"Diffamazione in un libro"|Imputazione coatta per Crocetta - Live Sicilia

“Diffamazione in un libro”|Imputazione coatta per Crocetta

Nei confronti dell'imprenditore Di Vincenzo.

Una grana giudiziaria per Rosario Crocetta. Il giudice per le indagini preliminari di Milano Alessandra Di Fazio ha disposto l’imputazione coatta per diffamazione nei confronti dell’ex governatore siciliano. A denunciarlo è stato Pietro Di Vincenzo, imprenditore nisseno e già presidente di Confindustria Sicilia. L’ingegnere negli anni è stato travolto dalle inchieste giudiziarie: dall’assoluzione dalle accuse di concorso esterno alla confisca del suo patrimonio.  Dalle sue ceneri è cominciata la cavalcata di Antonello Montante, oggi sotto processo per corruzione. L’ex paladino dell’Antimafia, anche se non direttamente, è stato protagonista invisibile del quinquennio che ha visto Crocetta alla guida della Regione Siciliana. 
Ma torniamo a Milano. La vicenda giudiziaria è collegata alla fatica letteraria di Rosario Crocetta dal titolo “E io non ci sto” (libro edito da Longanesi, ndr). Un capitolo è dedicato a “Un personaggio influente” che pare proprio essere l’imprenditore Pietro Di Vincenzo. E quindi la persona offesa nel procedimento. Tra le pagine del libro si racconta della “telefonata di un operaio” che avrebbe avuto come tema i lavori del “dissalatore di Gela”. L’interrogativo della chiamata sarebbe stato quello di verificare come mai Di Vincenzo, che a dire dell’ex governatore avrebbe perso la gara, avesse assunto “l’incarico”. Una veloce ricerca permettono a Crocetta di scoprire che la società di Di Vincenzo “aveva nel frattempo acquistato il ramo d’azienda della società vincitrice”. Crocetta descrive un “meccanismo perverso ai limiti della turbativa d’asta”. E poche righe più giù parla di “ricatto, violenza, malaffare”. La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’indagine, ma il gip dopo l’udienza camerale fissata a seguito dell’opposizione del legale di Di Vincenzo, l’avvocato Mirko La Martina, ha ritenuto vi siano “gli elementi sufficienti per configurare il reato di diffamazione”. 

Per il gip il narrato di Crocetta “è in grado di insinuare nel lettore la convinzione che la Di Vincenzo spa avesse partecipato alla gara d’appalto per la costruzione e gestione del dissalatore di Gela, e che, non riuscendo a vincerla, avesse comunque, di lì a poco, ottenuto la gestione dell’appalto dall’impresa che se l’era aggiudicato di diritto, la Holst Italia spa”. Ma sulla scorta degli atti del fascicolo, qualcosa nella “rappresentazione dei fatti” non sarebbe conforme alla realtà. Di Vincenzo infatti non “aveva perso la gara di appalto” incriminata “perché non vi aveva mai partecipato”, si legge nel decreto del giudice di Milano. E inoltre “la cessione del ramo d’impresa” avveniva nel 2003 e quindi 11 anni dopo l’aggiudicazione (“non ‘nel frattempo’ come afferma l’indagato”, annota il gip). 

Per la giudice Alessandra Di Fazio “risulta un difetto di corrispondere tra quanto avvenuto e quanto narrato”. Inoltre il gip non condivide l’argomentazione del pm quando ritiene che “in un certo qual modo, giustificabile la condotta dell’indagato perché Di Vincenzo è stato protagonista di molte vicende giudiziarie realmente legate al malaffare come testimoniato da molteplici provvedimenti giudiziari che lo hanno visto protagonista (a nulla rilevando l’assoluzione)”. L’imprenditore Di Vincenzo – come emerge dalla carte – ha precedenti per falsità materiale in atto pubblico e per estorsione continuata, che – a dire del gip – non esulano lo scrittore a verificare l’autenticità di ciò che viene narrato e divulgato con il mezzo della stampa”. Il giudice, dunque, ha disposto la formulazione dell’imputazione per il reato di diffamazione nei confronti dell’ex governatore. La decisione è stata presa il 13 marzo. Ma visto il lockdown è stata depositata solo due giorni fa. La notizia dovrà arrivare fino in Tunisia, dove da qualche tempo vive Rosario Crocetta. 

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