Dal totonero alle scommesse on line| La mafia e l'ascesa di Splendore - Live Sicilia

Dal totonero alle scommesse on line| La mafia e l’ascesa di Splendore

La storia dell'imprenditore a cui sono stati sequestrati beni per 7 milioni di euro.

PALERMO – “Aveva il banco del totonero nella zona di Corso dei Mille”, raccontò il pentito Andrea Bonaccorso, il primo a fare il nome di Enrico Splendore. Erano gli anni in cui le scommesse sportive venivano raccolte in maniera clandestina. Non c’era ancora stato il boom delle agenzie, poi spuntate ad ogni angolo di strada.

Da ieri il patrimonio di Splendore, originario di Villabate, è finito sotto sequestro su richiesta della Procura della Repubblica per decisione della sezione Misure di prevenzione del Tribunale presieduta da Raffaele Malizia. Sempre Bonaccorso aggiunse di avere saputo che “lui ha comprato un tabacchino che era di loro, dei Tagliavia”, potente famiglia mafiose di Coso dei Mille.

Al totonero presto si aggiunsero i videopoker. Quando i boss della zona capirono che con le macchinette mangiasoldi si potevano fare grossi affari “allora i reggenti – ha messo a verbale Bonaccorso nel 2013 – mio cugino Fabio Scimò per la famiglia di Corso di Mille e per Brancaccio Fedele Battaglia e Andera Adamo… in una riunione eravamo io, Fedele Battaglia, mio cugino Fabio Scimò, Stefano Vella che è una persona vicina alla famiglia di Brancaccio allora è stato deciso… abbiamo estromesso sia Franco Nangano che Enrico Splendore e invece Franco Colletti è rimasto, aveva una quota con queste macchinette”. Sono tutti nomi di peso in Cosa Nostra. La sera del 16 febbraio 2013 i sicari uccidevano Nangano all’uscita di una macelleria di via Messina Marine. Colletti, boss di Villabate e membro della nuoca cupola, è uno dei più recenti pentiti. Il nome di Scimò fa spesso capolino nelle informative sulla mafia di Brancaccio e Corso dei Mille. Scimò è tornato libero nel 2014. Pietro Tagliavia, ultimo capomafia di Brancaccio, diede incarico a un suo uomo di mettersi a disposizione di Scimò, di fargli sentire la vicinanza della famiglia. Altri contatti sono emersi di recente fra Scimò e Settimo Mineo, il gioielliere boss che presiedeva la nuova commissione provinciale di Cosa Nostra.

I finanzieri del Nucleo di polizia economica- finanziaria, dopo avere analizzato anche le dichiarazioni di un altro collaboratore di giustizia, Stefano Lo Verso, hanno setacciato i conti della famiglia Splendore. Hanno trovato una sperequazione fra i redditi leciti e gli investimenti. Da qui il sequestro.


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