Anas, la tangente “contabilizzata”| Un pizzino incastra i vertici - Live Sicilia

Anas, la tangente “contabilizzata”| Un pizzino incastra i vertici

Un foglietto scritto a penna con la cifra risparmiata grazie ai mancati controlli.

CATANIA – Un foglietto scritto a penna con, in evidenza, la cifra che era stata “risparmiata” grazie ai mancati controlli sull’esecuzione dei lavori. Soldi da spartire, rigorosamente, tra pezzi da novanta della sede etnea dell’Anas. C’era una contabilità delle tangenti, dietro il sistema di corruzione che ha travolto la principale stazione appaltante siciliana. L’elenco degli appalti, che sarebbero stati condizionati da un “patto corruttivo” è lungo. Un’indagine complessa, quella eseguita dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza, sotto il coordinamento del pool di magistrati specializzati sui reati dei colletti bianchi. In ballo, tra i tanti bandi “oleati” dalle tangenti, c’era anche quello per asfaltare la Ragalna – Etna del Giro d’Italia 2018, un appalto da quasi un milione di euro con una tangente di 50mila euro.

LA VALIGETTA – L’appuntamento è in un appartamento di Riccardo Contino, funzionario Anas, a due passi dalla tangenziale. A suonare il citofono è l’imprenditore Pietro Iacuzzo, il re dell’asfalto palermitano a capo della Isap Srl, che ha sede a Termini Imerese. Davanti ai magistrati, Giuseppe Panzica, uno dei funzionari Anas già coinvolti nelle indagini della Guardia di Finanza, racconta che Iacuzzo aveva con sé una valigetta con 48mila euro in contanti, 2mila euro in meno di quanto “pattuito”. Il denaro viene contato sul posto e l’imprenditore viene anche rimproverato: non ha rispettato gli accordi. Anche perché, la mazzetta deve essere ripartita in parti uguali tra i vertici dell’Anas che hanno consentito, all’impresa, ciascuno chiudendo un occhio, di risparmiare centinaia di migliaia di euro.

Il trucchetto lo hanno scoperto gli inquirenti: era sufficiente effettuare una minore “scarifica” del vecchio asfalto per evitare costi di manodopera e di smaltimento del vecchio bitume. .

I SOLDI – Un fiume di soldi, messi nero su bianco da un pizzino sequestrato durante le indagini. Solo con la finta “scarifica”, in alcuni casi, il risparmio sfiora il 15% dell’importo: 105.500 euro. A queste somme si aggiungono le altre voci e il totale si attesta intorno al 30% del valore dell’appalto: 214mila euro a fronte di lavori per 726mila euro.

LA SPARTIZIONE – I soldi dell’asfalto destinato al giro d’Italia vengono spartiti a tavolino tra Riccardo Contino, direttore dei lavori, Giuseppe Panzica, direttore operativo e l’ingegnere Giuseppe Romano, responsabile del procedimento amministrativo, uno dei dirigenti di primo piano della sede etnea dell’Anas. A Romano sarebbero toccati 25mila euro, consegnati come sempre in una cartellina blu. Proprio quest’ultimo doveva firmare il certificato di ultimazione dei lavori, cioè mettere il sigillo di garanzia sull’appalto gestito a tavolino.

IL TRUCCO – L’imprenditore avrebbe eseguito “una scarifica più leggera del necessario – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – solo quanto bastava per fare attecchire il bitume e aveva poi gettato il manto di asfalto”. Unico problema: la strada verso l’Etna inizia a lievitare in altezza e in alcuni tratti i paletti di delimitazione diventano più bassi: in pratica l’asfalto è stato posizionato direttamente su quello vecchio. Il risultato è un risparmio per l’impresa, pagato direttamente dai cittadini e finito nelle tasche degli imprenditori e dei funzionari Anas. Tutti arrestati.

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