“Cassa integrazione? Un fallimento | Coronavirus, ora bisogna riaprire” - Live Sicilia

“Cassa integrazione? Un fallimento | Coronavirus, ora bisogna riaprire”

Il capogruppo di Italia Viva, Nicola D'Agostino: “Sulla Cig, flop del governo. La politica? Addio ai vecchi schemi”.

L'INTERVISTA
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6 min di lettura

“Le dimissioni di Vindigni e le parole di Musumeci sulla cassa integrazione certificano un fatto: il governo si assume la responsabilità di quanto è successo. La Finanziaria? Abbiamo dimostrato senso di responsabilità. E al governatore consiglierei di non pensare al rimpasto in questo momento. C’è molto altro da fare”. Nicola D’Agostino guida il gruppo parlamentare all’Ars di Italia Viva, il partito che fa capo all’ex premier Matteo Renzi. Il deputato puntualizza: “Siamo e restiamo all’opposizione. Intanto, a Sala d’Ercole sono cambiate molte cose”.

Opposizione responsabile, lei dice, anche se alla fine avete votato contro in occasione dell’ultima legge Finanziaria.. A cosa è dovuto questo atteggiamento dei partiti di minoranza? È un effetto del momento di emergenza che sta vivendo il Paese?

“In quella Finanziaria ci siamo riconosciuti e abbiamo votato a favore ogni articolo. La manovra ha il timbro del rapporto tra il governo e le opposizioni che in Aula si sono mostrate compatte in tutte le giornate. Penso che quella Finanziaria, senza il nostro intervento non sarebbe stata mai approvata: noi abbiamo convinto Musumeci a ritirare la prima e in qualche modo abbiamo favorito la serenità in Aula. Abbiamo puntato su norme indirizzate soprattutto al mondo dei commercianti e quelle destinate al settore turistico e alberghiero, che sarà quello maggiormente colpito dalla crisi, visto che rischia di non aprire affatto. Solo sul voto finale c’è stato un voto negativo, più per ragioni politiche che di merito, e per alcuni fatti specifici: penso all’assenza del presidente Musumeci e alle marchette che sono giunte soprattutto alla fine”.

Insomma, un voto per dire: restiamo comunque all’opposizione…

“Esatto. Ma è chiaro che in una fase come quella che stiamo vivendo serva intelligenza e generosità, e un collegamento con maggioranza e governo. Anche perché adesso si apre un altro fronte”

Cioè il dialogo con lo Stato per la copertura finanziaria della legge.

“I Fondi utilizzati sono veri, su questo non c’è dubbio. Ma sono stati attribuiti alla Sicilia per svolgere altre funzioni. Dobbiamo convincere lo Stato del fatto che le useremo per spesa corrente. A questo proposito, c’è un aspetto che mi preoccupa. Molte misure passano attraverso le banche. Ecco, fatte alcune eccezioni, molti degli istituti invece di deliberare velocemente, dando risposte ai cittadini, perdono troppo tempo”.

A proposito, adesso è caldo il tema della ripartenza. Della ‘Fase 2’, tra chi invita alla prudenza e chi al ritorno alla normalità, lei dove si colloca?

“Io penso che occorra ripartire subito in tutti i settori, ad eccezione delle scuole e delle chiese. In questo senso il Governo nazionale dovrebbe fare di più. Ma anche Musumeci dovrebbe avere più coraggio, per esempio riaprendo i supermercati la domenica, cosa che alcuni sindaci starebbero già autorizzando e anticipando prima possibile la ripresa delle altre attività commerciali rimaste chiuse”

E nel frattempo bisogna superare l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus. Anche in questo senso, le opposizioni si sono mostrate piuttosto “dialoganti” col governo.

“Io credo, e per questo ho ricevuto anche qualche critica, che favorire il dialogo col governo, in un momento di emergenza come questo, sia un dovere anche etico. Non è il tempo di fare opposizione scellerata, urlata sui comunicati stampa. Oggi i cittadini chiedono risposte e le richieste sono molto importanti: a loro non interessa chi sta in maggioranza e chi in minoranza. Chi cerca di distinguersi, oggi, sbaglia. Siamo tutti giustamente sottoposti a un giudizio feroce. I cittadini si attendono che la politica dia risposte. E noi ne abbiamo data già una, come governo nazionale”.

A cosa si riferisce?

