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LiveSicilia.it / Senza categoria / Dal cornicione al funerale Il pizzo minuto per minuto

Dal cornicione al funerale
Il pizzo minuto per minuto

Cinque estorsioni, zero denunce.

MAFIA
di Riccardo Lo Verso
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PALERMO – Cinque estorsioni, zero denunce. Ha fatto bene il questore Renato Cortese a ribadire che “con queste operazioni diamo prova della nostra vicinanza ai commercianti e agli imprenditori”. Serve coraggio e il coraggio si acquisisce quando c’è fiducia nello Stato.

Il blitz della squadra mobile che ieri ha colpito il mandamento mafioso della Noce ha fatto emergere il solito quadro sconfortante: in tanti pagano il pizzo, e la maggior parte delle vittime non denuncia.

Uno degli undici arrestati, Francesco Di Filippo, diceva che la messa a posto andava pagata “per educazione”. Non ci sono scuse, come quella accampata dal titolare dell’impresa edile, il quale che “io li ho fatti fare sempre a loro i lavori..”. Come dire: aveva aiutato le imprese legate ai mafiosi e sperava di evitare il pizzo. Niente da fare: bisognava pagare “a livello di regalino”.

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Il regalino per i carcerati fu chiesto a due imprenditori, padre e figlio, che stavano ristrutturando la facciata in un condominio in via Inserra. Così parlava Biagio Piraino, pure lui in carcere, considerato il braccio destro del boss Giovanni Nicoletti, oggi deceduto: “Una cosa semplicissima, se voi ritenete che ci si può fare qualche regalino al paese, glielo fate… se non ci si può fare non è successo niente, tutto qua… hai preso assai per il lavoro?”. L’imprenditore rispondeva: “Tutto il lavoro complessivo di tutto il cornicione è 48 mila euro, 47.300 euro e ci sono 20 mila euro di ponteggio… “. Piraino si mostrava accondiscendente. Si sarebbe accontentato di “qualche cinquecento euro”.

Solo che l’imprenditore non aveva gradito i metodi per usati per convincerlo. Gli avevano fatto trovato una bottiglia incendiaria nel cantiere: “Ma queste vergogne sono, di più per i cristiani… io arrivo là con gli operai, minchia hanno alzato la bottiglia…”. Piraino concordava: “Si fa solo schiumazza”.

Tre anni fa le microspie piazzate dalla squadra mobile, su ordine del procuratore aggiunto Salvo De Luca e dei sostituti Amelia Luise e Vincenzo Amico hanno registrato Di Filippo che pretendeva la messa a posto sull’affitto di un terreno da parte di un carrozziere. Il carrozziere in realtà avrebbe voluto comprare il terreno: “La vendita era qualche 200 mila euro… non mi ricordo… me ne sono andato in banca, sono stato un anno, ma se non mi fanno il mutuo eravamo rimasti che io me l’affittavo”. Quindi si scusava per il fatto di avere pestato i piedi a qualcuno: “C’era messo il si vende davanti la porta… non è che me lo ha portato nessuno”. “Si però dico… per educazione “, rispondeva Di Filippo. Ancora il carrozziere: “Ma io… io non gli ho fatto le scarpe a nessuno… io sono abituato… sono abituato… lo so che siete di là”. Per chiudere la faccenda, diceva Di Filippo, “ci fai un regalo a iddu”.

A volte Di Filippo curava con metodi mafiosi anche i suoi interessi di titolare di un’impresa di pompe funebri. Una signora a distanza di anni non aveva ancora saldato il conto di 2400 euro per il funerale della madre. Una mattina la donna chiamò Di Filippo: “E mi hanno fatto delle cose… no, mi hanno rotto il vetro della scala, mi stavano salendo nel balcone stanotte e mi hanno messo un catenaccio con la catena”. Secondo gli investigatori, dietro l’intimidazione per costringerla a pagare, c’era la regia di Di Filippo.

Stava per andare peggio al titolare di una rivendita di auto plurimarche. Il piano prevedeva di “tagliare i copertoni nelle macchine, tutti i vetri, una, due, tre, cinque macchine”. Era il 2017 la polizia finse un posto di blocco. Fermò Angelo De Luca e Vincenzo Lanno e il raid saltò.

Tags: arresti mafia palermo · arresti polizia Noce · estorsioni · intercettazioni · pizzo

Pubblicato il 5 Giugno 2020, 13:17
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