PALERMO – “E’ stata un’esperienza dura, complicata, ma come abbiamo detto in queste due settimane, i palermitani e i siciliani, più in generale, ci hanno fatto sentire la propria vicinanza in ogni modo. Ora torneremo a casa e ci staremo per un bel po’. Abbiamo bisogno dei nostri affetti, della nostra quotidianità”. Sono le parole di Daniela Mancia, la guida turistica che ha accompagnato il gruppo di bergamaschi a Palermo il 21 febbraio scorso. Alcuni giorni dopo, la scoperta del virus e la paura, ma la quarantena è finita e oggi in ventiquattro hanno lasciato l’hotel Mercure in cui sono rimasti in isolamento. Sono cinque i turisti che rimarranno ancora nel capoluogo siciliano perché risultati positivi al test: tra loro la donna ancora ricoverata all’ospedale Cervello, ma le quali condizioni sono stabili. In quarantena anche il personale della struttura alberghiera, il direttore Andrea Stancato e il suo staff, che hanno subito deciso di rimanere in hotel insieme agli ospiti, chiusi nelle loro camere e attenendosi alle regole per evitare ogni contatto.
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“Torniamo a casa – dice Stancato – torniamo alle nostre vite, ai nostri affetti, ai nostri giorni; torniamo al rumore dei piatti e delle posate, al profumo di caffè la mattina, al sole che entra dalla tapparella che non si chiude bene. Torniamo nei nostri letti caldi, nelle nostre docce, in mezzo ai nostri sorrisi. Torniamo più forti, più provati, più ammaccati, ma ancora in piedi, orgogliosi e duri come la roccia. Per questo, prima di tornare a fare il nostro mestiere e a farlo come si deve, riteniamo fondamentale lasciare un’ulteriore testimonianza. Lo facciamo per chi non sa, per chi crede di sapere e per chi invece non ne vuole sapere. Abbiamo avuto il virus seduto qui accanto a noi e sappiamo di cosa parliamo. Siamo stati a contatto nel piccolo ecosistema che è diventato il nostro albergo, per 16 giorni in 35 persone. 35 persone di cui 2 positive. Con dei piccoli accorgimenti, con un po’ di intelligenza e con tanto senso di responsabilità, usciamo di qui oggi senza nessun nuovo contagiato. Abbiamo resistito ma, per assurdo, nel posto che sembrava essere il più pericoloso della città, siamo riusciti ad uscirne tutti sani. Vi invito e vi prego di farlo anche voi nel vostro piccolo mondo. Vi prego di seguire le direttive del governo, perché è l’unico modo per farcela. Noi siamo l’esempio più lampante di come tutto questo si può fare e si deve fare. Per 16 giorni non siamo stati in nessun pub, nessun ristorante, nessun cinema. Per 16 giorni non abbiamo fatto l’aperitivo e non siamo stati a fare shopping nei centri commerciali. Siamo stati chiusi, in 35 (33 + 2), vivendo come è giusto che si viva in questo momento”.
Il direttore del Mercure si rivolge ancora alla cittadinanza: “Voi potete farlo a casa vostra. Riuscite a cogliere l’immensa differenza tra quello che vi viene chiesto di fare e quello che invece abbiamo SCELTO di fare noi 16 giorni fa? Volete forse raccontarmi davvero che così non è vita? A me? A noi? Ai bergamaschi? Volete davvero lasciarci credere che non riuscirete a stare 15 giorni a casa vostra, sul vostro divano e nel vostro letto, senza un aperitivo o senza andare in giro per locali? Siate responsabili e siate maturi, per voi e per le persone che avete accanto. Fatelo per il bene comune, perché il bene comune è quello che ci salverà oggi e sempre. Agli amici albergatori, ristoratori ed imprenditori chiedo tanto coraggio…immagino quanto possa essere dura e quanto tutto possa sembrare impossibile da superare; eppure io sono sicuro che le brave persone, le persone che fanno le cose giuste, le persone etiche, le persone buone, non perdono mai. Non perderanno mai la strada e in un modo o nell’altro saranno ricambiate. Al momento giusto e nel modo più inaspettato, l’universo si riallineerà per tutti. Vedrete che passerà…ancora un po’ di pazienza, forza e fede e passerà”. #andratuttobene