Orlando, sorprese e fedelissimi| La nuova fase del sindaco - Live Sicilia

Orlando, sorprese e fedelissimi| La nuova fase del sindaco

Il Professore allarga la sua giunta e procede in solitaria, tra i mugugni della maggioranza

PALERMO – Prima i tecnici, poi i politici, ora un mix di novità e “usato sicuro”. Leoluca Orlando ha inaugurato ieri la terza fase della sua sindacatura, riunendo a Palazzo delle Aquile le forze della sua maggioranza: capigruppo e segretari di partito si sono presentati in massa per apprendere quello che il Professore aveva già deciso in assoluta autonomia. In realtà non si tratta di un rimpasto, ma solo di un semplice allargamento della giunta che da otto assessori passa così a 11 anche se i nomi in campo, e soprattutto il rimescolamento delle deleghe, la dicono lunga sulla visione del primo cittadino e sul bisogno di rilanciare la sua amministrazione.

Da mesi infatti si parlava delle nuove nomine, ma il sindaco (come è nel suo stile) aveva preso tempo: un po’ per la difficoltà di trovare qualcuno disposto a fare l’assessore (paga bassa e molte responsabilità), un po’ per la ritrosia a riaprire le trattative con i partiti. Ma soprattutto per i tanti inciampi di questi ultimi tempi: il pasticcio della Ztl, la retromarcia sulla nomina di Gabriele Marchese a dirigente dei cimiteri (rimpiazzato dal comandante dei vigili Vincenzo Messina), i problemi di cassa.

Orlando ha così rotto gli indugi e, quando nessuno se lo aspettava, ha tirato fuori dalla manica i suoi assi rimescolando le carte. Partiamo dai nuovi arrivati, anche se per due dei tre assessori si tratta di un ritorno in grande stile: stiamo parlando di Emilio Arcuri e Sergio Marino, defenestrati quasi un anno fa per far spazio ai partiti e ripescati per occuparsi di settori molto delicati.

Arcuri, uno dei protagonisti della Primavera di Palermo, nel 2012 è stato “parcheggiato” in una partecipata, due anni dopo nominato vicesindaco con pieni poteri, nel 2017 nominato ancora una volta assessore ma in una posizione di minor forza e poi accompagnato alla porta nel 2019, salvo tornare in squadra dopo 11 mesi. Al netto di tutto, però, Arcuri è considerato uno degli orlandiani per eccellenza ma soprattutto un profondo conoscitore della macchina comunale: non è un caso che il sindaco gli abbia affidato, ancora una volta, deleghe di peso come l’edilizia privata e lo Sportello unico (che comprende il centro storico), il condono edilizio ma anche l’innovazione e i rapporti con Sispi (questi ultimi due prima appannaggio di Fabio Giambrone).

Altra vecchia conoscenza è Sergio Marino: ex direttore dell’Arpa, padre nobile della Rap, è entrato in giunta nella scorsa sindacatura come assessore fino a guadagnarsi i galloni di vicesindaco. Un altro orlandiano di provata fede e che gode anche di un forte legame con Giambrone, oltre a essere ben voluto dalla maggioranza. Due profili che bene si sposano con l’esigenza del sindaco di mettere in squadra persone vicine ma anche già rodate, capaci di guidare gli uffici senza aver bisogno di una fase di assestamento che è invece fisiologica per i neofiti. Marino si occuperà di Verde e rapporti con Rap e Reset, prendendo sotto la sua ala l’azienda di igiene ambientale che finora era stata gestita da Giusto Catania.

La novità è il giovane Paolo Petralia a cui il sindaco ha affidato Turismo, sport, giovani e relazioni internazionali, ossia deleghe finora tenute per sé dal primo cittadino. Una nomina che in teoria dovrebbe far contento il Partito Democratico, visto che Petralia è un tesserato dem che guarda con interesse alle Sardine (che però hanno negato qualsiasi coinvolgimento nel rimpasto), ma che ieri ha preso in contropiede i rappresentanti del Pd. I big locali del partito sarebbero infatti stati tagliati fuori da ogni trattativa, mentre si sarebbero aspettati una nomina ad hoc che facesse diretto riferimento agli zingarettiani, visto che Roberto D’Agostino è stato nominato prima della scissione dal renziano Faraone. Niente da fare, invece, con tanto di mugugni e polemiche che covano sotto la cenere e potrebbero esplodere in consiglio comunale.

Per il resto le deleghe restano invariate, così come gli assessori che rimangono al loro posto nonostante le voci degli ultimi mesi. Però non si può però certo che la maggioranza abbia fatto i salti di gioia: al netto delle dichiarazioni positive di Sicilia Futura e Italia Viva, bocche cucite e nessun commento ufficiale dal resto dei partiti. Nell’incontro col sindaco ci sarebbe stata più di una lamentela per il metodo scelto dal Professore che, come nel suo stile, non ha lasciato alcun margine alle trattative e neanche la promessa di un incontro tra giunta e maggioranza, previsto per il primo martedì di ogni mese, è riuscita a sedare i malumori.

Riuscirà la nuova giunta a invertire la rotta e a rimettere in carreggiata l’amministrazione, a due anni dal voto? E’ questa la domanda che adesso tutti si fanno, puntando gli occhi sui nuovi arrivati. Un’impresa non facile per il Professore, chiamato a imprimere una svolta alla sua sindacatura e a rilanciarla, ritrovando la sintonia con la città.

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