Domingo e gli intrecci mafiosi|Quei contatti con l'America - Live Sicilia

Domingo e gli intrecci mafiosi|Quei contatti con l’America

Il boss di Castellammare del Golfo era un punto di riferimento per le esigenze di chi tornava in Sicilia
BLITZ CUTRERA
di
4 min di lettura

La storia si ripete. Dopo Palermo anche a Castellammare del Golfo viene fuori l’esistenza di un forte legame con gli Stati Uniti. Legame mafioso. Francesco Domingo, arrestato oggi con l’accusa di essere il reggente della famiglia mafiosa, è stato il garante dei contatti. Quando un americano aveva bisogno di qualcosa è a lui che si rivolgeva.

Innanzitutto in virtù delle parentele di Ciccio Domingo. Legato al primo capo mafia italo americano Salvatore Maranzano, originario di Castellammare del Golfo, ucciso a New York il 10 settembre 1931. La zia, Angela Domingo, era sposata con un Maranzano. Ed ancora: Domingo è “figlioccio” di Antonino Giuseppe Montagna, padre di Salvatore Montagna, detto “Sal il fabbro”, ritenuto ai vertici della famiglia Bonanno, capeggiata dal successore di Maranzano, Joseph Bonanno, assassinato il 24 novembre 2011 a Montréal.

I carabinieri del nucleo operativo, agli ordini del tenete colonnello Antonio Merola, hanno piazzato una microspia nella casa di campagna di Domingo, in contrada Gagliardetta. E sono venuti fuori gli incontri con gli americani. Incrociando i dati raccolti dal Fbi la conclusione a cui sono giunti gli investigatori è che Francesco Domingo “è risultato essere il punto di riferimento principale per gli affiliati statunitensi nel territorio di Castellammare del Golfo e che, pertanto, il suo ruolo di capo mafia è riconosciuto addirittura oltre oceano”.

Già nell’estate 2016 viene registrato il primo incontro fra Tempesta (soprannome di Domingo) e Antonino Mistretta, che l’Fbi considera molto vicino a Baldassare Amato, già condannato negli Stati
Uniti per l’omicidio del boss Carmine Galante.

“Ci facciamo una camminata”, dice Domingo. Mistretta capisce subito: “…ho preso il telefono e a casa l’ho lasciato che minchia me ne fotte quando arrivo e poi…”.

Di cosa hanno parlato? Domingo lo spiega successivamente a un amico: “… questo picciotto, questo che parlavate l’altro giorno, quello americano” è andato da Domingo per chiedere notizie sui suoi rapporti con un tale “Gaetano”. “Gaetano” viene identificato in Gaetano Camarda,
condannato per essersi fittiziamente intestato un’attività riferibile a Domingo e con il quale sono sorti dei contrasti: “… tu sei in difetto.. perché non sei andato da mia moglie e in difetto perché, gli ho detto l’altra volta a li cristiani … questo picciotto che viene qua, questo americano, voleva a tipo una corferma da me, dice ma che ha combinato? Può essere… tipo … mi sarei allontanato da lui perché mi chiedevo ma è pentito non è pentito? Ha fatto minchiate, non ha fatto minchiate gli ho detto la minchiata l’ha fatta, dice, mi ha detto ma se tu vuoi io neanche lo saluto, no gli ho detto lo puoi salutare, gli ho detto per me può fare quello che vuole lui”.

Della vicenda Domingo discute con il fratello Michele, anch’egli tornato nel 2016 dagli Stati Uniti. È la conversazione in cui Ciccio gli confida che un certo “Jo'” ha ordinato a Mistretta di rivolgersi, a Castellammare del Golfo, solo ai due Domingo: “… con Jo … e quello gli ha detto… se devi andare al paese devi andare a trovare a loro… dice… non devi andare a trovare a nessun altro cristiano”.

Lo stesso Muistretta, nell’ottobre 2016, torna da Ciccio Domingo, in compagnia di Giovanni Carollo (residente negli Stati Uniti d’America e, secondo le informazioni della polizia americana, affiliato alla famiglia Bonanno). A Mistretta serve l’intervento per otttenere una concessione da parte del Comune di Castellammare del Golfo per realizzare una piscina”. Domingo lo rassicura: contatterà un ex dirigente del Comune. Nell’occasione Mistretta informa Domingo che qualcuno “si fici surci”, cioè pentito.

Di Chi parla? Gli investigatori ritengono che il riferimento sia ad Antonino Pipitone, mafioso di Carini “che sapeva tutte le cose dei palermitani… minchia ma … pezzi di cose inutili”.

Altro personaggio incontrato più volte da Domingo è Giuseppe Vultaggio, cittadino statunitense di origini alcamesi. Nell’agosto di 4 anni fa va a chiedere aiuto per “un picciutteddu” che doveva lòavioarre per un’impresa del settore dei rifiuti. Nella stessa estate c’è anche l’incotro con Salvatore Montana, omonimo dell’ex capo della famiglia Bonanno assassinato in Canada.

Non solo Trapani, anche i mafiosi agrigentini hanno contatti con gli americani e con Domingo. Il 30 luglio 2018 si spostano a Castellammare del Golfo il capomafia di Sciacca, Accursio Diminon e Sergio Gucciardi, proprietario di due bar a New York, dove sono piazzate delle slot machine. Incontrano Stefano Turriciano, “originario di Castellammare, ma dimorante perlopiù negli Stati Uniti e dalle informazioni acquisite dalla polizia giudiziaria, è stato controllato nel 2007 all’aeroporto di Palermo, con Franco Salvatore Montagna, originario di Alcamo e fratello di Sal Montagna, come noto affiliato alla famiglia newyorkese dei Bonanno e assassinato il 24 novembre 2011 a Montréal”.

Qualche tempo dopo Gucciardi telefona a Michele Domingo, fratello di Francesco, che gli consiglia: “Domani non scendere per venire qua, fino a quando non te lo dico io… perché c’è mbiruglio per ora”. È meglio rinviare un incontro che avviene il successivo 28 agosto. In un bar si vedono Francesco Domingo e Gucciardi.

Dimino vuole lasciare la Sicilia. È disposto a tutto, anche a fare il killer a pagamento: “Altrimenti gli dico se c’è da accappottare a qualcuno gli dico datemi i soldi e ci penso io”. Il 15 maggio 2018 vola in America in compagnia di Antonello Nicosia, l’ex assistente parlamentare dell’onorevole Giuseppina Occhionero, arrestato per mafia.

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