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Tensione al Consiglio europeo |Muro Germania, Conte non ci sta

Il premier alza la voce in una riunione di 6 ore a tratti durissima: "Italia pronta a fare da sola"

Coronavirus
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Tensione al Consiglio europeo convocato per rispondere alla più grande crisi del secolo. E così i 27 leader hanno discusso per sei ore in videoconferenza senza trovare una soluzione condivisa. Inevitabile il rinvio fra 15 giorni. È stata una riunione tesa, a tratti molto dura, in cui il premier Conte e lo spagnolo Sanchez a un certo punto hanno respinto la bozza di conclusioni perché “deludente e insufficiente” e chiesto di ricominciare da capo, affidando ai presidenti di Commissione, Consiglio, Eurogruppo, Bce e Parlamento il compito di definire entro 10 giorni nuove proposte. “Dieci giorni per battere un colpo”, ha detto Conte. Le divergenze sulla sostanza restano, a dimostrazione di quanto sia ancora lunga la strada per una Europa che non sia spaccata fra due fronti contrapposti Nord e Sud. E invece, la divisione dei due campi resta.

I Paesi nordici, guidati dalla Germania di Angela Merkel, spingono per l’utilizzo del Mes, un meccanismo di equilibrio dei conti degli Stati membri pensato per fronteggiare crisi economiche come quella greca, non certo per un’emergenza globale come il Coronavirus. Proprio sulla insufficienza di questo rimedio Conte, con l’accordo di Spagna e Francia, ha rispedito al mittente la bozza di accordo dicendo che se l’approccio all’emergenza coronavirus è questo e si pensa a politiche personalizzate “l’Italia è pronta a fare da sola”. 

Il fronte che vede l’Italia coprotagonista spingerebbe per il coronabond, l’emissione di una obbligazione comune da parte di una istituzione Ue (probabilmente la Banca europea degli investimenti) che scarichi la pressione sui bilanci nazionali e dia il messaggio anche simbolico che la tenuta della Ue è su tutti i lati della crisi: sanitario, economico e finanziario. Anche qui la divergenza è profonda. La lettera con la quale i leader di Italia, Francia, Belgio, Spagna, Portogallo, Slovenia, Grecia, Lussemburgo e Irlanda hanno messo sul tavolo l’idea di coronabond ha sparigliato le carte. Troppo presto era stata derubricata a «contributo normale» da Olanda, Austria e Finlandia. Respinta anche da Berlino. Ha detto Merkel: al coronabond “noi preferiamo il Mes che è stato fatto per le crisi e offre abbastanza possibilità”.

“Nessuno pensa a una mutualizzazione del debito e comunque l’Italia ha le carte in regola – ha risposto il premier Conte: il 2019 si è chiuso con il deficit/Pil all’1,6% anziché 2,2% come programmato. Ma si deve reagire con strumenti finanziari innovativi e adeguati, c’è uno shock imprevedibile e simmetrico di portata epocale, non vanno usati strumenti costruiti per fronteggiare tensioni finanziarie riguardanti singoli paesi. Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione per un singolo paese elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno”. 


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