Il dirigente e il patto corruttivo: |Aveva il "delirio di onnipotenza" - Live Sicilia

Il dirigente e il patto corruttivo: |Aveva il “delirio di onnipotenza”

Le intercettazioni dell'inchiesta che scuote il Comune di Palermo

PALERMO – La corruzione avrebbe spinto la macchina comunale. Tutti i protagonisti, funzionari e consiglieri, avrebbero intascato la loro parte di utilità. Oppure ne avrebbero accettato la promessa, circostanza che già basta per contestare un patto corruttivo.

Il 25 gennaio 2019 i carabinieri del Nucleo investigativo e i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, delegati dalla Procura della Repubblica, hanno registrato una conversazione fra il funzionario Giuseppe Monteleone e l’imprenditore Giovanni Lupo. I due commentavano l’imprudenza di Mario Li Castri, l’altro funzionario finito ai domiciliari, che aveva espresso parere favorevole sulle proposte di approvazione, da parte del Consiglio comunale, di altrettanti permessi di costruire appartamenti in deroga al piano regolatore.

E lo avrebbe fatto omettendo di astenersi visto che intratteneva “rapporti di antica, radicata ed attuale frequentazione personale e professionale con il progettista Fabio Seminerio”.

I pareri favorevoli sarebbero stati espressi nonostante le cooperative che dovevano costruire non avessero i requisiti di ammissibilità già individuati e prescritti dal Consiglio comunale. L’unico modo per aggirare i paletti del piano regolatore era dichiarare i lavori di “pubblico interesse”.

Non solo, Li Castri, nel caso della lottizzazione nello stabilimento ex Keller, avrebbe fatto finta di non vedere che l’ufficio Condono edilizio già nel 2014 aveva scoperto che c’erano dei manufatti abusivi e non sanabili. Ed invece Li Castri avrebbe fatto valere una perizia, stilata dallo stesso Seminerio, che sosteneva il contrario. Seminario che al contempo era il direttore dei lavori del cantiere in via Evangelista di Blasi autorizzato alla Biocasa nel 2016.

“… il collegamento col fatto che lui approva e il suo ex collega di studio firma quattro progetti… questo è il problema – commentava Monteleone – poi nel momento in cui firma uno di questi quattro ed è tuo…”.

Persino Lupo era sorpreso: “… io non ci credevo che proprio fosse così cretino da firmarne quattro… ma in effetti questa è una cretinata… lui doveva firmarne massimo due… è un imbecille… secondo me questo qua è… in quel momento ha avuto una specie di… “

“… delirio di onnipotenza”, Monteleone concludeva la frase: “… cioè non mi sembra che è troppo stupida come cosa che tu hai avuto rapporti di lavoro con lui… con Fabio Seminerio, hai avuto lo studio… è un tuo vicino di casa, c’hai un processo insieme perché in via Miseno hai il processo insieme… ti ha fatto la perizia giurata nel duemila… no lascia perdere ne puoi firmare dieci ma non è corretto che tu ti astenga?… e dice no io preferisco di no perché c’è la frequentazione siamo vicini di casa siamo amici… ho avuto lo studio insieme e questi… non sono elementi che ti posso… ma non la corruzione… l’abuso di ufficio… Giova’ solo l’abuso d’ufficio è diverso”.

Ancora Lupo: “… ti prego, non ho mai fatto una telefonata ma dici perché non ho mai fatto una telefonata… perché ho capito che… in quel momento ho capito che lui viaggiava troppooo… sei folle”.

Dal canto suo Monteleone in un’altra intercettazione confermerebbe il suo modus operandi: “… il mio guadagno c’è… li c’è la fine del mio guadagno… altri 100-150 mila euro, questi mancano, più 15 mila euro di quel bastardo che appena lo vedo gli do un calcio nella palle, è inutile che fai il fesso con me, Agostino Minnuto… perché alla fine non è che gli ho fatto il favore io, cioè io gli ho portato l’affare… gli ho portato l’affare… a San Lorenzo, dico, è tutto fermo, ma se va in porto sempre io gli ho portato l’affare, non è che mi può trattare… progetto, progettino, direzione dei lavori…”. L’affare era un cantiere per 140 case in via Biagio Petrocelli, nella zona del mercato ortofrutticolo che Monteleone aveva seguito quando era allo Sportello unico. Un cantiere della società Biocasa del costruttore Giovanni Lupo, pure lui ai domiciliari, che avrebbe avuto una corsia preferenziale al Comune grazie a Monteleone. Tra le ricompense ottenute dal funzionario, secondo l’accusa, ci sarebbero anche delle consulenze concesse dall’impresa alla compagnia, l’architetto Giovanna D’Attardi (la professionista non è indagata).


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