“Grazie a Italia Viva, il decreto con la sospensione del concorso alla Finanza pubblica che era stato destinato inizialmente solo alle Regioni a Statuto ordinario è stato esteso a quelle a Statuto speciale, compresa la Sicilia. Parliamo di una somma di circa due miliardi. Un miliardo potrebbe restare nelle tasche della nostra Regione. Così abbiamo salvato, di fatto, il bilancio”.

A proposito di Italia Viva: come va? L’inizio sembrava promettente, ma sia i sondaggi, sia la percezione generale, descrivono una frenata della crescita del partito. Anche in Sicilia. È così?

“Vede, il problema oggi è che il nostro leader Matteo Renzi, anche quando dice cose sacrosante, viene criticato o utilizzato come alibi da chi non ha una idea. In Sicilia si rispecchia ciò che accade a Roma: il ‘Conte 2’ è un governo mediocre, ma quantomeno è migliore del Conte 1. Cambiare esecutivo a mio parere non dovrebbe essere un tabù. Ma non adesso, certamente. Adesso c’è altro a cui pensare. Tra l’altro, c’è un altro elemento da considerare…”

Quale?

“Oggi il panorama politico cambia in modo repentino. La situazione è diversa rispetto a due o tre mesi fa. È difficile immaginare come potrà essere tra un anno…”

… quando già partiranno le prime manovre per le prossime elezioni regionali. Ci state pensando?

“Abbiamo superato la metà della legislatura e in questi casi sarebbe naturale iniziare a pensarci. Ma sarebbe così se fossimo in tempo di pace. Oggi, di fatto, siamo in guerra. Di sicuro, non potranno essere usati più i vecchi schemi della politica”.

In effetti anche all’Ars sta succedendo un po’ di tutto. Chi avrebbe mai detto che pezzi del Movimento cinque stelle potessero, di fatto, sostenere il governo di centrodestra?

“Il parlamento siciliano è lo specchio della società di oggi: una società confusa, disgregata, senza più riferimenti. Oggi esiste un centrodestra che è composto da quanti… sette, otto gruppi? I Cinquestelle sono esplosi. E a parte il gruppo che rimane fedele al mandato iniziale, c’è l’opposizione composta da noi, il Pd e l’area che fa capo a Fava”.

L’opposizione responsabile di cui si parlava. In effetti, lo abbiamo scritto, la maggioranza sembra portata a litigare più con se stessa che con voi della minoranza.

“È così, in effetti. La maggioranza a Sala d’Ercole si faceva la guerra su ogni articolo, su ogni emendamento. Almeno, adesso, il presidente della Regione non potrà dire di non avere i numeri. Che aveva sempre avuto, anche se risicati. Ora che alcuni Cinquestelle si sono dimostrati ‘dialoganti’, i numeri ci sono eccome”.

Ora questa maggioranza però dovrà lavorare al rimpasto.

“Mi sento di dare un consiglio al presidente della Regione. Anzi due: lasci perdere il rimpasto, questo è il momento meno adatto. Musumeci si occupi di cose più importanti. E lo stesso discorso vale per l’Ars: il governatore ha il diritto di manifestare la sua contrarietà al voto segreto, ma se fossi in lui, in una emergenza come questa, eviterei di perdere tempo dietro a quello che è, alla fine, uno strumento di garanzia per le opposizioni. Non è certamente il problema centrale della Sicilia, quello. Il problema semmai sarà quello di preparare una legge per la ricostruzione economica. Io mi chiedo: questo governo sarà in grado di fronteggiarla?”

Un governo che nel frattempo è stato travolto dalla polemica sui ritardi nell’erogazione della Cassa integrazione. Si è dimesso il dirigente generale Vindigni e Musumeci ha chiesto scusa ai siciliani. Che idea si è fatta? Dove vanno rintracciate le responsabilità?

“Le dimissioni di Vindigni e le parole di Musumeci certificano l’assunzione di responsabilità da parte del governo. Adesso attendiamo l’esito di questa inchiesta interna per capire di più. Credo che le responsabilità siano tante e siano legate anche al contratto dei regionali, ai sindacati, all’infrastruttura che non funziona, a uffici che lavorano in maniera non uniforme. Certo, l’idea che per fare dieci pratiche al giorno serva un benefit, è inaccettabile”.

Secondo lei, come chiede qualcuno, anche l’assessore Scavone dovrebbe dimettersi?

“Intanto, certamente dovrebbe chiarire in Aula. Anche se le dimissioni, se così possiamo chiamarle, di Vindigni dimostrano già che il governo ha fallito”.


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