Ma c’è una grazia, Caro Babbo Natale, che ti domandiamo a mani giunte. Ti preghiamo in ginocchio. Ti supplichiamo. Mandaci un altro ‘Sinnacollanno’. Raddoppialo. Uno è già meraviglioso. Con due sarebbe l’apoteosi.


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